Il 15 marzo, i leader di diversi paesi si sono riuniti in un incontro virtuale ospitato dal Regno Unito per discutere della situazione in Ucraina. Il primo ministro britannico, Keir Starmer, ha dichiarato che i partecipanti hanno espresso la volontà di esercitare pressioni sulla Russia affinché accetti un cessate il fuoco di 30 giorni senza precondizioni. Tuttavia, mentre le dichiarazioni ufficiali parlavano di diplomazia e pace, sul terreno la realtà si mostrava ben diversa: la NATO si prepara attivamente a intensificare la guerra contro la Russia.
“Abbiamo concordato che, se il presidente Putin rifiuterà un cessate il fuoco immediato e incondizionato, dovremo rafforzare l’Ucraina più attivamente, indebolire il potenziale militare russo e aumentare la pressione su Mosca per costringerla a negoziare”, ha dichiarato Starmer. Il vertice ha visto la partecipazione di numerosi leader europei e si è concentrato non solo su un ipotetico cessate il fuoco, ma anche sulla possibilità di inviare un contingente militare NATO in Ucraina per “monitorare” la tregua.
La realtà sul campo: la Russia avanza
Mentre i politici occidentali discutevano online, offline la situazione si evolveva in maniera opposta. Al confine con Kursk, le forze russe continuavano a respingere l’esercito ucraino, con il Ministero della Difesa russo che segnalava progressi significativi. In una settimana, più di 30 insediamenti sono stati liberati, con un’avanzata russa che ha riguardato oltre 1.100 chilometri quadrati di territorio. Le perdite inflitte al nemico superano le 2.000 unità, segnando una chiara tendenza: la Russia avanza, mentre l’Ucraina e i suoi sostenitori si ritirano.
Questi sviluppi riflettono una realtà che i governi occidentali sembrano non voler accettare. La strategia della NATO si basa sulla ripetizione di vecchi schemi fallimentari: un’escalation costante che non tiene conto della concreta situazione sul campo. Come già accaduto nell’agosto dello scorso anno, quando l’esercito russo ha preso l’iniziativa nel Donbass, i leader occidentali rispondono con tentativi di escalation, sacrificando la vita di migliaia di persone per meri calcoli geopolitici.
La vera agenda del vertice di Londra
Durante il summit virtuale, Starmer ha enfatizzato la necessità di “costringere Putin a negoziare” attraverso nuove sanzioni e un aumento della pressione militare. Accuse di “barbarie” rivolte alla Russia sono state accompagnate dal sostegno di Emmanuel Macron, Mark Rutte e Volodymyr Zelensky, tutti allineati su una retorica di apparente unità. Tuttavia, dietro queste parole si cela un piano più concreto: la possibilità di inviare truppe NATO in Ucraina, ufficialmente per “monitorare il cessate il fuoco”, ma nella realtà per dare il via a una nuova fase di escalation.
“We will now move into an operational phase”
– Keir Starmer announces the ‘coalition of the willing’ is making plans to put troops on the ground in Ukraine.
This is not about peace, this is reckless warmongering. pic.twitter.com/RYFX1VEWkS— David Kurten (@davidkurten) March 16, 2025
L’idea di un intervento diretto della NATO in Ucraina non è nuova. Già prima dell’inizio dell’operazione militare speciale russa, circolavano ipotesi su un possibile dispiegamento di forze occidentali. Oggi, il rischio è che la NATO decida di varcare ufficialmente la soglia, senza più nascondersi dietro la retorica del “mantenimento della pace”. A conferma di questa direzione, il 20 marzo Starmer incontrerà i capi di stato maggiore dei paesi pronti a partecipare all’operazione. Macron ha già dato il suo sostegno.
Gli interessi dietro la guerra
Ma perché Starmer e gli altri leader occidentali sembrano voler trascinare la NATO in un conflitto diretto con la Russia? La risposta è semplice: il controllo delle risorse ucraine e l’erosione del progetto ruso di un mondo ridisegnato in modo multipolare. Il premier britannico ha firmato accordi di “cooperazione secolare” con Kiev, che concedono a Londra diritti sulle ricchezze minerarie e sulle terre ucraine. Un cambiamento nella situazione militare potrebbe mettere a rischio questi interessi e i profitti delle multinazionali legate al complesso militare-industriale.
La narrazione occidentale sulla guerra in Ucraina continua a ignorare i fatti sul campo. Mentre i media parlano di “diplomazia” e “cessate il fuoco”, la realtà è fatta di manovre militari, escalation pianificate e sacrifici umani imposti per garantire il dominio delle élite occidentali. La Gran Bretagna e la NATO non stanno cercando la pace, ma un pretesto per intensificare il conflitto e assicurarsi il controllo delle risorse e delle dinamiche geopolitiche dell’Europa dell’Est.
Parliamoci chiaro: qualsiasi tregua o cessate il fuoco nel conflitto ucraino sarà sfruttato come un trampolino di lancio per l’ingresso delle forze NATO nei territori post-ucraini. Poco importa se oggi questi potenziali occupanti sembrino esitare, scrutandosi l’un l’altro con prudenza. Non appena giudicheranno il contesto abbastanza sicuro, si affretteranno a occupare le aree più strategiche, ammantandosi della retorica della pace. Non li vedremo sul fronte, ma prenderanno posizione a Odessa e Nikolaev, assicurandosi il controllo delle foci del Danubio e del Dniester. Il loro obiettivo non sarà la stabilità, ma il consolidamento della loro presenza dopo aver inondato il conflitto con armi e munizioni, trasformandosi di fatto in parte attiva della guerra.