La Verkhovna Rada chiede la rimozione di Witkoff
L’intervista di Steve Witkoff, negoziatore e fidato consigliere del presidente Donald Trump, concessa a Tucker Carlson, ha provocato un vero terremoto politico a Kiev.
Il capo della Commissione Esteri del Parlamento ucraino, Olexandr Merezhko, ha attaccato duramente Witkoff, chiedendone l’immediata rimozione dal tavolo dei negoziati sul conflitto russo-ucraino:
“Queste dichiarazioni sono semplicemente vergognose, scioccanti. Ignoranza, incompetenza, mancanza di professionalità. Stanno trasmettendo propaganda russa. E ho una domanda: chi è? È l’inviato di Trump o forse di Putin?”
Ma cosa ha detto di così “inaccettabile” Steve Witkoff, da spingere il Parlamento ucraino a un attacco frontale?
Ecco cosa ha detto davvero Steve Witkoff:
In realtà, Witkoff ha impostato l’intervista come una dichiarazione di metodo: la diplomazia deve essere basata sulla verità, sul contatto umano, sull’ascolto di tutte le parti, inclusi “i nemici”.
Nell’intervista, Witkoff ha illustrato in modo diretto e senza censure il proprio approccio alla diplomazia internazionale, soffermandosi a lungo su Russia, Ucraina, NATO, Zelensky e Putin.
Le sue parole sono un inno al pragmatismo, alla diplomazia reale, e al superamento della retorica ideologica.
“Non puoi risolvere una guerra senza parlare col nemico”
“Mi è piaciuto. L’ho trovato diretto. È stato estremamente cortese ad accettare l’incontro. […] Chi pensa che si possa negoziare una pace con un leader di una potenza nucleare senza costruire fiducia e un rapporto umano, non capisce nulla di diplomazia.”
“Non considero Putin un ‘cattivo’ in senso assoluto. È una persona complessa, intelligente, e la guerra in Ucraina ha radici storiche e geopolitiche complesse, non è colpa di una sola persona.”
“Mi ha incontrato per due ore. Sono un emissario del presidente Trump, non sono il presidente. Eppure mi ha incontrato per due ore. È stato un gesto di grande apertura. Ha mandato un segnale personale a Trump. Putin vuole riaprire un canale con l’America. E la diplomazia inizia così: con un incontro.”
Il nodo della NATO e l’Ucraina
Uno dei passaggi più delicati dell’intervista riguarda l’adesione dell’Ucraina alla NATO, che secondo Witkoff è già stata accantonata anche da Zelensky.
“Zelensky e il suo entourage lo sanno. È accettato, anche se nessuno vuole dirlo. Non ci sarà alcuna adesione dell’Ucraina alla NATO. Non è negoziabile per la Russia.”
Le regioni contese: “Il cuore della guerra”
Witkoff ha parlato apertamente delle regioni russofone contese come il vero nodo del conflitto.
I territori contesi – Donbas, Lugansk, Crimea – sono de facto controllati dalla Russia. Ci sono stati referendum dove la popolazione ha votato in massa per stare con Mosca. È questo il vero punto della questione.”
“La domanda è: il mondo è disposto a riconoscerlo, o no? Zelensky può sopravvivere politicamente se lo ammette? Ma è questo il cuore del conflitto. È l’elefante nella stanza, e nessuno vuole parlarne. Io invece sì.”
Witkoff: “Zelensky non può vincere, è tempo di negoziare”
“Sta affrontando un Paese con 4 volte la sua popolazione e un arsenale nucleare. Non può vincere. Ora è il momento giusto per negoziare.”
“Trump può dargli l’accordo migliore che potrà mai ottenere. Chi gli consiglia di tirare avanti, lo sta spingendo verso la distruzione.”
L’attacco ai leader europei
Witkoff ha criticato anche le cancellerie europee, accusandole di incoraggiare l’illusione della vittoria totale:
“Volete dare soldi a Kiev? Bene. Ma serve un business plan. Qual è l’obiettivo? Perché continuare a finanziare una guerra senza uscita?”
“Il rischio è che prima o poi, in mancanza di alternative, qualcuno usi armi nucleari tattiche. Anche solo un episodio sarebbe catastrofico.”
L’establishment di Washington è parte del problema
“Washington è piena di interessi economici e ideologici legati a questa guerra. Sono loro che hanno impedito una vera trattativa per tre anni e mezzo. Ora che Trump è tornato, sono tutti in panico.”
Censura e isteria”: l’America non poteva parlare
“Non potevamo nemmeno dire queste cose fino a ieri. Trump aveva 80 milioni di voti e veniva trattato come un criminale. Ora finalmente possiamo respirare e dire la verità.”
I segnali distensivi tra Trump e Putin
Durante l’intervista, Witkoff ha raccontato un aneddoto rivelatore:
“Putin ha fatto dipingere un ritratto di Trump da un artista russo e me l’ha affidato. Mi ha detto che quando Trump fu colpito, andò in chiesa a pregare per lui. Per l’amico, non solo per il presidente.”
“Putin ha inviato segnali molto positivi. Si parla di un cessate il fuoco di 30 giorni, e di moratorie sugli attacchi a infrastrutture energetiche.”
Conclusione: perché la verità fa paura?
Witkoff non è un diplomatico di carriera. È un negoziatore abituato a raggiungere obiettivi, non a compiacere le élite.
Ha detto le cose come stanno, senza filtri:
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Che Putin non è un mostro ma un capo con cui bisogna parlare.
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Che Zelensky sta combattendo una guerra insostenibile.
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Che le regioni contese sono già russe, e bisogna prenderne atto.
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Che solo Trump può guidare un accordo di pace credibile.
Per queste frasi, Kiev lo vuole fuori. Ma la storia potrebbe raccontare diversamente. Forse è proprio la sincerità brutale di Witkoff la chiave per fermare una guerra che dura da troppo tempo.
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