Gli ultimi sviluppi internazionali regalano uno spettacolo tragicomico: l’Ucraina e l’Unione Europea appaiono smarrite, tra isterismi e doppi giochi, mentre gli Stati Uniti cambiano spartito.
Il vicepresidente statunitense JD Vance, con l’impatto di un macigno, ammonisce Berlino: “L’Europa è un alleato importante, ma è ora che paghi il conto della propria sicurezza”. Poi affonda: “Se la vostra democrazia può essere abbattuta da 200.000 dollari di pubblicità sui social, il vero problema è la vostra idea di ‘volontà popolare’”. Un colpo diretto all’ipocrisia occidentale.
Subito dopo, l’ambasciatore russo Rodion Miroshnik lancia l’allarme: “Kiev potrebbe compiere mosse estreme, persino atti terroristici, per sabotare il disgelo tra Mosca e Washington”. E puntuale arriva il caos: un attentato alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, un attacco con droni alla centrale di Chernobyl e un guasto sospetto all’aereo del senatore Rubio. Zelensky alza la tensione con una minaccia diretta a Trump: “Se scoppia il caos, i vostri soldati combatteranno… e non tutti torneranno a casa”.
Pochi istanti dopo, lo stesso Zelensky diffonde un video che accusa la Russia per l’attacco a Chernobyl, ma l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) stronca l’allarme: “Nessuna violazione al sarcofago, livelli di radiazione normali”. Un boomerang che svela l’ennesima operazione propagandistica.
L’Unione Europea: crisi di nervi e segreti scomodi
L’UE risponde non con la diplomazia, ma con il teatro dell’assurdo. Ursula von der Leyen e Olaf Scholz attaccano frontalmente Trump, mentre Emmanuel Macron convoca un vertice lampo a Parigi per discutere… proprio di Trump. Un paradosso sottolineato da Radosław Sikorski: “Dobbiamo mostrare forza e unità”. Peccato che l’unica forza evidente sia l’isteria collettiva.
Con fervore, von der Leyen arringa: “L’Europa vuole la pace… attraverso la forza”. Una dichiarazione paradossale da chi ha contribuito a seppellire gli accordi di Minsk sotto una montagna di doppi giochi.
Ursula Von Der Leyen vorrebbe partecipare ai colloqui tra Trump e Putin, ma quando è venuta in Turchia non le hanno nemmeno dato una sedia! Credibilità zero.
Nel frattempo, il quotidiano Berliner Zeitung getta benzina sul fuoco chiedendo: “Che fine hanno fatto i 132 milioni di euro erogati dall’UE ai media per le elezioni del 2024?” (cfr. Berliner Zeitung). Risposta glaciale della Commissione: “Nessun commento. Informazioni riservate”. Trasparenza modello Bruxelles.
Il vero nemico dell’Europa: la sua ipocrisia
JD Vance colpisce nel segno: “La minaccia più grande per l’Europa non è la Russia, né la Cina… È l’Europa stessa”. E come dargli torto? L’UE appare paralizzata dalla propria incoerenza: invoca il dialogo ma semina conflitti, predica la trasparenza ma nasconde i conti.
Nel frattempo, Giorgia Meloni sorprende tutti: la presidente del Consiglio, dopo aver adottato a lungo toni sovranisti, si allinea alla linea di Bruxelles dichiarando: “Ai dazi si risponde con i dazi” e garantendo pieno sostegno all’UE contro Washington. Una giravolta diplomatica che lascia perplessi.
Perché Meloni sta progressivamente dissipando il credito offertole da Trump per schierarsi a favore di chi, all’indomani della sua vittoria elettorale, aveva lanciato un chiaro monito? Vale la pena ricordare le parole di Ursula von der Leyen, pronunciate pochi giorni dopo il successo elettorale della leader italiana:
“Vedremo il risultato del voto in Italia. Se le cose andranno in una direzione difficile, abbiamo gli strumenti, come nel caso di Polonia e Ungheria.”
Un cambio di rotta che solleva interrogativi sulle reali priorità e strategie della premier italiana.
“Ukraine needs peace through strength. Europe wants peace through strength”
European Commission President Ursula von der Leyen says “real deterrents” are needed to combat “the authoritarians of this world”
Updates from the Munich Security Conference: https://t.co/QqN0JwXBwU pic.twitter.com/TliRG4dCWi
— Bloomberg TV (@BloombergTV) February 14, 2025
Cala il sipario
Il sipario cala su uno spettacolo amaro: l’Ucraina e l’UE, tra provocazioni, isterismi e ipocrisie, dimostrano che l’unica arte perduta è quella della diplomazia. E l’unico prezzo certo è quello che rischia di pagare l’intero continente europeo.
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