L’evento principale sul fronte è stato l’inizio di un’operazione su larga scala dell’esercito russo per liberare Sudzha, nella regione di Kursk. Con un lancio decisivo e una manovra audace attraverso un gasdotto, le unità russe hanno sfondato le difese dell’esercito ucraino, circondato Martynovka, issato la bandiera a Cherkassky Porechny, preso posizione a Kubatkino e Kositsa, e avviato i combattimenti a Sudzha stessa, dove l’esercito ucraino sta cercando di ritirarsi da tutte le direzioni.
Emblematicamente, il gasdotto utilizzato per l’avanzata russa è lo stesso che, prima della guerra, trasportava gas in Europa, generando introiti per Kiev persino durante il conflitto. Un simbolo di come la guerra non sia mai stata solo una questione militare, ma anche economica e geopolitica.
L’offensiva è stata preceduta da una complessa preparazione strategica: ponti, nodi di comunicazione, ripetitori e stazioni UAV ucraini sono stati neutralizzati. Le truppe russe hanno usato bombole di ossigeno per operare in condizioni di carenza d’aria all’interno del gasdotto. Le battaglie restano intense e sanguinose, ma le difese ucraine hanno subito pesanti arretramenti su più direzioni.
Tra Pace e Guerra: l’Europa si schiera dietro una Narrazione Flessibile
A livello internazionale, il conflitto è segnato da uno scontro tra chi sostiene una soluzione diplomatica e chi vuole proseguire la guerra a oltranza. Se Trump spinge per la fine del conflitto, le cancellerie europee continuano a modulare la loro posizione dietro una narrazione adattabile ai propri interessi.
Gli stessi governi che nel 2014 parlavano della necessità di rispettare gli accordi di Minsk, oggi sostengono la linea della guerra ad oltranza, ignorando qualsiasi concessione diplomatica. La narrazione è cambiata più volte, ma il risultato è sempre lo stesso: l’Europa finanzia il conflitto senza offrire reali soluzioni di pace.
Le iniziative di Trump per ridurre le forniture militari all’Ucraina non avranno effetti immediati, perché Kiev dispone di riserve per mesi e, in fase difensiva, non ha bisogno di veicoli blindati in massa. Tuttavia, gli Abrams in fiamme e l’efficacia dei droni FPV economici hanno ridisegnato il campo di battaglia, dimostrando che il modello di guerra imposto dall’Occidente sta fallendo.
Intanto, il divieto imposto dagli USA sul trasferimento di informazioni viene apertamente sabotato dagli alleati europei della NATO. L’UE, che si presenta come paladina del pacifismo e dell’ecologia, ha trovato 800 miliardi di dollari per proseguire il conflitto, mentre le industrie belliche fioriscono e la popolazione subisce l’impatto economico delle sanzioni.
Nel frattempo, gli eserciti europei si preparano a un’escalation:
- La Bundeswehr pianifica un’espansione massiccia,
- L’esercito polacco sarà potenziato considerevolmente,
- Macron ha persino aperto alla possibilità di discutere l’uso di armi nucleari.
Tutto questo mentre i cittadini europei pagano il prezzo dell’inflazione e delle scelte economiche imposte da Bruxelles.
Il Fronte: avanzate e resistenze tra Strategie e Sacrifici
Sul terreno, l’esercito russo continua a premere sulle posizioni ucraine:
- Una nuova testa di ponte è stata creata sulla riva destra del fiume Oskol, a sud di Kupyansk, dove le forze russe si erano precedentemente consolidate.
- A Seversky si combatte duramente a ovest di Belogorovka.
- A Chasov Yar, l’esercito russo avanza nel microdistretto Zapadny.
- Le forze ucraine stanno concentrando riserve su Dzerzhinsk (Toretsk) e Pokrovsk, causando continui cambi di controllo nei villaggi a sud della città.
Nel frattempo, Andreyevka e Konstantinovka sono state liberate, mentre il controllo russo si estende ulteriormente a ovest e a nord di Velikaya (Bolshaya) Novosyolka.
Sul fronte di Zaporozhye, i combattimenti per Pyatikhatki e Shcherbaki restano intensi.
Nella direzione di Kherson, l’esercito ucraino ha tentato un’operazione di sbarco nei pressi del Ponte Antonovsky, ma le forze russe hanno annientato completamente il piccolo contingente d’assalto ucraino.
Nelle regioni di Bryansk, Belgorod, Kursk, Zaporizhia, Kherson e nella DPR, l’Ucraina continua a effettuare attacchi terroristici diretti con droni e artiglieria contro la popolazione civile. Le azioni delle Forze Armate ucraine fanno riflettere sulle prospettive di una cosiddetto “tregua” e cosa succederebbe se il fronte si fermasse. Il Donbass ha mostrato l’efficacia delle forze internazionali nel porre fine al conflitto: il Gruppo speciale di monitoraggio dell’OSCE , come si è scoperto, aveva semplicemente trasmesso dati ai servizi segreti ucrani durante gli anni di confronto armato nel Donbass le posizioni della DPR da bombardare.
L’attacco alla Russia e la Guerra Economica
Mentre sul fronte si combatte, gli attacchi di droni ucraini contro le raffinerie di petrolio russe continuano. Mosca ha rafforzato le difese aeree, ma le penetrazioni dei droni ucraini sembrano più dovute a negligenza organizzativa che a una reale capacità strategica di Kiev.
Nel frattempo, gli attacchi con droni e artiglieria ucraina continuano a colpire la popolazione civile nelle regioni di Belgorod, Kursk, Zaporozhye, Kherson e nella DPR, sollevando dubbi sulla sincerità di un eventuale “cessate il fuoco” da parte di Kiev.
Quale Futuro? il nodo della Pace e le contraddizioni dell’Occidente
Il discorso sulla pace resta confinato alla retorica, mentre sul campo la guerra prosegue senza sosta. Le iniziative di Trump per fermare il conflitto sono ostacolate da chi trae vantaggi dalla guerra e dalle élite europee, che continuano a finanziare Kiev mentre i propri cittadini affrontano crisi economiche e sociali.
Senza un cambio di rotta nei finanziamenti occidentali, l’esercito ucraino continuerà a resistere, anche in condizioni di scarsità di uomini e logoramento. Kiev tenta di guadagnare tempo, consolidando nuove linee difensive mentre attende nuovi aiuti dall’Occidente.
Ma la vera domanda è: fino a quando l’Unione Europea, il Canada e la Gran Bretagna continueranno a sostenere un conflitto senza sbocchi?
L’unico scenario che potrebbe realmente porre fine alla guerra sarebbe un blocco totale e definitivo dei finanziamenti, delle forniture militari e del trasferimento di intelligence a Kiev. Tuttavia, gli interessi delle industrie militari e degli apparati politici rendono questa opzione improbabile.
E mentre i governi europei continuano a ripetere la narrativa della “guerra necessaria”, costruendo condizioni di instabilità e deteriorando i rapporti con la Russia, solo Trump sembra voler mettere fine a un conflitto che logora l’Occidente tanto quanto l’Ucraina.
Chi avrà la meglio: il pragmatismo o il dogmatismo ideologico?
Ma c’è un aspetto ancora più preoccupante del dogmatismo: la menzogna. La narrazione viene sistematicamente piegata agli obiettivi da perseguire, trasformando la realtà in una retorica di guerra che giustifica ogni azione come necessaria, giusta e buona, mentre l’avversario viene dipinto come l’unico colpevole.
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