Sovranità sanitaria svenduta? L’Italia e il silenzio sugli emendamenti al Regolamento dell’OMS

Come ha segnalato Andrea Caldart in un articolo pubblicato su Quotidianoweb, il 1° giugno 2024, durante la 77ª Assemblea Mondiale della Sanità, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha approvato una serie di emendamenti significativi al Regolamento Sanitario Internazionale (RSI) – il documento che disciplina il coordinamento sanitario globale in situazioni di emergenza. Secondo Caldart, l’Italia avrebbe accettato queste modifiche in totale silenzio, senza dibattito pubblico, senza consultazione parlamentare e senza sollevare alcuna obiezione.

L’autore ha denunciato il ricorso al cosiddetto “consenso tacito”, un meccanismo che consente l’approvazione automatica delle modifiche in assenza di opposizioni formali. In definitiva: Nessun voto, nessun dibattito pubblico, nessun coinvolgimento parlamentare. E soprattutto: nessuna obiezione da parte dell’Italia. Ma è davvero così? Ci troviamo di fronte a un atto procedurale di routine o a una preoccupante erosione della sovranità nazionale, mascherata da cooperazione sanitaria internazionale?

La procedura ha seguito la consueta prassi del “consenso”, che nella pratica si traduce in assenza di voto formale: se nessuno si oppone, le modifiche passano. Ma nel merito e nel metodo, quanto accaduto solleva questioni che vanno ben oltre i tecnicismi giuridici. Si è trattato davvero di un passaggio innocuo? O siamo davanti a una pericolosa erosione della sovranità nazionale sotto il mantello della cooperazione sanitaria internazionale?

Per rispondere a questa domanda, ho verificato i fatti consultando documenti ufficiali, fonti indipendenti e analisi giuridiche. Ecco, punto per punto, cosa è realmente accaduto e perché la questione merita attenzione e dibattito pubblico.


Cosa è stato approvato? Una riscrittura sostanziale del RSI

Secondo quanto riportato nella Risoluzione WHA77.17 (fonte OMS), sono stati modificati decine di articoli del Regolamento del 2005. Il numero di 29 articoli modificati, citato da alcuni osservatori, è plausibile anche se non ufficialmente confermato. Tra le principali novità:

  • introduzione del concetto di “emergenza pandemica” distinta da altre emergenze sanitarie pubbliche;
  • rafforzamento dei poteri del Direttore Generale dell’OMS nella dichiarazione delle emergenze;
  • nuovi obblighi di comunicazione, sorveglianza e risposta sanitaria per gli Stati membri;
  • misure di contrasto alla disinformazione sanitaria.

Si tratta di modifiche che non sono meramente tecniche, ma che incidono su scelte politiche e libertà fondamentali, aprendo scenari che meritano attenzione.


Violato l’articolo 55 del RSI? I dubbi sulla trasparenza

L’articolo 55 del RSI 2005 prevede che ogni emendamento debba essere notificato con almeno quattro mesi di anticipo rispetto alla sua discussione in Assemblea. Tuttavia, il testo finale degli emendamenti è circolato solo poche settimane prima dell’approvazione, come denunciato da diverse associazioni civiche (fonte: CHD Europe).

Anche se una bozza preliminare era stata condivisa già a novembre 2022, i negoziati sono proseguiti a porte chiuse fino ai giorni immediatamente precedenti l’Assemblea. Questo rende materialmente impossibile ogni discussione pubblica seria, sia nei parlamenti sia nei media. Siamo davanti a una prassi procedurale che, pur formalmente corretta secondo i regolamenti OMS, contrasta con ogni principio democratico di trasparenza e responsabilità.


Il meccanismo del “consenso tacito”: silenzio = assenso

Il punto più delicato è proprio questo: gli Stati membri che non sollevano obiezioni entro una certa data (19 luglio 2025 nel caso italiano) sono considerati automaticamente vincolati dagli emendamenti. Questo meccanismo è previsto dall’articolo 22 della Costituzione dell’OMS, ma nella sua applicazione concreta si rivela altamente problematico, perché priva i cittadini del diritto a un dibattito consapevole su decisioni che toccano la salute, la libertà e i diritti costituzionali.

Nel caso italiano, il governo non ha espresso riserve né ha attivato un confronto parlamentare. Né il Ministero della Salute né la Presidenza del Consiglio hanno reso noti commenti ufficiali sulla questione. Questo silenzio istituzionale è una forma implicita di consenso, che rischia di legittimare una cessione di sovranità senza passare dal vaglio democratico.


L’OMS può imporre misure? Formalmente no, ma di fatto sì

È vero che l’OMS non ha poteri coercitivi diretti sugli Stati sovrani. Tuttavia, gli emendamenti approvati rafforzano in modo significativo la sua autorità normativa e la capacità di pressione internazionale. Secondo il sito del governo svizzero (fonte), gli Stati mantengono formalmente il controllo sulle misure sanitarie interne.

Ma quando un’organizzazione come l’OMS definisce un’emergenza pandemica e raccomanda lockdown, vaccinazioni obbligatorie o restrizioni sui viaggi, la pressione politica e diplomatica che ne deriva è enorme, e difficilmente uno Stato può discostarsi senza ripercussioni.


Rischio democratico: la forma senza la sostanza

L’aspetto più inquietante è forse la normalizzazione della decisione senza rappresentanza. Una burocrazia sovranazionale non eletta — per quanto animata da buone intenzioni — non dovrebbe mai poter incidere sulle libertà fondamentali senza il filtro del dibattito parlamentare e dell’approvazione popolare.

Come ha scritto Caldart: “Se passa il principio che decisioni di portata globale possono essere adottate senza un voto, senza un dibattito, senza una presa di posizione pubblica, allora la democrazia è in coma.”


Cosa possiamo ancora fare

L’Italia ha tempo fino al 19 luglio 2025 per sollevare formalmente riserve sugli emendamenti. Se non lo farà, essi diventeranno automaticamente vincolanti. È dunque essenziale che la questione venga discussa pubblicamente e in Parlamento, al di là dei confini ideologici.

Occorre esigere trasparenza, coinvolgimento e salvaguardia della sovranità nazionale, soprattutto in un’epoca in cui l’emergenza rischia di diventare una condizione permanente.


Fonti e letture consigliate


Se il dibattito resta confinato a pochi blog o canali alternativi, il rischio non è solo la cessione di sovranità, ma l’assuefazione al principio che si possa decidere per tutti, senza rendere conto a nessuno.

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