Trump commenta la missione in Siria: “Non voglio le mie truppe lì, quindi siamo essenzialmente fuori dalla Siria. Ma abbiamo mantenuto il petrolio”

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Rubare petrolio e dire “siamo qui per esportare la democrazia” è meglio che rubare petrolio e dire “siamo qui per rubare petrolio”? Decidete voi.

Ma questo è esattamente ciò che succede in Siria e Trump lo ha dichiarato nuovamente durante una intervista a FOX News.

Trump: “Non voglio le mie truppe lì, quindi siamo essenzialmente fuori dalla Siria. Ma abbiamo mantenuto il petrolio. Abbiamo mantenuto il petrolio.

Il tweet è di Brett H. McGurk. Mc Gurk è un diplomatico, avvocato e accademico americano che ha ricoperto incarichi di sicurezza nazionale senior sotto la presidenza George W. Bush, Barack Obama e Donald Trump. Più recentemente, è stato inviato speciale presidenziale per la coalizione globale per contrastare l’ISIS.

Sotto ogni presidente prima di Trump, gli Stati Uniti hanno avvolto i loro progetti di  ‘interessamento” per la Siria in discussioni sulla libertà o sulla protezione di innocenti, ecc. Questo ha avuto una serie di scopi, come rendere l’azione più facile da far ingoiare al pubblico e alla stampa e aiutare a giustificarla a livello nazionale e all’estero.

La stampa nazionale naturalmente non commenta tutto questo e singoli utili idioti e le loro cerchie continuano a sostenere le ragioni della libertà e le ‘rivoluzioni di popolo’.

Tutto questo accade mentre Trump, nel bene e nel male, ha da tempo strappato via il velo. Certo, non tutte le volte, ma diverse volte negli ultimi 4 anni, lo abbiamo visto dire cose del genere.

Essere in Siria per il petrolio non ha giustificazione. Proteggere gli alleati degli Stati Uniti e combattere lo Stato islamico dovrebbe essere il motivo che dovrebbe essere dichiarato. Quindi il compito di un presidente è quello di vendere una bugia come cosa vera, far sì che più persone non si chiedano perché lo sta accadendo realmente.

Quindi è da apprezzare che Trump almeno dica la verità. Anche se evidentemente in entrambi i casi non esiste una giustificazione legale e gli USA sono in palese violazione di ogni regola.

Da una realtà siffatta ne discende che la logica seguita è che ogni nazione segue i suoi interessi e li impone, se possibile.

Ovviamente gli USA non hanno bisogno del petrolio ma lo fanno per indebolire il governo siriano e l’alleato iraniano. E’ la stessa motivazione per cui Washington detiene anche l’area di al Tanf, tenendo in ostaggio migliaia di persone nel campo profughi annesso a cui è vietato di uscire dallo stesso.

La Siria senza entrate petrolifere è gravemente paralizzata e specialmente l’auto-sussistenza viene duramente penalizzata. Per questo la Siria deve fare affidamento sull’Iran per le spedizioni di petrolio (salvo che poi la si accusi di far ricorso all’Iran…).

Il controllo del petrolio è fatto per quelli che gli USA considera nemici, anche se in realtà Assad non fa fatto nulla contro gli Stati Uniti (tranne il sostegno – poi cessato – alla guerriglia irachena scoppiata dopo l’invasione USA della guerra del Golfo).

C’è poi un’altra ragione dell’insistenza americana in Siria: gli USA – o meglio l’apparato industriale militare USA – ha bisogno di “guerre  senza fine” per continuare a produrre armamenti. La geopolitica USA si basa molto su queste logiche perverse.

In conclusione, ci possiamo perdere in tanti ragionamenti ma il furto è furto e la violazione delle sovranità nazionali sono ormai la consuetudine. Ci sono modi grezzi e metodi meno grezzi. Ci sono metodi esteticamente migliori e falsi ed altri meno falsi ed esteticamente peggiori.

@vietatoparlare

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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