SIRIA – La Turchia delimita le aree occupate e costruisce una barriera di 230 Km

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La Turchia ha terminato la costruzione di un muro che delimita le aree occupate con il restante territorio siriano. La barriera ha con una lunghezza di 230 km in territorio siriano, e separa completamente le aree occupate. L’amministrazione Autonoma nel cantone di Girê Spî (Tel Abyad) ha detto che la costruzione esprime più che eloquentemente “le intenzioni maligne e di annettere le regioni siriane alla Turchia”.

Questo il commento dell’agenzia ANHA News:

(…) Per un anno i corrispondenti della nostra agenzia hanno monitorato lo scavo di trincee da parte della Turchia e dei suoi gruppi mercenari lungo le linee di contatto nell’area tra Girê Spî/Tal Abyad e Serêkaniye/Ras al-Ain e lungo la strada internazionale M4.

L’occupazione turca ha posto fine alla costruzione di 20 basi militari nelle aree occupate della Siria settentrionale e orientale, in particolare alla periferia della città di Ain Issa, dotate di torri di avvistamento e vigilate da carri armati e sistemi radar per la difesa aerea contro i droni.

Al-Monitor ha riferito che le forze di occupazione turche hanno scavato una trincea di 230 chilometri in profondità nel territorio siriano, lungo la strada internazionale, che collega le basi militari. Con il pretesto di mettere in sicurezza le aree occupate dalla Turchia dagli attacchi delle forze democratiche siriane.

Alla luce dei discorsi dello stato turco sugli attacchi delle SDF, lo scorso anno 48 villaggi nel nord e nell’est della Siria sono stati oggetto di bombardamenti di missili e artiglieria turchi e infiltrazioni di gruppi mercenari, questi hanno massacrato dozzine di civili. In particolare, il “massacro di Safwaiyah ad Ain Issa” e lo sfollamento di 12 villaggi, descrivono il grado di efferatezza delle operazioni dei mercenari filo-turchi.

In un’intervista condotta dalla nostra agenzia, Hazza Muhammad, vice copresidente del Consiglio esecutivo del cantone Girê Spi/Tal Abyad ha affermato che “lo stato turco, con il pretesto della zona di sicurezza, cerca uno schema scaltro per annettere aree siriane alla Turchia”.

Ha aggiunto: “La presenza dell’occupazione turca è fonte di preoccupazione per ogni cittadino siriano. Le intenzioni turche sono state esposte a tutti i siriani. Lo stato turco tratta le aree occupate come regioni turche e il processo di scavo delle trincee descrive nient’altro che nuovi confini arbitrari, e mostra le ambizioni turche sui confini.”

Lo Stato turco cerca di legittimare la sua occupazione delle terre siriane, costruendo confini artificiali e separando completamente le aree settentrionali della strada internazionale da quelle meridionali, posizionando bandiere turche nei villaggi situati sulla strada internazionale M4.

Hazza Mohammed ha ritenuto la comunità internazionale e le forze “garanti” in Siria responsabili dei crimini e delle violazioni commesse dalla Turchia e dai suoi gruppi mercenari nella regione, ed ha osservato che la soluzione è il ritiro permanente della Turchia dal territorio siriano.

Oltre alle aree occupate dalla Turchia ad Afrin e nelle aree a nord di Aleppo, e le aree di Serêkaniyê/Ras al-Ain e Girê Spî/Tal Abyad, circa 95 villaggi nel nord-est della Siria – secondo l’Organizzazione per i diritti umani – le regioni di Jazeera e dell’Eufrate, hanno perso parte delle loro terre agricole, stimate in 27.033 dunum durante la costruzione del muro di separazione dello stato turco sul confine.

UN – ANHA (https://www.hawarnews.com/en/haber/by-length-of-230-km-turkey-builds-borders-in-depth-of-syria-h27974.html)

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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