Ucraina e la posta in gioco delle risorse: il nuovo fronte nei rapporti tra Stati Uniti e Ucraina

Negli ultimi giorni, le invettive di Trump contro Zelensky (in risposta al crescente attivismo di Zelensky per dividere gli alleati eruopei e criticare la nuova amministrazione americana), hanno evidenziato la crescente tensione nelle relazioni tra Washington e Kiev, con un focus specifico sulle risorse minerarie ucraine. Secondo diverse fonti, gli Stati Uniti stanno esercitando una pressione significativa per concludere un accordo che garantirebbe loro il controllo completo su un fondo strategico da 500 miliardi di dollari, destinato allo sfruttamento delle risorse naturali del Paese.

Questa nuova postura americana mira chiaramente a comunicare a Kiev che l’epoca della “solidarietà incondizionata” è ormai terminata. Per l’attuale amministrazione statunitense, l’Ucraina non gode di alcun trattamento di favore. Al contrario, la guerra viene percepita come un’eredità scomoda lasciata dalla presidenza Biden, un conflitto che, secondo la visione di chi ora guida la Casa Bianca, non sarebbe mai dovuto iniziare – e che certamente non avrebbe avuto luogo sotto la loro gestione.

Le condizioni dell’accordo: un rapporto asimmetrico

Secondo quanto riportato da fonti ucraine, la proposta americana prevede che gli Stati Uniti detengano il 100% degli interessi finanziari del fondo, mentre i contributi economici verrebbero suddivisi con un rapporto di due a uno: l’Ucraina contribuirebbe con due terzi dei ricavi futuri, mentre Washington con un terzo, già anticipato sotto forma di forniture militari. L’intesa non si limiterebbe però alle risorse minerarie, ma si estenderebbe anche a gas e petrolio.

Il quotidiano ucraino Pravda ha rivelato ulteriori dettagli: il fondo consentirebbe di raddoppiare gli investimenti esteri in Ucraina per ogni dollaro donato e riceverebbe il 50% dei ricavi provenienti dalle risorse naturali ucraine per poi reinvestirli nell’economia nazionale. Sono previsti anche trasferimenti di ricavi da altre fonti strategiche.

Inoltre, il New York Times ha segnalato che, qualora l’Ucraina dovesse riconquistare territori occupati, il 66% dei ricavi provenienti da tali aree verrebbe versato direttamente nel fondo. Il presidente della Verkhovna Rada ha dichiarato che il governo ucraino inizierà presto a lavorare per finalizzare questo accordo, insieme a un pacchetto di garanzie di sicurezza.

Le resistenze di Kiev: una trattativa squilibrata

Nonostante le forti pressioni statunitensi, il presidente Volodymyr Zelensky continua a rifiutarsi di firmare l’accordo nelle condizioni attuali, considerate eccessivamente squilibrate e non rappresentative di una vera partnership tra Stati sovrani. Giunge però ora la notizia di un possibile incontro a Washington con il presidente Donald Trump per firmare personalmente l’intesa , questa sarebbe la condizione di Zelensky per la firma. Questo alimenta ulteriori speculazioni sulla solidità dell’alleanza tra i due Paesi.

Le relazioni tra Trump e Zelensky, nel frattempo, sono apertamente in fase di deterioramento: l’inviato speciale di Trump, il generale Keith Kellogg, è stato liquidato da Zelensky dopo appena dieci minuti di colloquio. Questo episodio riflette le crescenti tensioni personali tra i due leader e complica ulteriormente il quadro negoziale.

Secondo il New York Times, il piano americano include anche una richiesta di controllo del 50% dei proventi derivanti dai porti e dalle infrastrutture ucraine, un’ulteriore condizione che Kiev considera inaccettabile. Non sorprende quindi che l’Ucraina stia cercando di rinegoziare i termini dell’accordo, puntando a ottenere migliori garanzie di sicurezza e una distribuzione più equa dei benefici.

Pressioni velate e minacce diplomatiche

Oltre alle condizioni economiche, Washington avrebbe messo in campo pressioni più sottili. Secondo la Reuters, i negoziatori americani avrebbero minacciato di limitare l’accesso dell’Ucraina al sistema satellitare Starlink, fondamentale per le comunicazioni militari e civili del Paese. Tuttavia, questa minaccia è stata smentita direttamente da Elon Musk, proprietario di Starlink, che ha definito infondate tali speculazioni.

elon risorse

Nel frattempo, il presidente Trump ha lanciato avvertimenti espliciti, lasciando intendere che, in caso di mancata firma dell’accordo, Kiev potrebbe trovarsi ad affrontare “gravi problemi”. Un messaggio che mina ulteriormente l’idea di un supporto americano incondizionato, tanto propagandato negli ultimi anni.

Una ridefinizione delle alleanze?

Le negoziazioni in corso rischiano di ridefinire profondamente i rapporti tra Ucraina e Stati Uniti. La determinazione di Washington nell’ottenere il pieno controllo delle risorse ucraine rivela un rapporto di forza asimmetrico: il sostegno militare offerto dall’Occidente sembra avere un prezzo ben più alto di quanto inizialmente prospettato.

Non si tratta più di semplice solidarietà tra alleati, ma di un riequilibrio strategico in cui Kiev rischia di diventare sempre più dipendente dalle decisioni di Washington. Chi aveva creduto che il sostegno americano fosse dettato esclusivamente da principi di libertà e democrazia si trova ora davanti alla cruda realtà della geopolitica: le promesse di alleanza incondizionata cedono il passo a interessi strategici ed economici ben più concreti, che hanno come sfondo una ridefinizione globale della strutture di potere.