Trump e l’Europa: oltre le apparenze – quando ‘America First’ fa bene anche al resto del mondo

Molti percepiscono la nuova postura statunitense verso l’Europa come interferenza o come un atteggiamento ostile. In realtà le ragioni sono altre e sono ben rappresentate da Strategic Culture. con l’articolo The end of synchronization: How Donald Trump’s return challenges the transatlantic alliance  di Lucas Leiroz.  Ne riporto una ampia parte esplicativa:

(…) A suo avviso, gli Stati Uniti non hanno più bisogno di agire come “polizia mondiale” accanto alle potenze europee, che, secondo lui, non condividono la stessa agenda e gli stessi interessi americani. Per lui, il ruolo dell’Unione Europea sulla scena mondiale è un riflesso del globalismo, un’ideologia che vede allineata con gli interessi dei Democratici, soprattutto sotto la guida dell’ex Presidente Joe Biden.

Trump vede l’UE come un baluardo di politiche dannose per l’interesse nazionale americano. Per lui, l’Unione Europea è il riflesso di un progetto globalista sostenuto da élite politiche che promuovono un programma che mina i valori conservatori e patriottici. Ciò rende chiaro che il politico americano è un rappresentante di alcune élite negli Stati Uniti che hanno già fatto i conti con la realtà multipolare. L’obiettivo di Trump è quello di garantire il maggior numero possibile di benefici strategici per gli Stati Uniti nel mezzo della transizione geopolitica strategica, che richiede una revisione dei legami storici con l’Europa, che per decenni è stata profondamente impegnata in un programma globalista e antinazionale, essendo, in questo senso, i principali leader europei meri rappresentanti di élite che non si conformano alla multipolarità.

La relazione tra Stati Uniti ed Europa sotto la guida di Trump sarà più incentrata su una politica di alleanze bilaterali e meno sul tradizionale multilateralismo. La “delusione” di Trump nei confronti della diplomazia multilaterale sarà una caratteristica distintiva della sua presidenza. Invece di coordinarsi con i paesi dell’UE, cercherà di promuovere un programma più indipendente, stringendo legami più forti con governi europei allineati alla sua visione. Ciò potrebbe significare, ad esempio, un maggiore sostegno ai leader conservatori in Europa che sostengono una maggiore autonomia dall’Unione Europea, con una forte aspettativa di un’ondata nazionalista e di destra emergente in Europa.

Inoltre, questa posizione potrebbe riflettersi in una ridefinizione delle politiche commerciali e di sicurezza. Trump cercherà probabilmente di rinegoziare gli accordi commerciali che favoriscono gli Stati Uniti e di stabilire accordi bilaterali con i paesi europei che vogliono rafforzare i legami commerciali direttamente con Washington, senza la mediazione dell’UE. Nell’area della sicurezza, la posizione di Trump sulla NATO sarà nuovamente messa alla prova, con gli Stati Uniti che faranno pressione sui loro alleati europei affinché si assumano maggiori responsabilità, mentre lui prenderà le distanze dagli impegni multilaterali globali.

Il cambiamento di posizione di Washington nei confronti dell’Europa, lontano dall’idea di “sincronizzare gli orologi”, è una conseguenza diretta della visione di Trump del ruolo degli Stati Uniti nel mondo. Per lui, Washington non dovrebbe più sottomettersi al coordinamento con altre potenze, in particolare quelle che rappresentano ciò che lui vede come una minaccia al nazionalismo isolazionista e ai valori patriottici americani. La relazione transatlantica verrà riconfigurata, con Trump che darà priorità ad accordi più pragmatici allineati alle sue convinzioni politiche, abbandonando l’idea di un costante coordinamento diplomatico con l’Unione Europea.

Non c’è nulla di essenzialmente “buono” o “cattivo” nella posizione di Trump. Il suo isolazionismo avrà conseguenze sia positive che negative per vari paesi e regioni, a seconda del contesto di ogni caso. In America Latina, ad esempio, tende a essere più interventista, poiché Washington considera il continente americano come il suo “cortile di casa”. D’altra parte, tende ad abbandonare i progetti americani nell’Europa orientale, dando più speranza di stabilità nella regione. Indipendentemente da tutto ciò, la fine della coalizione USA-UE è interessante e vantaggiosa per la multipolarità nel suo complesso. Spetta ai paesi del Sud del mondo organizzarsi in modo appropriato per cogliere le opportunità che si presenteranno nella nuova era Trump.

Fonti: Strategic Culture

Vietato Parlare – Spunti per una visione oltre le apparenze.

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