Strali su Elon Musk, ma sta facendo un buon lavoro con il DOGE

Poco dopo il suo insediamento il 20 gennaio, il presidente Trump ha emanato un ordine esecutivo che ha trasformato lo United States Digital Service (USDS), creato da Obama, nel United States DOGE Service (USDS). Il Dipartimento di Giustizia ha chiarito in un documento ufficiale che, fin dalla sua istituzione nel 2014, l’USDS aveva collaborato con le agenzie federali per migliorare i sistemi informatici e la gestione dei dati. Con il nuovo ordine esecutivo, Trump ha ridefinito l’USDS come US DOGE Service.

Successivamente, Elon Musk è stato posto a capo del DOGE Service e, con il consenso di Trump, ha potuto ampliare il proprio team con 45 nuovi membri provenienti dalle sue aziende tecnologiche, ora passati a 100. Il personale del DOGE Service agisce rapidamente, superando i livelli intermedi dell’IT e ottenendo accessi privilegiati per modificare dati governativi senza significativi controlli. Hanno iniziato inoltre a impiegare l’intelligenza artificiale per analizzare i dati finanziari e rescindere contratti superflui o non essenziali per le operazioni federali. Nel giro di tre settimane, il servizio guidato da Musk ha seguito uno schema costante: insediare figure fidate nelle agenzie, ottenere il controllo dei dati sensibili e dirigere il flusso finanziario eliminando posti di lavoro e programmi non allineati agli obiettivi dell’amministrazione Trump.

Parallelamente, la Casa Bianca ha avviato una revisione di bilancio, ipotizzando tagli fino al 60% per alcune agenzie e dipartimenti, con l’obiettivo di sostituire il lavoro umano con l’automazione e ristrutturare il personale. È stato reso noto che metà degli immobili non militari potrebbero essere venduti. Inoltre, il capo ad interim della General Services Administration, Stephen Ehikian, ha anticipato significativi trasferimenti forzati per il personale, senza preavviso, con l’opzione di dimettersi ottenendo otto mesi di stipendio.

Queste azioni hanno provocato oltre 40 cause legali contro Trump e Musk. Avik Roy, della Foundation for Research on Equal Opportunity, ha osservato che le reazioni sono sproporzionate rispetto agli abusi di potere commessi anche dalle precedenti amministrazioni, come quelle di Obama e Biden. Parallelamente, il portavoce di CNN Scott Galloway ha invocato azioni legali contro Musk, definendo la sua iniziativa un colpo di stato.

Musk ha replicato pubblicamente chiarendo le misure adottate dal DOGE Service: richiedere la categorizzazione obbligatoria dei pagamenti governativi per facilitarne l’audit, imporre la motivazione per ogni pagamento, e applicare l’elenco “DO-NOT-PAY” per bloccare pagamenti fraudolenti. Ha denunciato l’inefficienza del sistema, rivelando che circa 100 miliardi di dollari annui venivano erogati a soggetti senza un numero valido di previdenza sociale, con una stima di frodi per circa 50 miliardi l’anno.

L’investitore Shervin Pishevar ha commentato che questo caos potrebbe essere il preludio di un nuovo ordine e di un cambio di paradigma, sottolineando l’impatto rivoluzionario della collaborazione tra Trump e Musk, definita una forza dirompente contro le strutture obsolete del potere. A riprova, il DOGE Service ha smantellato l’USAID, pubblicando una foto della sede svuotata con la frase di Kamala Harris: “Libero da ciò che è stato“.

Vedo parecchi commenti negativi su Musk, anche nell’informazione libera. Queste critiche nascono dalla preoccupazione per alcune sue ‘visioni’, in particolare per la sua postura ‘transumanista’ e l’eccessiva fiducia nelle innovazioni tecnologiche, che sfiora l’idolatria. Tuttavia, a mio avviso, tutto ciò può essere vero senza entrare in conflitto con il compito specifico che gli è stato assegnato, e che sta portando avanti in maniera impeccabile insieme ai suoi collaboratori. Non è certo una questione di poco conto: se l’obiettivo è sconfiggere lo ‘stato profondo’ e ripartire da nuovi presupposti, sarà una battaglia difficile, ma è chiaro che richiede rapidità e determinazione.

Per questo, non bisogna personalizzare eccessivamente il giudizio politico, che va espresso sui fatti senza demonizzare le persone, soprattutto quando simili severità non sono state riservate a Biden o ad altri. È una questione di lungimiranza: i cambiamenti passano spesso attraverso figure inattese, e sarebbe singolare pretendere di scegliere chi debba incarnarli.

Semmai, la mia preoccupazione riguarda il modo in cui Musk esprime i suoi giudizi, talvolta in maniera eccessivamente istintiva e, in alcune occasioni, quasi sovrapponendosi al Presidente. Questo comportamento comporta due rischi: il primo è quello di creare difficoltà a Trump nelle relazioni pubbliche; il secondo è quello di innescare un potenziale conflitto, sia personale che istituzionale.

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