Sulle (diffuse) giustificazioni dell’uccisione del gen Suleimani

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Prima di addentrarci su cosa sia giusto o non giusto fare a secondo delle colpe che attribuiamo ai singoli individui, evidentemente si dovrebbe decidere ed essere concordi su regole che valgano per tutti. Ma non è così. Ciò che è stato rispettato persino nella seconda guerra mondiale oggi è diventato opinabile. Bisogna prendere atto che esiste una debolezza diffusa di misurare la gravità di assassini mirati extragiudiziali di funzionari statali in missione diplomatica. A un potere che usa false flag, sanzioni  e arbitrario uso della violenza, non si contrappone nulla giacchè anche la libertà di giudizio – che un tempo non era mai mancata ai senza potere -, sembra morta.

Non credevo fino ad oggi che una certa mentalità fosse penetrata così in fondo anche al mondo cattolico. Persino alcuni miei amici – generalmente equilibrati nei giudizi – giustificano l’assassinio di Suleimani con l’uccisione del contractor Usa. Tuttavia questa uccisione non è riconducibile a Kataib Hezbollah, come ha detto da subito il capo della polizia di Kirkuk. Inoltre gli attacchi di droni Usa a Kataib Hezbollah e a unità missilistica dell’esercito iracheno, sono avvenuti a 500 km dalla base Usa attaccata e in Siria e Iraq dove KH svolgeva funzione anti Isis transfrontaliero, e – importante – anche precedentemente all’episodio di cui si parla in questi giorni. Gli Usa hanno fomentato la guerra in Siria e sostengono che l’Iran è uno stato terrorista mentre sono alleati con i wahabiti. Questa è la misura.

Non possiamo non vedere come l’episodio dell’assassinio di Suleimani , generale iraniano e funzionario statale in missione diplomatica ufficiale in Iraq, sia una fragrante e grave violazione del diritto internazionale e crea un pericoloso precedente che non migliora la sicurezza per nessuno, anzi. Se non si guarda al diritto internazionale ma alle cause si scende in una spirale di violenza inarrestabile. Otremodo sbagliato svolgere analisi sulle cause quando l’illegalità diffusa in politica estera (come lo sfruttamento del petrolio siriano) pesa come un macigno. Non possono essere giustificate azioni illegali peraltro con accuse unilaterali.

Se poi vogliamo parlare di errori – ma senza retrocedere sulla condanna di azioni illegali (perché tali sono) – potremmo parlare di sanzioni, di uscita dall’accordo nucleare etc. (su cui , nel caso iraniano, esiste disaccordo anche con la UE). Gli Usa si sono spinti troppo in là. Possiamo pregare per la pace ma senza un chiaro giudizio che parta dalla dottrina sociale della Chiesa e dalla fede, che speranza abbiamo di essere ascoltati. Noi stessi alimentiamo l’ingiustizia nel mondo – a cominciare da me – ma la libertà che abbiamo , cambia il mondo. Io non sono nessuno per parlare di fede ma credo dobbiamo tenere a cuore lo scopo del nostro esserci ed al significato della vita, al suo valore per noi. I passi degli stati devono essere in qs direzione. Rispondono alla stessa legge.

patrizio ricci by @vietatoparlare

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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