Siria – La Turchia mente sugli accordi presi con la Russia

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Negoziati russo turchi falliti. La Turchia non si rassegna: la situazione doveva essere tenuta destabilizzata fino al totale collasso dello stato siriano. Ed agli appunti della Russia, si arrabbia forte dei suoi alleati.

I colloqui tra Turchia e Russia tenuti oggi a Mosca, pur se hanno lasciato aperta una linea diplomatica, hanno lasciato le due parti ognuno sulle proprie posizioni. Ankara – nella persona del portavoce del presidente turco, Ibrahim Kalyn- lo dice chiaramente: “I negoziati si sono svolti presso la nostra sede ad Ankara, quindi la nostra delegazione è andata a Mosca. Al momento, non hanno dato un risultato che ci soddisfacesse ”.

In altri termini, la Turchia è ferma sulle proprie posizioni: pretende ancora che le truppe siriane si ritirino e ritornino dietro ai posti di osservazione turchi.  Naturalmente, la reiterazione di tale richiesta  da parte turca, non poteva trovare che il netto rifiuto della Russia la quale ha fatto notare che la Turchia richiama a sproposito gli accordi di Astana e di Sochi .

In realtà, tali accordi sono chiari chiari e non fraintendibili. Come viene mostrato nella mappa che vedete qui di seguito, essi consentono alle forze turche di entrare in Siria solo fino a 5 km dal confine siriano-turco mentre i posti di osservazione (P.O.) – gli unici autorizzati ad essere posizionati in profondità in territorio siriano – dovevano avere la funzione di controllare le milizie autorizzate a permanere e disarmare al Qaeda, non certo operare affinchè le milizie jihadiste potessero lanciare attacchi.

Ma non è tutto: la Turchia non si è limitata a detenere i posti di osservazione previsti, che sono gli unici avamposti che poteva posizionare, ma ne ha costruiti altri, posti in profondità in territorio siriano. Quest’ultimi – che Ankara si ostina a chiamare ‘posti di osservazione’ ( P.O.) – sono del tutto illegali e servono solo come utile espediente per ostacolare l’esercito siriano.

Riassumendo: la Turchia non ha mai svolto il compito previsto dagli accordi di Sochi che è il disarmo dei terroristi, la de-escalation e favorire  la stabilità, la riunificazione e la ripresa del paese – ma ha pensato solo a rafforzare le milizie filoturche (SNA) e al Qaeda (al Nusra/Tharir al Sham) per far loro proseguire la guerra e le aggressioni, senza soluzione di continuità. 

In realtà ciò che è accaduto con l’offensiva siriana, è esattamente quanto previsto: in applicazione degli accordi di Sochi e Astana era stabilito che se la sicurezza dei centri residenziali civili e delle vie di facilitazione non fosse stata garantita, l’esercito siriano avrebbe potuto legittimamente intraprendere il ripristino della sicurezza con la forza.

Inoltre è da notare che l’indisponibilità delle due grandi vie di comunicazione M4 e M5 – anche se la Turchia finge di non capire – non è stata casuale ma risponde ad un preciso scopo: a dirlo non è una fonte pro-Assad: a dire di quale scopo si tratta è un giornale  turco. Erdogan legga almeno i suoi  giornali!

Giornale turco: “La situazione doveva essere tenuta destabilizzata fino al totale collasso dello stato siriano”

Vediamone i particolari: mercoledì  TRT World – che precisamente è un media statale turco –  ha descritto l’autostrada M5 come ”  la chiave per il controllo della Siria  “.
Il testo così recita:

“  L’autostrada M5 è anche essenziale per collegare la Siria al confine giordano e, in tempi recenti, alla città di Gaziantep, nel sud della Turchia, un centro industriale e un centro di importazione ed esportazione. … Funzionando come la spina dorsale della rete stradale nazionale, la M5 … è di importanza economica in quanto collega la città di Aleppo, che era la capitale industriale, a Damasco e continua anche al confine meridionale che era l’autostrada principale per il commercio di transito.

L’autostrada M5 ha altre estensioni critiche al porto di Tartus, che ospita l’unica base navale russa nel Mediterraneo, e a Latakia, sede del clan della famiglia Assad e della più grande stazione di intercettazione russa in fuori dal suo territorio …

La recente offensiva del regime di Assad e l’acquisizione di Saraqib, una città all’incrocio tra M4 e M5 nella provincia di Idlib, è stata  un colpo strategico. Non solo il regime ha aperto una parte critica dell’autostrada M5 che porta al nord di Aleppo, ma [Sspinge] anche a ovest dell’autostrada M4 che porta a Jisr Al Shughur, una delle più grandi città della provincia di Idlib che è ancora sotto controllo dei ribelli da lì a Latakia. Al di là dell’importanza strategica dell’autostrada per i ribelli anti-regime, controllare la M5 avrebbe comportato il collasso fisico dell’autorità del leader del regime siriano Bashar al Assad  ”.

Se ancora ce ne fosse bisogno, ecco allora chiaro il motivo di tanto appoggio alle milizie jihadiste da parte della Turchia. Secondo Ankara, la Siria e la Russia avrebbero dovuto prestarsi a tale gioco. E’ plausibile che lo facessero!?

Per l’Europa sì, Norbert Röttgen, capo del comitato di politica estera del Bundestag, ha chiesto l’istituzione di nuove sanzioni contro Mosca. La portaerei francese è a largo della Siria con il chiaro compito di mostrare i muscoli e forse di più; tentativi di risoluzioni per ostacolare la fine della guerra sono messi continuamente in atto nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Inoltre, Ankara sta passando ingenti quantitativi di armi moderne ai terroristi di al Qaeda.

Paradossalmente i media – pur di non contravvenire alla loro narrativa distorta – non menzionano la liberazione completa di Aleppo, appena avvenuta: questa è la misura attuale dell’umanitarismo “strategico” a due pesi e due misure. E’ un atteggiamento schizofrenico che nota anche padre Firas che notoriamente evita di esprimersi sulle questioni poltiche.

@vietatoparlare

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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