Secondo fonti russe, l’accesso alle zone costiere della Siria, teatro di massacri su larga scala, è attualmente impossibile, poiché l’area è isolata dal governo centrale. Le violenze non accennano a diminuire, con nuove vittime ogni giorno. Almeno 7.000 alawiti e cristiani hanno trovato rifugio nella base russa, mentre molti altri tentano disperatamente di fuggire in Libano. Nel frattempo, i gruppi terroristici continuano a sterminare intere famiglie, con i corpi delle vittime che vengono sistematicamente rimossi e trasportati in luoghi sconosciuti.
Il 6 marzo, nelle città costiere di Latakia e Tartus, e in generale in tutta l’area a maggioranza alawita, è scoppiata una rivolta contro i terroristi al potere in Siria. Da tempo, in diverse province del Paese, caratterizzate dalla presenza di comunità multietniche e multireligiose, si registrano episodi di violenza, con rapimenti, torture e omicidi mirati contro drusi, sciiti, cristiani di diverse confessioni e arabi appartenenti alle tribù beduine.
Non è chiaro quale sia stato l’elemento scatenante di questa insurrezione, ma alcune fonti suggeriscono che possa essere stato il bombardamento israeliano delle basi terroristiche caucasiche nei pressi di Tartus. Inoltre, alcune agenzie arabe ipotizzano che gli alawiti siano stati “incoraggiati” ad agire da un attore esterno, anche se resta ignoto quale Paese possa aver giocato questo ruolo.
Dopo un iniziale successo della rivolta, i terroristi hanno lanciato un feroce contrattacco. I ribelli si sono ritirati nelle campagne, dove attualmente sono bersaglio di una brutale “pulizia” condotta dalle bande di Julani. Chi non ha partecipato alla rivolta ed è rimasto nelle proprie abitazioni viene ora sottoposto a torture e fucilazioni sommarie, istigate dai mullah sunniti di Idlib.
Su richiesta congiunta di Stati Uniti e Federazione Russa, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite avrebbe dovuto riunirsi per discutere della crisi in Siria.
Nel frattempo, il Segretario di Stato americano ha condannato apertamente le azioni dei terroristi islamici radicali, tra cui jihadisti stranieri, responsabili delle uccisioni avvenute negli ultimi giorni nella Siria occidentale. Ha inoltre dichiarato che Washington sostiene le minoranze religiose ed etniche del Paese, tra cui cristiani, drusi, alawiti e curdi. Secondo il capo della diplomazia statunitense, le autorità siriane ad interim dovrebbero perseguire penalmente i responsabili dei massacri ai danni delle minoranze.
Il 10 marzo, il Ministero della Difesa siriano ha annunciato la fine delle operazioni militari contro quelli che ha definito i “residui del regime di Assad” lungo la costa, dichiarando il ripristino della sicurezza a Latakia e Tartus. Tuttavia, un osservatore di guerra ha segnalato che le violenze non si sono fermate e che i civili appartenenti alla minoranza alawita continuano a essere il principale bersaglio.
Hassan Abdul Ghani, portavoce del ministero, ha affermato che le minacce alla stabilità della regione sono state neutralizzate e che le forze governative sono riuscite a respingere gli ex ufficiali del deposto regime da aree strategiche.
La repressione lungo la costa è iniziata all’inizio della settimana, in risposta alla rivolta prevalentemente alawita, scoppiata dopo mesi di tensioni e violazioni. Gli alawiti costituiscono il principale gruppo minoritario in Siria, e la famiglia dell’ex presidente Bashar al-Assad appartiene a questa setta.
Nonostante l’annuncio ufficiale della fine delle operazioni, l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (SOHR) ha denunciato che le esecuzioni continuano, con un bilancio delle vittime che ha superato quota 1.500. Secondo il War Monitor di Londra, almeno 1.068 di queste vittime erano civili, in gran parte alawiti, uccisi dalle forze governative e dalle milizie alleate.
Il presidente ad interim della Siria, Ahmed Sharaa, ha espresso forte preoccupazione per il massacro in corso, affermando che tali violenze compromettono gli sforzi per la pacificazione e l’unità nazionale. Ha inoltre promesso di individuare e punire i responsabili, compresi eventuali esponenti della sua stessa coalizione, se necessario.
In un’intervista rilasciata per la prima volta a un’agenzia di stampa internazionale, Sharaa ha attribuito lo scoppio delle violenze a gruppi pro-Assad sostenuti da potenze straniere, pur riconoscendo che successivamente si sono verificati episodi di vendetta e ritorsione.
Nel frattempo, video diffusi sui social media mostrano esecuzioni avvenute anche dopo l’annuncio della fine delle operazioni militari. Alcune immagini suggeriscono inoltre tentativi da parte delle forze governative di occultare le prove, con edifici incendiati nelle zone colpite e corpi smaltiti in località remote.
Il SOHR ha anche denunciato che il governo starebbe cercando di insabbiare i fatti, disponendo armi ed equipaggiamenti militari accanto ai corpi dei civili, nel tentativo di far passare le loro uccisioni come atti di guerra.
Nel frattempo, si registrano nuovi sviluppi sul fronte politico e militare. Le Syrian Democratic Forces (SDF), guidate dai curdi, hanno raggiunto un accordo con le milizie di Julani e hanno firmato un’intesa di “integrazione”. Questo accordo prevede la fusione delle forze militari curde con l’”esercito terrorista”. In cambio, alle autorità di Damasco sarà concesso il pieno accesso ai valichi di frontiera, agli aeroporti e ai giacimenti petroliferi situati nel Kurdistan siriano.
Un accordo simile non era mai stato accettato nei confronti del governo di Assad, il che solleva interrogativi sulla nuova strategia curda e sui futuri equilibri di potere nella regione.
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Note a margine:
Documentazione degli stermini.
Informazioni varie. Nonostante l’ordine di Julani di non filmare i crimini , c’è un enorme repertorio online : Ecco alcune prove (attenzione, immagini cruente)
https://t.me/codziennik_bk/19820
https://t.me/codziennik_bk/19818
https:/t.me/codzienk_bk/19817 K /19816
https://t.me/codziennik_bk/19810
https://t.me/codziennik_bk/19808
https://t.me/codziennik_bk/bk/19807
https: /t.meennik_bk E/CODZIENNIK_BK/19805
https://t.me/codziennik_bk/19804
https://t.me/codziennik_bk/19802
https://t.me/codziennik_bk/19801
https://t.me/codziennik_BK/19798
https://t.me/codziennik_BK/19796
https://t.me/codziennik_BK/19795
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https://t.me/codziennik_BK/19786
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https://t.me/codziennik_BK/19779
e qui, la giornalista Jean Moussa su X: https://x.com/jenanmoussa
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