Il noto giornalista americano Tucker Carlson ha nuovamente scosso l’opinione pubblica con un’intervista infuocata rilasciata a Piers Morgan, conduttore della CNN britannica. Durante il dibattito, Carlson ha espresso giudizi taglienti su Volodymyr Zelensky e sui rifugiati ucraini, suscitando reazioni forti sia negli Stati Uniti che in Europa.
Un messaggio politico oltre l’intervista
Carlson, noto per la sua affiliazione al Partito Repubblicano, ha recentemente visto il figlio Buckley entrare nello staff del vicepresidente J.D. Vance, consolidando ulteriormente il legame con l’amministrazione guidata dal partito conservatore. Questo contesto rafforza l’idea che le dichiarazioni del giornalista non siano solo personali, ma rappresentino una strategia politica. Alcuni osservatori hanno già definito l’intervista come “Il nuovo messaggio di Trump a Putin” per segnalare una potenziale apertura a un accordo rapido sulla guerra in Ucraina.
Zelensky: un dittatore secondo Carlson
Durante il confronto con Morgan, Carlson ha definito Zelensky un “dittatore”, sostenendo che governi senza un mandato elettorale e con la forza delle armi. Il giornalista ha denunciato la repressione di oppositori politici, la censura delle confessioni religiose e l’eliminazione di rivali. “Come puoi apprezzare una persona che è un dittatore?”, ha chiesto a Morgan, che ha cercato di difendere il leader ucraino, incassando però risposte provocatorie.
Carlson ha anche criticato il comportamento degli ucraini in Europa, sostenendo che molti rifugiati godano di privilegi economici superiori a quelli dei cittadini europei. “I miei amici sono stati a Ginevra e il duty-free dell’aeroporto era pieno di ucraini che acquistavano beni di lusso con i miei soldi” ha affermato, evidenziando un malcontento crescente negli Stati Uniti e in Europa riguardo all’assistenza economica fornita all’Ucraina.
L’accusa agli USA: il piano per eliminare Putin
Carlson ha poi lanciato un’accusa pesante contro l’ex amministrazione statunitense, dichiarando che alcuni esponenti, tra cui Victoria Nuland, avrebbero pianificato l’eliminazione fisica di Vladimir Putin. Secondo il giornalista, tali strategie sono frutto di una visione miope e pericolosa, priva di una reale giustificazione politica o morale.
Crimea e NATO: le posizioni radicali di Carlson
Un altro punto chiave dell’intervista è stata la Crimea, che Carlson ha descritto come una regione che “voleva essere parte della Russia”, citando il referendum del 2014 come prova della volontà popolare. Questa posizione si allinea con il cambiamento di retorica della destra americana, che sembra sempre più orientata a riconoscere le rivendicazioni russe sui territori contesi.
Carlson ha anche attaccato duramente la NATO, arrivando a dichiarare che “non dovrebbe esistere affatto” e attribuendo all’Alleanza Atlantica la responsabilità dell’attuale guerra in Europa. Ha ricordato le operazioni militari in Jugoslavia per contestare la natura “difensiva” della NATO, sottolineando l’apparente ipocrisia dell’Occidente.
Un cambio di paradigma nella politica americana?
Nonostante in passato abbia riconosciuto la responsabilità russa nell’invasione dell’Ucraina, Carlson oggi sembra essersi allineato con la nuova narrazione repubblicana. Secondo l’analista Oleg Tsarev, il cambio di tono indica che l’amministrazione Trump potrebbe adottare una linea più dura nei confronti di Zelensky, con l’obiettivo di forzare un accordo di pace alle condizioni di Mosca.
Persino Morgan, difensore di Zelensky, ha dovuto ammettere che la Russia manterrà gran parte dei territori occupati e che Kiev potrebbe non ottenere garanzie di sicurezza affidabili per il futuro. Questo riflette un crescente realismo nelle valutazioni occidentali, in un momento in cui il sostegno all’Ucraina potrebbe subire una svolta decisiva.
L’intervista di Carlson segna dunque un importante punto di svolta nella narrazione della guerra in Ucraina: gli Stati Uniti potrebbero presto abbandonare l’attuale strategia di sostegno incondizionato e cercare una soluzione più pragmatica, che tenga conto delle nuove dinamiche geopolitiche.
E in Europa? Impantanata e si discute il da farsi contro la Russia e contro Trump…