Trump e la diplomazia da Mar-a-Lago: Tra Contatti Internazionali e Legge Logan

Donald Trump, recentemente rieletto presidente degli Stati Uniti, sembra aver già iniziato a orientare la politica estera del Paese da Mar-a-Lago, nonostante il suo insediamento formale sia previsto per il 20 gennaio. L’ex presidente si sta muovendo in modo deciso, come dimostrano i suoi contatti con leader internazionali quali Netanyahu, Orbán, Zelenskyj, Macron e altri. Tuttavia, una domanda cruciale aleggia su queste manovre: è possibile che Trump sia già in contatto con Vladimir Putin?

Trump e Putin: Dialoghi dietro le quinte?

Considerando il contesto geopolitico attuale, non sembra inverosimile che Trump e Putin abbiano avviato un dialogo, anche informale. L’amministrazione Biden ha dato il via libera all’invio di missili ATACMS in Ucraina, intensificando le tensioni con la Russia. Nel frattempo, Mosca ha risposto con massicci bombardamenti, avvicinando il conflitto a una pericolosa escalation.

Trump ha più volte promesso di prevenire la Terza Guerra Mondiale e di fermare la guerra in Ucraina entro 24 ore. È difficile immaginare che possa raggiungere tali obiettivi senza un approccio negoziale, e questi colloqui potrebbero già essere in corso. Se davvero i due leader stanno dialogando, è probabile che entrambi mantengano un profilo basso per ragioni strategiche.

La possibilità che canali secondari siano aperti tra Trump e Putin è plausibile, soprattutto considerando il rischio di un disastro nucleare e la necessità di stabilire un terreno comune per una futura pace.


La Legge Logan: Un rischio reale?

Se Trump stesse effettivamente dialogando con Putin o altri leader stranieri, tecnicamente potrebbe violare la Legge Logan, una norma del 1799 che vieta ai cittadini americani non autorizzati di negoziare con governi stranieri. Tuttavia, ci sono diversi elementi da considerare:

1. Rischi legali

La Legge Logan prevede sanzioni severe, tra cui la reclusione, ma la sua applicazione è estremamente rara. Nessuno è mai stato condannato sulla base di questa normativa, che oggi è considerata più un deterrente simbolico che una norma applicata. È improbabile che venga utilizzata contro un presidente eletto, soprattutto se le sue azioni sono presentate come preparativi per il mandato.

2. Rischi politici

  • Tensioni con l’amministrazione Biden: Qualsiasi colloquio con leader stranieri potrebbe essere percepito come un’interferenza nella politica estera ufficiale, sollevando accuse di ingerenza.
  • Critiche interne: L’opposizione politica e i media potrebbero accusare Trump di minare la diplomazia in carica, alimentando polemiche.

3. Difese plausibili

  • Trump potrebbe sostenere che i colloqui siano semplici preparativi per il suo futuro mandato e non negoziati ufficiali, escludendolo tecnicamente da una violazione della Legge Logan.
  • Come presidente eletto, potrebbe rivendicare che le sue azioni siano finalizzate a garantire la continuità diplomatica e a proteggere gli interessi nazionali.

Trump e il futuro della politica estera americana

Se Trump sta effettivamente utilizzando i suoi canali personali per stabilire un dialogo con Putin, potrebbe rappresentare un tentativo concreto di disinnescare le tensioni prima ancora di entrare in carica. Le sue promesse di porre fine alla guerra in Ucraina e di evitare una catastrofe globale si basano necessariamente sulla diplomazia, e la rapidità con cui si sta muovendo potrebbe essere strategica per prevenire ulteriori escalation.

Tuttavia, questo approccio non è privo di rischi. Sebbene la Legge Logan sia un’arma legale difficilmente applicabile, le implicazioni politiche e mediatiche potrebbero avere un impatto significativo, sia sul piano interno che internazionale. Trump sembra, però, poco preoccupato: la sua priorità appare chiara, ed è orientata verso la risoluzione del conflitto e il consolidamento della sua visione di leadership globale.

Inoltre, va evidenziato che Biden è stato il primo a infrangere la consuetudine di moderare le proprie azioni politiche nell’ultimo scorcio della presidenza, evitando scelte che possano entrare in contrasto con le posizioni del presidente eletto, soprattutto su questioni delicate come la guerra in Ucraina. Al contrario, Biden sta stanziando decine di miliardi di dollari in armamenti per l’Ucraina e ha autorizzato l’invio di missili a lungo raggio capaci di colpire direttamente il territorio russo, nonchè mine antiuomo messe al bando da quasi tutti i paesi al mondo. Avendo di fatto disatteso ogni impegno a favorire una transizione pacifica, accusare Trump di usurpazione delle prerogative presidenziali appare decisamente ipocrita. Le scelte di Biden, chiaramente sotto gli occhi di tutti, sembrano infatti orientate a favorire deliberatamente un’escalation che potrebbe condurre a una pericolosa Terza Guerra Mondiale.

Con o senza contatti ufficiali con Putin, è evidente che il futuro presidente sta già tracciando le linee guida della politica estera americana, lasciando intendere che il suo approccio sarà molto diverso da quello dell’amministrazione Biden.