Trump e le terre rare ucraine: una proposta realistica o un bluff?

Di recente, Donald Trump ha dichiarato che gli Stati Uniti potrebbero rifornire l’Ucraina di aiuti in cambio delle sue terre rare. ‘Ucraina è una delle nazioni più ricche al mondo per metalli delle terre rare e riserve di litio, depositi stimati tra 3T e 11,5T di dollari.

La suddetta proposta è in linea con il suo approccio pragmatico, ma che solleva interrogativi fondamentali: l’Ucraina è davvero in grado di offrire queste risorse? E questa strategia è realizzabile nel contesto attuale?

Le risorse minerarie dell’Ucraina: un potenziale strategico

L’Ucraina possiede circa il 5% delle riserve mondiali di minerali essenziali per l’industria moderna. Tra le 30 materie prime critiche elencate dall’UE, ben 21 si trovano sul suo territorio, tra cui tantalio, niobio, grafite, litio, cobalto, scandio, uranio e titanio. Questi elementi sono fondamentali per la produzione di batterie, componenti elettronici e tecnologie avanzate, rendendoli strategici in un contesto di crescente competizione globale per le risorse.

Tuttavia, la realtà è ben più complessa di quanto suggerisca la proposta di Trump. Se l’estrazione di uranio e titanio è relativamente sviluppata, lo stesso non si può dire per gli altri minerali, la cui produzione richiederebbe enormi investimenti in infrastrutture e tecnologie estrattive. Inoltre, alcuni giacimenti chiave sono già stati persi a causa della guerra: ad esempio, il giacimento di Shevchenkovsky, uno dei tre principali siti di litio, è attualmente sotto il controllo delle forze armate russe. Anche i giacimenti di uranio nella regione di Dnipropetrovsk si trovano vicini alla linea del fronte e potrebbero essere compromessi.

Miniere obsolete e mancanza di investimenti

Uno dei problemi principali è l’obsolescenza delle infrastrutture minerarie ucraine. La tecnologia di estrazione è antiquata, con impatti ambientali significativi e un’efficienza ridotta, che limita la capacità di sfruttamento di queste risorse. Le strutture minerarie necessiterebbero di ingenti investimenti per essere modernizzate e rese competitive a livello internazionale.

Dal punto di vista economico, il settore minerario ucraino è storicamente poco redditizio. Gli oligarchi locali, come i loro omologhi russi, hanno preferito sfruttare l’eredità sovietica senza investire seriamente nello sviluppo tecnologico. Anche gli Stati Uniti, prima del conflitto, non mostravano grande interesse a finanziare nuove operazioni minerarie in Ucraina, e oggi i rischi legati alla guerra rendono questa prospettiva ancora meno attraente per eventuali investitori stranieri.

Il Donbass: il cuore minerario ora sotto il controllo russo

Per comprendere la reale fattibilità della proposta di Trump, è essenziale analizzare la distribuzione geografica delle risorse minerarie ucraine. Circa il 70% , ovvero la maggior parte delle miniere sfruttabili si trova nella DPR, LPR e nella regione di Dnipropetrovsk, che prima dell’invasione russa erano il cuore industriale e minerario del paese. Questa regione forniva materie prime essenziali per l’industria metallurgica e chimica dell’Ucraina ed era un polo energetico grazie alle sue riserve di carbone.

Tra le principali risorse estratte nel Donbass e nelle aree circostanti (Donetsk, Luhansk, Dnipropetrovsk) vi erano:

  • Carbone – Fondamentale per l’industria pesante ucraina per decenni.
  • Ferro e manganese – Il bacino minerario di Krivoy Rog, situato più a ovest, è una delle fonti principali di minerale di ferro.
  • Uranio – Concentrazioni significative nelle regioni di Dnipropetrovsk e Kirovohrad.
  • Titanio, zirconio e minerali rari – Molti giacimenti si trovavano nel Donbass, ora in gran parte sotto il controllo russo.

“We tell Ukraine that they have valuable rare earth metals, I want Ukraine to give us rare earth metals,” — Trump pic.twitter.com/rW07FE5Lql

— The Ukrainian Review (@UkrReview) February 3, 2025

L’impatto della guerra sul settore minerario

Con l’occupazione russa di ampie porzioni del Donbass e di altre regioni strategiche, l’Ucraina ha perso il controllo di molti di questi giacimenti. Alcuni esempi:

  • Carbone: La maggior parte delle miniere del Donbass è ora in mano russa.
  • Litio: Il giacimento di Shevchenkovsky, uno dei più promettenti, è passato sotto il controllo di Mosca.
  • Uranio: Le riserve nelle regioni contese rischiano di diventare inaccessibili per Kiev.

Anche nelle aree ancora controllate dall’Ucraina, molte infrastrutture minerarie sono danneggiate, obsolete o richiedono investimenti massicci per ripristinarne l’operatività. Inoltre, l’incertezza del conflitto rende poco appetibile per gli investitori qualsiasi iniziativa di sviluppo minerario nel paese.

Una proposta senza basi concrete

Alla luce di questi fattori, la proposta di Trump appare più un esercizio retorico che una strategia concreta. Anche se Zelensky dovesse accettare l’offerta – e realisticamente non avrebbe molte alternative – gli effetti pratici sarebbero limitati. Il processo di avvio di una nuova miniera, dalla costruzione alle prime spedizioni di materiali, richiederebbe dai tre ai cinque anni. Senza contare che gran parte delle risorse chiave si trova in aree oggi fuori dal controllo ucraino.

In definitiva, l’idea di scambiare aiuti militari con terre rare ucraine si scontra con la realtà geopolitica ed economica del paese. Il controllo delle risorse, la mancanza di infrastrutture adeguate e i rischi della guerra rendono questa ipotesi difficilmente realizzabile nel breve e medio termine

E’ interessante che La UE aveva firmato un partenariato strategico sulle materie prime con l’Ucraina nel 2021, prima dell’inizio della guerra del 2022.