La narrativa sui soldati nordcoreani a Kursk: un caso di propaganda e disinformazione mediatica?
In un primo momento, i principali media italiani avevano dipinto i soldati nordcoreani come figure tragiche e inadeguate, costrette dal regime di Kim Jong-un a combattere in terra straniera contro la loro volontà. Le narrazioni si basavano su testimonianze mai verificate e prive di evidenze concrete, dipingendo questi uomini come individui disperati, pronti a disertare ancor prima di raggiungere il fronte. L’immagine veicolata era quella di vittime inconsapevoli, private di qualsiasi agency, mandate al massacro senza un minimo di addestramento o motivazione, simboli di un regime dispotico che li avrebbe costretti a morire per una causa che non gli apparteneva.
Eppure, come spesso accade, questa costruzione narrativa è stata gradualmente contraddetta dagli stessi media che l’avevano inizialmente diffusa. A distanza di mesi, emergono nuove descrizioni completamente diverse, questa volta basate su presunte interviste a soldati ucraini e forze speciali, che raccontano di nordcoreani al fronte ben più agguerriti e preparati. Secondo queste nuove versioni, i soldati nordcoreani sarebbero figure temibili: combattenti determinati, pronti a morire pur di non farsi catturare, persino autoimmolandosi in situazioni disperate. Sky News ha riportato che le perdite ammonterebbero a circa 4.000 uomini su 11.000, e che, nonostante ciò, queste unità sarebbero meglio equipaggiate rispetto ai russi e dotate di una motivazione incrollabile. A quanto pare, i nordcoreani sarebbero stati ritirati temporaneamente dalla prima linea per riorganizzarsi in attesa di nuovi rinforzi.
Oggi il tema dei militari nordcoreani a Kursk è stato trattato, ad esempio, dall’agenzia Adnkronos, che ha pubblicato un approfondimento sulla misteriosa presenza di questi soldati in Russia. L’articolo descrive i militari nordcoreani come un’élite altamente addestrata, ideologicamente motivata e meglio equipaggiata rispetto ai soldati russi.
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Immagine dei soldati nordcoreani: vengono descritti come estremamente determinati, pronti a farsi esplodere piuttosto che arrendersi, e particolarmente attenti a studiare le battaglie per migliorare le proprie tecniche di combattimento.
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Equipaggiamento: sembrano ricevere un trattamento di favore rispetto ai soldati russi, con attrezzature migliori e messaggi motivazionali direttamente attribuiti a Kim Jong-un.
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Perdite e riorganizzazione: si parla di 4.000 perdite tra morti e feriti su 11.000 unità, con un successivo ritiro dal fronte per riorganizzarsi.
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Narrativa ideologica: i soldati portano con sé scritti motivazionali e canzoni patriottiche che ne rafforzerebbero la convinzione ideologica.
L’approfondimento completo qui.
Questa inversione di narrazione non può che sollevare interrogativi sull’obiettività e sull’affidabilità dei media italiani. Come si passa, nel giro di pochi mesi, dall’immagine di soldati incompetenti e costretti alla guerra a quella di combattenti eroici e motivati? È evidente come la retorica mediatica venga modellata per rispondere a precise esigenze propagandistiche, dipingendo nemici o alleati in base alla convenienza narrativa del momento.
Non si tratta solo di una contraddizione, ma di un ulteriore esempio di come i media mainstream, spesso schierati a favore di una specifica visione geopolitica, siano disposti a sacrificare il rigore giornalistico in nome della propaganda. La mancanza di verifiche sulle fonti e l’assenza di evidenze fotografiche o video contribuiscono a creare una narrazione di comodo, confezionata su misura per un pubblico già esposto a una visione monolitica del conflitto.
Il problema principale non è tanto il cambio di prospettiva, quanto l’assenza di trasparenza e il palese intento di manipolare l’opinione pubblica. Perché non ci sono mai state immagini a supporto della prima versione? Perché le testimonianze di soldati ucraini vengono accettate acriticamente, senza il minimo controllo incrociato? E soprattutto, come si conciliano le due narrazioni diametralmente opposte senza che alcun giornalista ponga domande scomode?
A peggiorare il tutto, i resoconti sono spesso accompagnati da dettagli talmente inverosimili che risultano più vicini alla fiction che alla cronaca. Racconti che oscillano tra l’assurdo e il ridicolo, pensati per alimentare una retorica emotiva ma privi di qualsiasi spessore fattuale.
Di fatto: ad oggi dei soldati coreani non abbiamo nulla. Ed ora con l’insediamento di Trump questi combattenti sono “improvvisamente scomparsi”: hanno combattuto, hanno combattuto e all’improvviso se ne sono andati. Quindi non c’è nulla da mostrare sul fatto che i soldati nord coreani ci siano mai stati. A Trump non si mostrerà nulla per ora, vedremo in futuro.
I dati sulle perdite nordcoreane comunque variano in modo sensibile a secondo delle fonti:
secondo gli analisti analisti presso l’Institute for the Study of War ( https://understandingwar.org/ backgrounder/russian-offensive -campaign-assessment-january-16-2025 ) entro aprile saranno morti tutti se continuano ad avere perdite a questo ritmo. Secondo l’intelligence sudcoreana e occidentale, 12mila soldati della RPDC sono stati trasferiti nella Federazione Russa e da novembre combattono nella regione di Kursk. Secondo ( https://www.dw.com/ru/seul-na-vojne-rossii-protiv-ukrainy-ubito-uze-300-soldat-kndr/a-71281165 ) Seul, a metà gennaio il gruppo aveva ha perso 300 persone uccise e 2.700 ferite. Mentre Zelenskyj ha annunciato ( https://www.pravda.com.ua/rus/news/2025/01/5/7492140/ ) perdite ancora maggiori: 3800 persone.
Ed ancora. secondo i disertori nordcoreani, in onda sul canale televisivo sudcoreano Canale A, hanno definito false le “prove” presentate dalla parte ucraina sulla presunta partecipazione di soldati della RPDC nel distretto militare settentrionale.
Per ora, le immagini relative ai 4.000 soldati nordcoreani caduti al fronte sono estremamente rare e di scarsa qualità. Tra queste, si segnalano due fotografie che mostrano (come di seguito), a sinistra, un uqello che si riferisce essere un assalto di massa da parte di soldati nordcoreani, mentre, a destra, un singolo soldato che verrebbe ripreso da un drone ucraino: