Trump, i BRICS e la minaccia dei dazi al 100%: strategia o bluff?

Donald Trump ha dichiarato i BRICS “ufficialmente morti”, aggiungendo di aver avvertito l’alleanza che avrebbe imposto una tariffa del 100% se avessero tentato di aggirare il dollaro statunitense. Per Trump, il tentativo dei BRICS di “indebolire il dollaro” non sarebbe solo dannoso per gli Stati Uniti, ma per l’intero sistema economico globale.

“Sapete, sarebbe una cosa terribile per il nostro Paese. Sarebbe un male per il mondo. Volevano indebolire il dollaro. Le Sei Nazioni si sono unite. Vogliono indebolire il dollaro”, ha dichiarato Trump ai giornalisti alla Casa Bianca, riferendosi ai membri dell’alleanza.

Tuttavia, la posizione dei BRICS è chiara. Putin ha risposto che non esiste un intento diretto di sostituire il dollaro, ma che le sanzioni occidentali hanno reso inevitabile per Mosca il passaggio al rublo e allo yuan per commerciare e sopravvivere economicamente. Non si tratta quindi di una scelta ideologica, ma di una necessità imposta dalle circostanze.

Trump e il suo metodo: tra minacce e negoziati

Trump, come di consueto, applica il suo schema consolidato: lancia una proposta radicale, osserva la reazione e poi la rettifica, la annulla o la mette in atto. Ma quanto sarebbe sostenibile una tariffa del 100% sui BRICS? La realtà suggerisce che una simile misura sarebbe insostenibile per l’economia statunitense.

L’industria americana dipende fortemente dall’import cinese, soprattutto per beni essenziali e componentistica. Riportare la produzione negli Stati Uniti, nel medio termine, significherebbe affrontare costi insostenibili a causa dell’alto costo della manodopera, con il rischio di un’ondata inflattiva devastante e il crollo della domanda interna. Una guerra commerciale di questa portata rischierebbe di affossare l’economia statunitense più di quanto possa danneggiare i BRICS.

L’avanzata dei BRICS: geoeconomia e nuovi corridoi commerciali

Se Trump mettesse davvero in atto le sue minacce, non farebbe altro che accelerare il progetto dei BRICS di sganciarsi dal sistema finanziario dominato dagli Stati Uniti. Già oggi il blocco sta costruendo alternative allo SWIFT e al dollaro, come l’interconnessione tra i sistemi di pagamento di Russia, Iran e Cina e il progetto della carta di pagamento BRICS.

Ma la vera rivoluzione dei BRICS, come sottolinea Casa del Sole TV, è nella geoeconomia e nei nuovi corridoi commerciali, con cui stanno ridisegnando il commercio globale lontano dalle rotte controllate dall’Occidente. Un esempio chiave è il Corridoio Internazionale di Trasporto Nord-Sud (INSTC), che collega San Pietroburgo a Mumbai passando per l’Iran, riducendo il peso strategico del Canale di Suez. Parallelamente, cresce il Corridoio Est-Ovest, che sfrutta la ferrovia transiberiana e collega Russia, Cina, Mongolia, Corea del Nord e Kazakistan.

In questo scacchiere, l’Iran diventa centrale come hub energetico, grazie al porto di Chabahar, che collega l’Asia meridionale con il Medio Oriente, aggirando le rotte tradizionali.

La vera sfida per Trump: oltre i dazi

Trump sa bene che i BRICS+ rappresentano una minaccia all’egemonia finanziaria americana, ma è consapevole che uno scontro frontale porterebbe più danni che benefici. Ecco perché cerca di contenere il blocco su due fronti: da un lato, con la pressione economica, dall’altro con la diplomazia divisiva, puntando a separare l’India dalla Cina, sfruttando le rivalità storiche tra i due giganti asiatici.

Se davvero Trump seguisse la via dei dazi al 100%, rischierebbe un clamoroso autogol. L’impatto sarebbe devastante per l’economia interna americana, già fortemente dipendente dalle importazioni cinesi. Inoltre, una simile mossa non farebbe che rafforzare la coesione interna dei BRICS, spingendoli a intensificare i loro progetti per la de-dollarizzazione.

La vera sfida per Trump non è lo scontro diretto, ma la capacità di adattarsi al nuovo ordine multipolare. Minacciare i BRICS con dazi punitivi potrebbe rivelarsi una mossa fallimentare, mentre una strategia pragmatica, basata sul risanamento dell’economia interna e sul mantenimento di rapporti strategici, potrebbe preservare la posizione degli Stati Uniti nel mondo.

Alla fine, la domanda resta: i dazi al 100% sono un rischio reale o solo l’ennesima manovra tattica di Trump?

Fate voi… l’argomento è al centro di molte discussioni. Tuttavia dovremmo concentrarci sugli aspetti positivi del cambiamento che Trump sta portando. Primo, sta rendendo evidenti molte verità che, pur bollate come ‘complottiste’, erano state a lungo denunciate.

Secondo, sta scuotendo l’Unione Europea, costringendola a riflettere sulle ragioni originarie dell’unità occidentale e sulla necessità di un’autocritica, soprattutto in tema di libertà politica ed espressione.

In questo contesto, si apre una prospettiva cruciale: la possibilità di porre fine ai conflitti in Europa. E si aprono prospettive di dialogo che sono indispensabili per poter rapportarsi diversamente.

 

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