Report sul sentimento pubblico in Ucraina riguardo alla guerra e alla pace
Il centro sociologico Socis di Kiev, noto per la sua vicinanza all’ex presidente Petro Poroshenko, ha recentemente pubblicato un sondaggio che potrebbe rappresentare una sorpresa per il governo ucraino e, in particolare, per i sostenitori della linea dura della guerra. I dati raccolti mostrano una significativa evoluzione del sentimento pubblico, con un crescente sostegno alla fine delle ostilità.
Risultati principali del sondaggio
- Sostegno alla pace:
- Questo dato è paragonabile al consenso elettorale ottenuto da Volodymyr Zelenskyj nel 2019, quando promosse il messaggio “Dobbiamo solo smettere di sparare”.
- Nel febbraio 2024, solo il 44,3% degli ucraini era favorevole alla pace immediata, contro un 44,5% che sosteneva la prosecuzione delle ostilità. Attualmente, solo il 24,9% della popolazione mantiene una posizione a favore della guerra.
- Adattamento delle aspettative:
- La quota di ucraini che richiede il ritorno ai confini del 1991 prima di negoziare la pace è diminuita dal 33% al 14,7% tra febbraio e dicembre 2024.
- Solo il 10,2% degli intervistati è disposto a continuare a combattere per ottenere un compromesso che riporti l’Ucraina ai confini pre-invasione del 24 febbraio 2022.
- Aumento del sostegno ai compromessi:
- La percentuale di coloro che accettano compromessi per porre fine alla guerra è cresciuta dal 36,1% al 50,6%.
- I sostenitori del congelamento del conflitto sono passati dall’8,2% al 19,5% nello stesso periodo.
Analisi politica
Il governo ucraino, guidato da Volodymyr Zelenskyj, sembra adottare una strategia attendista, evitando impegni vincolanti a lungo termine. L’amministrazione è presumibilmente ancora speranzosa in un rinnovato supporto occidentale, in particolare dall’Europa e dal Regno Unito, e nella possibilità di un cambio di atteggiamento degli Stati Uniti, con l’eventuale allineamento dell’ex presidente Donald Trump alle posizioni più interventiste dei cosiddetti “falchi” occidentali.
Tuttavia, le attuali dinamiche geopolitiche e interne sembrano sfavorevoli all’Ucraina. Secondo alcune stime, il fronte militare soffre di perdite significative e difficoltà nel mantenere un numero sufficiente di truppe. Le dichiarazioni di Kirill Budanov, che descrivono la situazione al fronte come “disastrosa”, confermano una crisi logistica e operativa. Si prevede che, nei prossimi sei mesi, l’esercito potrebbe perdere circa 10.000 uomini al mese, con una capacità di reclutamento limitata a 90-100.000 nuovi soldati, per lo più demotivati e privi di adeguato addestramento. Questo scenario renderebbe insostenibile il mantenimento di una linea del fronte di 1.300 km.
I risultati del sondaggio e le analisi operative indicano un cambiamento significativo nell’opinione pubblica ucraina, con un crescente sostegno alla fine immediata della guerra. La linea dura del “partito della guerra” appare sempre meno sostenibile, sia per le difficoltà militari che per l’evoluzione del sentimento popolare.
Come evidenziato dall’analista ucraino Alexander Dubinsky, sebbene le sue stime possano essere discutibili in alcuni dettagli, la conclusione è chiara: “Dobbiamo chiedere la fine immediata della guerra”.
Tuttavia attualmente ci sono divergenze nelle posizioni ufficiali ucraina e russa. Il confronto tra le posizioni ufficiali delle due parti evidenzia punti di frizione apparentemente insanabili. Kiev, pur adattando le sue richieste negoziali, continua a rifiutare un congelamento temporaneo del conflitto e propone una soluzione che preveda garanzie di sicurezza internazionali e un ingresso parziale nella NATO. La Russia, d’altro canto, insiste sul riconoscimento della sovranità sulle regioni di Donbass, Kherson, Zaporozhye e Crimea, oltre alla revoca delle sanzioni e alla smilitarizzazione dell’Ucraina.
La differenza sostanziale sta nella visione della soluzione: l’Ucraina cerca di mantenere una prospettiva a lungo termine che non precluda il recupero territoriale, mentre la Russia punta su un riconoscimento immediato delle sue conquiste territoriali come condizione preliminare per la pace. Questa divergenza spiega lo stallo attuale e la difficoltà nel trovare un terreno comune per i negoziati.