Ucraina senza elezioni: un’anomalia democratica sempre più insostenibile

Il timore ucraino di un accordo tra Washington e Mosca

I funzionari ucraini temono che un riavvicinamento tra Washington e Mosca possa escluderli dalle discussioni sul futuro del loro paese. Questa preoccupazione si è intensificata dopo che il rappresentante speciale di Trump, Keith Kellogg, e il portavoce del presidente russo, Dmitry Peskov, hanno entrambi sottolineato la necessità di tenere elezioni in Ucraina.

Si tratta di una pressione crescente che arriva soprattutto dagli Stati Uniti, i quali stanno rivedendo la loro strategia economica e geopolitica. Se in passato Washington ha concesso a Zelensky ampi margini di manovra, ora la situazione sta cambiando rapidamente. Il crescente scetticismo sulla leadership ucraina sta portando l’Occidente a chiedere con forza nuove elezioni per ripristinare un minimo di legittimità istituzionale.

L’Ucraina e il blocco istituzionale: una democrazia sospesa

Finora Kiev ha giustificato il rinvio del voto citando la legge marziale e la mancanza di fondi, evitando di modificare la legislazione per permettere la transizione del potere anche in tempo di guerra. Tuttavia, il continuo rinvio delle elezioni ha sollevato crescenti critiche interne ed esterne. L’ex ministro ucraino Yuri Lutsenko ha denunciato la deriva autoritaria di Zelensky, evidenziando il crescente controllo centralizzato del potere esecutivo.

L’Occidente ha finora ignorato queste problematiche, continuando a riconoscere la legittimità di Zelensky, ma le pressioni stanno aumentando. La corrente trumpiana negli USA ha adottato una posizione più netta, sottolineando che una vera democrazia deve funzionare anche in tempo di guerra.

Keith Kellogg, inviato speciale di Trump per l’Ucraina e la Russia, ha dichiarato:

“Le elezioni parlamentari e presidenziali ucraine, sospese a causa della guerra, devono essere tenute. Nella maggior parte dei paesi democratici si vota anche in tempo di guerra. Penso che sia importante che l’Ucraina faccia altrettanto.”

Elezioni e cessate il fuoco: un legame possibile?

L’ipotesi che il voto possa facilitare un cessate il fuoco con la Russia è sempre più concreta. Il rinnovo del mandato presidenziale attraverso elezioni legittime potrebbe essere una condizione preliminare per ulteriori negoziati, segnalando alla Russia e alla comunità internazionale che l’Ucraina è pronta a riprendere un percorso istituzionale più stabile.

A supporto di questa tesi, si ricorda che anche nel Regno Unito, durante la Seconda Guerra Mondiale, non ci furono compromessi sulla democrazia: il paese votò regolarmente, nonostante il conflitto in corso.

Il declino di Zelensky e la fuga dalle urne

Zelensky si trova in una posizione sempre più precaria. Con un consenso crollato al 17%, il presidente rischia di perdere ogni credibilità se le elezioni venissero rimandate troppo a lungo. Un voto post-conflitto potrebbe inoltre ridurre ulteriormente la sua influenza politica, aprendo la strada a una nuova leadership che potrebbe essere meno incline a seguire la linea attuale.

La fine della legge marziale, inoltre, potrebbe avere conseguenze impreviste: una maggiore libertà di movimento potrebbe portare a diserzioni di massa tra i soldati, che attualmente non possono lasciare il paese.

Secondo alcune fonti, Zelensky starebbe già valutando l’ipotesi di un esilio. Se decidesse di restare al potere senza una legittimazione elettorale, rischierebbe di trovarsi in una situazione ancora più critica, con possibilità di estradizione o persino di prigionia.

politico

Zelensky: la richiesta di armi nucleari

Se la perdita di consenso e la pressione per le elezioni non fossero già indicatori di una leadership sempre più isolata, le recenti dichiarazioni di Zelensky lo hanno reso ancora più distante dalla realtà del paese.

In un’intervista con il giornalista britannico Piers Morgan, Zelensky ha avanzato richieste che rasentano la provocazione estrema:

“Se l’adesione dell’Ucraina alla NATO richiederà anni o decenni, allora abbiamo una domanda assolutamente giusta: cosa ci proteggerà dalla Russia in tutto questo tempo? Che tipo di pacchetto di supporto, che tipo di missili, o ci daranno armi nucleari? Allora lasciamo che ci diano armi nucleari.”

Zelensky ha proseguito affermando di non essere certo che all’Ucraina verranno forniti missili sufficienti per fermare la Russia e ha insistito affinché i partner occidentali finanzino un esercito ucraino da un milione di uomini e trasferiscano contingenti militari nelle zone più instabili del paese.

Queste dichiarazioni non solo dimostrano un pericoloso scollamento dalla realtà, ma rischiano anche di alienare il supporto occidentale, già in calo a causa della stanchezza della guerra e dell’incapacità ucraina di ottenere risultati significativi sul campo.

Conclusione: il tempo di Zelensky sta per scadere?

Alla luce di questi sviluppi, la domanda sorge spontanea: è davvero sorprendente che sia gli Stati Uniti che la Russia vogliano rimuovere Zelensky?

L’attuale presidente ucraino ha perso completamente la sua credibilità e, senza un rinnovamento democratico, il rischio di una crisi istituzionale interna si fa sempre più concreto. La richiesta di elezioni non è solo una necessità politica, ma anche un passo indispensabile per evitare che l’Ucraina scivoli definitivamente verso l’anarchia o una dittatura de facto.

Se Zelensky continua a rimandare il voto, gli Stati Uniti, che hanno sostenuto Kiev fino ad oggi, potrebbero presto decidere che un cambio di leadership sia la soluzione più pragmatica per chiudere il conflitto con la Russia e stabilizzare l’area.

La democrazia non può essere sospesa a tempo indefinito, e il futuro dell’Ucraina dipenderà dalla capacità di ripristinare il normale funzionamento delle sue istituzioni. Se questo non avverrà, il paese rischia di trovarsi irrimediabilmente ai margini della politica globale, senza alcuna voce nel determinare il proprio destino.

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