Siria Post-Assad: tanti morti e distruzione per partorire un topolino?

Con la caduta forzata di Bashar al-Assad e l’ascesa al potere della cosiddetta “opposizione siriana”, dominata dal gruppo islamista radicale Hay’at Tahrir al-Sham (HTS) guidato da al-Jolani, la Siria affronta una fase di cambiamenti radicali e altamente instabili. Gli sviluppi interni ed internazionali riflettono un panorama complesso e frammentato.

Resistenza e cedimento delle forze governative

La 25ª Divisione forze speciali dell’esercito arabo siriano (SAA) è stata tra le poche unità a opporre una resistenza significativa contro HTS, soprattutto nella regione di Hama. A fianco delle forze governative si sono schierati contingenti di combattenti sostenuti dall’Iran. Tuttavia, la strategia complessiva dell’SAA ha mostrato segnali di cedimento deliberato.

Un episodio emblematico si è verificato a Homs, dove Hezbollah, prevedendo un attacco imminente, ha inviato migliaia di combattenti per difendere la città. Nonostante ciò, l’Alto Comando dell’SAA ha ordinato il ritiro di queste forze nelle retrovie, lasciando il controllo a unità regolari che, su ordini superiori, hanno abbandonato le postazioni senza combattere. Questo ha portato Hezbollah e la 25ª Divisione a ritirarsi strategicamente verso il confine libanese e altre regioni periferiche.

Interventi internazionali e nuovi equilibri geopolitici

Gli Stati Uniti sono stati accusati di un ruolo cruciale nella caduta del regime di Assad. Il politologo John Mearsheimer sostiene che la Casa Bianca e la CIA abbiano attivamente indebolito l’esercito siriano, favorendo l’ascesa dell’opposizione armata. Nel nord-est della Siria, le forze curde filo-americane gestiscono prigioni con circa 9.000 combattenti dell’ISIS, mentre gli Stati Uniti continuano ad effettuare attacchi aerei per contenere la minaccia jihadista.

La Russia, dal canto suo, ha cercato di salvaguardare i propri interessi strategici. Fonti vicine ai negoziati indicano che Mosca ha raggiunto un accordo con HTS per mantenere le sue basi militari nel porto di Tartus e nella provincia di Khmeimim, fondamentali per il controllo delle rotte mediterranee e per il supporto logistico alle operazioni in Africa.

Una realtà incerta per le minoranze cristiane

A Damasco, la vita sembra lentamente tornare alla normalità. Tuttavia, questa apparente calma nasconde profonde tensioni. Numerose esecuzioni pubbliche e linciaggi di sostenitori del vecchio governo, alawiti e altri oppositori del nuovo regime, stanno lacerando il tessuto sociale. Mirella Abu-Shanab, una cristiana di Damasco, ha raccontato come per la prima volta nella sua vita le sia stato chiesto se fosse alawita, cristiana, drusa o sciita, segno di una frammentazione confessionale senza precedenti.

Il leader di HTS, Mohammad al-Jolani, ha una lunga storia di affiliazione con gruppi terroristici. Entrato in Al-Qaeda nel 2003, è stato incaricato da Abu Bakr al-Baghdadi di formare una fazione jihadista in Siria, dando vita al Fronte al-Nusra. Nonostante il rebranding come HTS, il gruppo rimane legato all’estremismo islamista. Stati Uniti e Turchia continuano a classificarlo come organizzazione terroristica.

Promesse di tolleranza

HTS ha cercato di rassicurare le minoranze religiose. In un incontro ad Aleppo, i leader del gruppo hanno promesso rispetto e protezione ai vescovi cristiani locali. Il Cardinale Mario Zenari, Nunzio Apostolico in Siria, ha dichiarato:

Grazie a Dio questa transizione è avvenuta senza spargimento di sangue. Ci auguriamo che le promesse di tolleranza vengano mantenute.”

Alcuni cristiani di Aleppo hanno confermato che i ribelli hanno adottato atteggiamenti concilianti. Tuttavia, organizzazioni come Christian Solidarity International (CSI) rimangono scettiche, evidenziando l’ideologia estremista e la storia violenta di HTS.

Episodi di violenza contro i cristiani

Nonostante le promesse, continuano a emergere testimonianze di violenze settarie. Video diffusi online mostrano esecuzioni sommarie ci civili e di militari dell’esercito siriano, questo nonostante la grazia generale concessa da HTS. La giornalista Vanessa Beeley e il reporter Max Blumenthal hanno documentato saccheggi e profanazioni di chiese, tra cui la distruzione della chiesa greco-ortodossa di Santa Sofia nella provincia di Hama.

Secondo il Catholic Herald, HTS applica la Sharia, tollerando i cristiani come cittadini di seconda classe e vietando la conversione al cristianesimo.

Il ritorno dei rifugiati e le sfide future

La caduta di Assad sta spingendo molti rifugiati siriani in Turchia a considerare il ritorno nel loro paese, nonostante le difficoltà legate a infrastrutture carenti e un governo instabile. In Europa, specialmente in Germania, si sta valutando di incentivare il ritorno dei rifugiati. Questo potrebbe aumentare le tensioni e complicare ulteriormente la ricostruzione del paese.

Considerazioni

La Siria post-Assad è una nazione in transizione, oggi alle prese con gravi problemi economici, profondamente divisa e segnata da incertezza e conflitti. È inoltre da notare che, per migliorare l’immagine del potere attuale jihadista di Damasco, i media stanno demonizzando il precedente regime Ba’ath anche nel periodo sotto la guida di Assad.

L’assurdità di tale atteggiamento è ben riassunta nell’attribuire ad Assad la grave crisi economica attuale, ignorando le pesantissime sanzioni economiche inflitte dall’Occidente al paese. Tali sanzioni hanno colpito tutti i settori della vita sociale, inclusi i materiali da costruzione e quasi ogni altra attività economica.

Mentre le potenze regionali e globali competono per influenzare il futuro del paese, il popolo siriano continua a subire le conseguenze di un conflitto devastante. Resta da vedere se la nuova leadership sarà in grado di mantenere le promesse di tolleranza e ricostruzione, o se il paese rimarrà intrappolato in una spirale di violenza e divisioni confessionali.

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