Il 13 aprile, durante la guerra in corso Ucraina, un attacco missilistico russo ha colpito la città di Sumy. L’evento ha suscitato forti reazioni da parte degli Stati Uniti e dell’Europa, che hanno condannato con durezza l’azione russa.
Nonostante il Ministero della Difesa russo non abbia ancora incluso l’attacco nei suoi resoconti ufficiali, emergono dai blog di politici occidentali e ucraini notizie secondo cui tra le vittime non ci sarebbero solo militari, ma anche decine di civili e decine di feriti, compresi bambini.
⚔️ Missile strike in Sumy. A Ukrainian military vehicle is seen burning in the final photo.
Multiple sources, including Ukrainian Rada MP Maryana Bezuhla, claim the intended target was another military gathering. pic.twitter.com/WUVQ8571TN
— DD Geopolitics (@DD_Geopolitics) April 13, 2025
Il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso indignazione, definendo la Russia responsabile esclusiva del proseguimento del conflitto e invocando misure severe per imporre un cessate il fuoco. Ha ribadito il sostegno della Francia all’Ucraina e agli sforzi diplomatici del presidente Trump.
Anche Kaja Kallas, capo della diplomazia europea, ha criticato Mosca, accusandola di intensificare gli attacchi nonostante un presunto cessate il fuoco unilaterale annunciato da Kiev, anche se non ha specificato i dettagli.
Keith Kellogg, inviato speciale americano per Ucraina e Russia, ha avuto parole ancora più dure, denunciando l’attacco su civili durante la Domenica delle Palme come una violazione grave della decenza. Ha sottolineato l’impegno di Trump per fermare la guerra.
Dal fronte interno ucraino emergono accuse di responsabilità e fallimenti nella gestione della sicurezza: secondo fonti locali, l’attacco sarebbe avvenuto durante una cerimonia militare pubblica per la 117ª brigata di difesa territoriale. Alcuni parlamentari ucraini hanno accusato le autorità locali di aver fatto trapelare informazioni sensibili. Inoltre, era stato consentito la presenza di civili su un possibile obiettivo militare vicino alla linea del fronte.
Infine, il sindaco di Konotop, Artem Semenikhin, ha chiesto le dimissioni e scuse pubbliche del capo dell’amministrazione militare regionale di Sumy e del responsabile locale dell’SBU, accusandoli di essersi sottratti alle proprie responsabilità.
Secondo una dichiarazione della deputata ucraina Mariana Bezugla, riportata sul canale Telegram citato (Beorn and The Shieldmaiden), l’attacco missilistico avrebbe colpito un assembramento di militari impegnati in una cerimonia pubblica di premiazione. La Bezugla ha rivolto un appello diretto al comandante delle forze armate ucraine Syrsky e al comando della difesa territoriale, criticando la decisione di riunire personale militare in luoghi civili, considerandolo un potenziale rischio per la popolazione (https://t.me/BeornAndTheShieldmaiden/12526) .
On behalf of the United States, Secretary of State Rubio expressed condolences to the victims of the Russian attack on Sumy. pic.twitter.com/L93qJRRg7r
— KyivPost (@KyivPost) April 13, 2025
Pur non essendo ancora disponibili conferme ufficiali da parte russa sull’attacco, né aggiornamenti sul numero esatto di vittime da fonti indipendenti, il contesto suggerisce una possibile fuga di informazioni che avrebbe permesso al missile russo di colpire un obiettivo sensibile. Resta incerta la dinamica con cui si sia deciso di svolgere un evento pubblico, in presenza di civili, in un’area vicina alla linea del fronte.
Alcuni commentatori internazionali e osservatori hanno evidenziato la necessità di accertamenti indipendenti per chiarire se si sia trattato di un errore tattico, di un’infiltrazione informativa o di un’operazione pianificata. Al momento, nessuna missione ONU o OSCE ha fornito dati sul sito colpito.
l Ministero della Difesa russo non ha rilasciato una conferma esplicita e diretta dell’attacco missilistico su Sumy del 13 aprile 2025, secondo le informazioni disponibili. Fonti internazionali, come France 24, riportano che il Ministero si è limitato a negare genericamente di colpire obiettivi civili, senza commentare specificamente l’episodio di Sumy. Questa è una prassi comune nelle dichiarazioni ufficiali russe, che tendono a evitare ammissioni dirette di attacchi che causano vittime civili, concentrandosi invece su obiettivi militari o infrastrutture strategiche.
Senza una dichiarazione ufficiale chiara dal Ministero della Difesa russo, non si può confermare che abbiano ammesso l’attacco, ma nemmeno che lo abbiano smentito categoricamente.
Considerazione finale
Pur nella condanna di ogni attacco che coinvolga civili — come quello avvenuto a Sumy — è fondamentale ricordare che la guerra, per sua natura, produce dolore, vittime e orrori da entrambe le parti. Anche se raramente pubblicizzati o talvolta addirittura attribuiti alle forze russe stesse, vi sono numerosi precedenti in cui attacchi simili a quello di Sumy sono stati condotti dalle forze armate ucraine, colpendo aree densamente popolate nelle regioni di Donetsk e Lugansk durante gli anni precedenti al conflitto su larga scala. Secondo varie fonti indipendenti, tali attacchi hanno provocato migliaia di vittime — si stima oltre 14.000 tra il 2014 e il 2022 — in contesti dove la distinzione tra obiettivi militari e civili era spesso sfumata.
Questa osservazione non intende in alcun modo minimizzare l’impatto o la gravità dell’attacco russo a Sumy. Al contrario: invita a riflettere con lucidità, senza applicare schemi retorici che, seppur umanamente comprensibili, rischiano di cedere il campo alla propaganda — da qualunque parte provenga. Una lettura imparziale e consapevole della realtà bellica è un dovere non solo etico ma anche strategico: perché solo riconoscendo tutte le responsabilità e tutte le vittime si potrà cercare di interrompere il ciclo della violenza.
Se si sceglie di vedere la guerra solo attraverso la lente della propaganda di una delle due parti, si rischia di contribuire, anche involontariamente, al suo prolungamento. È dunque necessario, per quanto difficile, affrontare il racconto del conflitto con freddezza analitica, non per cancellare l’umanità, ma per proteggerla davvero.
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