SIRIA – Proteste della folla contro pattuglia USA, la pattuglia spara

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Esecrabile incidente ad un posto di blocco dell’esercito siriano nel villaggio nel villaggio di Kherbet Amo nelle vicinanze di Qamishli,  una città della Siria del nord-est al confine con la Turchia, adiacente alla città turca di Nusaybin e vicino all’Iraq.

Così la dinamica degli avvenimenti: ieri una pattuglia USA  composta da 4 veicoli corazzati Oshkosh L-ATV è stata fermata ad un posto di controllo governativo detenuto dalla National Defence Force siriana (NDF) ovvero comandi di autoprotezione locali controllati e dipendenti dal governo siriano.

La pattuglia americana invece era formata da militari della Guardia Nazionale provenienti dalla Carolina (riservisti) . I 4 mezzi  mezzi blindati che componevano il convoglio non erano dotati del sistema CROWS.

Dalle informazioni in mio possesso la pattuglia USA ha insistito per proseguire, mentre la parte siriana lo ha escluso categoricamente. Successivamente uno dei mezzi USA in manovra si è impantanato. Questo probabilmente ha fatto rimanere la pattuglia USA sul posto più del dovuto , favorendo l’assembramento di gente esasperata per la presenza USA, l’appoggio ai curdi e la discriminazione alla popolazione araba, nonché lo sfruttamento delle risorse siriane nella zona.

Per una migliore comprensione del motivo per cui le forze siriane hanno rifiutato il passaggio, c’è da considerare che allo stesso modo, gli stessi USA impediscono ai mezzi governativi e russi di proseguire su territorio siriano ove ritengono che sia territorio ‘made in US’ solo perché vi hanno apposto la bandiera americana.

La richiesta dell’NDF era quindi categorica: non proseguire. A questa richiesta i mezzi statunitensi prima invertono la rotta, poi dopo circa 3,5 km tornano indietro e decidono di passare lo stesso ma transitando in una strada alternativa, ovvero nel paese. Qui vengono bloccati da altri militari siriani e dalla cittadinanza.  L’insistenza ha ulteriormente acceso gli animi dei civili intervenuti, fin quando uno di essi ha divelto una bandiera americana da uno dei mezzi. In un filmato si vede che l’equipaggio di uno dei mezzi USA si scalda parecchio ed è particolarmente offeso da questo gesto.

I vari spezzoni dei filmati non permettono di risalire esattamente alla dinamica. Prima si vedono i mezzi USA, poi i soldati USA che scendono dai mezzi con armi in pugno ma con la canna bassa. Successivamente si notano gli stessi mezzi colpiti da una fitta sassaiola, poi i colpi dai blindati e immediatamente, alcuni colpi di AK da parte di civili, in risposta.

Dalle limitate  immagini video non si notano persone a terra ma alla fine il Centro Russo ha divulgato questo bollettino:

Alle 10:30 del 2020 febbraio 12 [una pattuglia russa] si trova nella zona del villaggio di harbat-Hameau, situato ad est della città della rovincia di Qamyšly. Qui le forze di governo della Repubblica araba siriana hanno fermato alcuni mezzi forze armati degli Stati Uniti . C ‘ è stato un conflitto tra i militari statunitensi e la popolazione locale, il che ha portato alla reazione degli Stati Uniti per reprimere i civili. Un residente locale è rimasto ferito. Un altro, un bambino di 14 anni Faisal Khalid Muhammad – è morto. E ‘ stato solo grazie agli sforzi delle truppe russe arrivate sul posto che si è potuto prevenire un’ulteriore escalation del conflitto con i residenti locali e per far sì che le forze armati degli Stati Uniti proseguissero verso la location nell’area della provincia del centro abitato di Hasakah .

A giudicare da una delle foto sui mezzi USA è stato gettato di tutto, sulla foto che segue sulla torretta 14 punti di impatto solo da questo lato. Difficile che però si tratti di fori di proiettile, dato che i proiettili di AK penetrano 3″/8″, inoltre la rosa è troppo ristretta. Più probabilmente gli unici proiettili sono stati sparati successivamente alla reazione USA, dato che se questi fossero stati sparati quando i soldati USA  erano a terra e quindi allo scoperto, le conseguenze sarebbero state davvero disastrose.

Nei filmati ad un certo punto si sentono colpi di mitragliatrice pesante e colpi di arma automatica. Subito dopo si vedono almeno un paio di uomini in borghese che sparano in direzione dei mezzi statunitensi.

Quando si vedono civili sparare, questo avviene per meno di un minuto. Quindi da quel video non possiamo sapere quanti colpi sono stati sparati, quanti mancati, da chi sono stati sparati  quindi è quasi inutile speculare.

Mentre questo avviene, i  militari russi si allontanano a qualche centinaio di metri. Sul posto è presente un giornalista siriano che riprende parte della scena. Quindi i mezzi USA vanno via seguiti da una fitta sassaiola. Durante le scene concitate, si nota una bottiglia molotov o qualcosa di incendiario dare inizio ad un piccolo incendio, su una delle pareti di uno dei blindati (la stessa cosa accaduta ai mezzi russi e turchi molte volte nelle loro pattuglie in Rojawa). Subito dopo un uomo gli butta a lato un secchio che sembra letame.

 torretta MRAP statunitense dopo l'incidente
torretta MRAP statunitense dopo l’incidente

Non è possibile individuare dai filmati cosa abbia causato una reazione così estrema da parte dell’equipaggio di uno o più blindati.

Non è escluso che i militari USA abbiano perso la testa e abbiano reagito emotivamente, visto che uno di essi ha riportato leggere scalfiture. Una reazione eccessiva, forse dovuta a scarso addestramento, forse perché erano isolati, forse ha contribuito la presenza di un qualche elemento particolarmente minaccioso.

La situazione ovviamente era minacciosa. Ma si poteva prevenire un esito drammatico evitando errori clamorosi. Anche nella ipotesi che il primo colpo sia stato sparato da qualcuno tra la gente, se era solo solo il fuoco di un AK , non si può sparare nel mucchio e rischiare di falciare un sacco di civili perché il mezzo blindato è stato colpito. E’ anche vero però che a giudicare dai colpi sparati dai mezzi USA , se tutti fossero stati indirizzati contro i civili, le vittime sarebbero state molto di più.

E’ da notare che in uno dei filmati infatti si vedono i soldati americani che escono dai blindati per parlare con la popolazione. Mentre questo avviene, i militari siriani cercano di calmare la gente e lo stesso fa una pattuglia russa (mista di forze speciali russe e polizia russa), arrivata sul posto. I civili con le armi in uniformi sui ‘generis’ erano delle NDF siriane e quindi governativi, legittimati a detenere il posto di blocco.

Gli USA non hanno effettuato il bombardamento aereo (un F35 era già visibile nei filmati e volteggiava in attesa in quota), che certamente sarebbe avvenuto se la pattuglia non fosse riuscita a svincolarsi.

Un altro elemento significativo fornito dalla documentazione è che uno dei mezzi USA era impantanato: è stato aiutato dai russi sia per uscire fuori dal fango e sia per convincere la gente a farsi da parte e far ripartire il convoglio.

Le versioni sul civile ucciso sono discordanti, una dice che si tratti di un quattordicenne, un’altra dice che si tratti di un ventiduenne. In realtà sembra si tratti di un ventiduenne mentre il quattordicenne potrebbe essere un altro civile ferito di cui parla la cronaca.  E’ chiaro che la pattuglia USA ha commesso un primo errore grave che è stato quello di non andare via subito ed invece insistere di proseguire; il secondo errore è stato quello di raggruppare i mezzi  così vicini fino a non riuscirli più a manovrare (ed addirittura di impantanarne uno). Evidentemente bisognava mandare un solo mezzo in avanscoperta a parlare a distanza di sicurezza e gli altri dovevano rimanere indietro.

In condizioni normali  la vicenda meriterebbe l’apertura di una indagine approfondita per risalire alle precise responsabilità  individuali.

@vietatoparlare

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nota : il CROWS consente a un equipaggio di utilizzare l’arma sopra il veicolo senza dover lasciare il veicolo ed esporsi al fuoco vivo.

Donald Trump ha chiarito il motivo per cui le truppe USA sono in SIRIA (MINUTO 0,32): https://www.youtube.com/watch?v=k-7ngCCxSeo&feature=youtu.be
Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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