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Siria/Raqqa: la ricostruzione attinge dalla stessa logica che la guerra l’ha innescata

Raqqa è stata conquistata dalle Syrian Democratic Force (SDF) dopo 4 mesi di combattimenti e bombardamenti aerei americani . Ma le risposte alle esigenze del dopo guerra perseguono gli stessi obiettivi e la stessa logica che l'hanno procurata.

by Patrizio Ricci
25 Luglio 2020
in Post vari
0
Siria/Raqqa: la ricostruzione attinge dalla stessa logica che la guerra l’ha innescata

 di Patrizio Ricci

Sabato scorso è stata liberata RAQQA. Più dell’80% degli edifici è distrutto o inagibile, la maggior parte della popolazione è sfollata. La città definita ‘capitale dello stato Islamico’ da settimane non lo era più. La ‘capitale’ era stata infatti trasferita nella cittadina di Mayadin, questa è stata presa in soli 4 gg dall’esercito siriano il 16 ottobre, grazie all’aiuto determinante dell’aviazione russa. Per la cronaca nella fuga, i militanti dello stato islamico a Mayadin si sono lasciati dietro un arsenale immenso di armi occidentali, tale da soddisfare le esigenze dell’esercito siriano per lungo tempo.

Ma torniamo a Raqqa. I miliziani dell’ISIS sono stati lasciati andare con le loro famiglie verso Deir Ez Zor, grazie ad un accordo con gli Stati Uniti e gli alleati. La conquista in sostanza è stata delle rovine.

“More than 80 percent of the city is estimated to be uninhabitable as a result of fighting,” says UN about Raqqa. https://t.co/WUu0kfWNVb

— nafuraminalnar (@nafuraminalnar) 18 ottobre 2017

#Syria Video shows extent of Destruction in #Raqqa City. Level of destruction is at par with Mosul or maybe worse.pic.twitter.com/MWspKD5RS5

— Battles Studies (@BattlesStudies) 19 ottobre 2017
Della distruzione purtroppo si sapeva: la città è stata rasa al suolo come Mosul. Nota amara,  senza l’eco mediatico accusatorio degli ‘assedi siriani’ alle proprie città infestate dai radicali jihadisti’. Ma in tutti i modi è cronaca passata, una bruttissima pagina dell’informazione ( ce ne saranno purtroppo altre…). Tuttavia, quello che si sta progettando sulle rovine ancora fumanti è peggio. Il vizio delle oscure trame che chiamano ‘politica’ riprende.

Una visita inattesa quella avvenuta l’indomani della liberazione: Brett McGurk, il coordinatore americano per la lotta contro lo stato islamico (che già ha fatto una serie di incontri con i capi tribù locali per promettere prebende in cambio di schierarsi contro Assad) ha portato con sé il ministro saudita Thamer al-Sabhan (ex ambasciatore in Iraq) e ha organizzato tre incontri con i capi tribali per la ricostruzione. Lo scopo. dividere, corrompere affinché la vita non ricominci. Le aspirazioni di ogni uomo non contino e non prevalgano. Ma che vinca l’ambizione, il settarismo, l’odio, l’interesse.

Brett McGurk visited Ayn Issa today with the Saudi minister Thamer al-Sabhan (former Ambassador to Iraq) & joined 3 different meetings.#R24

— Raqqa24 (@24Raqqa) 17 ottobre 2017
In sostanza, l’Arabia Saudita sta cercando di incunearsi in una situazione di distruzione totale promettendo soldi e supporto. Non è difficile immaginare cosa ha chiesto in contraccambio. Come ha già fatto in una precedente esperienza in Iraq, il ministro saudita è un uomo animato da un odio inveterato per gli sciiti e sicuramente baserà i suoi argomenti e la sua azione politica in Siria proprio su questi sentimenti di discordia.

Thamer al-Sabhan All’incontro era presente anche un giornalista pro-curdo, Wladimir Genburg, che collabora con MEE, Aranews ed altre testate. Durante gli incontri è stato proposto :“Forniremo assistenza e prenderemo il comando nelle operazioni per portare acqua, elettricità e tutto ciò”, ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Heather Nauert ai giornalisti. “Ma alla fine la governance di Siria è qualcosa che ritengo sia di interesse per tutti i paesi . ” (Arret Sur Info) .

Ciò è estremamente grave, perché quello che si sta cercando di fare è impedire che il governo siriano riprenda possesso amministrativo di quel territorio, generando nuovi conflitti. E’ chiaro che la sola cosa che doveva fare gli Stati Uniti, è lasciare il paese e lasciare al governo siriano l’amministrazione del suo territorio. In alternativa proporre una conferenza per la ricostruzione mettendo al centro comunque il diritto dello stato siriano.

Tra l’altro questa iniziativa è stata proposta appena ieri dai russi. Evidentemente la ricostruzione è un pretesto, una lusinga. In realtà si vuole introdurre un nuovo seme di discordia. Questo avviene mentre c’è un Centro di Riconciliazione Nazionale gestito dai russi che sta facendo esattamente l’opposto affinché la Siria torni – per quando possibile – libera nella sua diversità. Da notare che Thamer al-Sabhan è stato introdotto dagli Stati Uniti che così si sta sempre più rivelando il vero pericolo per le popolazioni del medioriente insieme ad Israele. Naturale che il pericolo è riferito alla politica e non al popolo americano o israeliano.

retrieved from: http://www.lplnews24.com/2017/10/siriaraqqa-la-ricostruzione-attinge.html.

Patrizio Ricci

Associato alla Freelance International Press (FLIP), Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Cofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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