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Home Editoriale TITOLO DI OGGI

Siria – Chi di professione uccide la speranza. Con l’invettiva e la menzogna

15 Marzo 2018
in TITOLO DI OGGI
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Siria – Chi di professione uccide la speranza. Con l’invettiva e la menzogna
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Mano a mano che l’esercito siriano e gli alleati avanzano in Est Ghouta, aumentano le prove che le milizie jihadiste e mercenarie sono sponsorizzate dall’occidente, dalla Turchia  e dai paesi del Golfo. Complice della guerra di aggressione in corso, è una attenta una campagna mediatica che ossessivamente ripete da sette anni le stesse cose, nonostante le numerose evidenze e cambiamenti avvenuti nel frattempo. E’ chiaro che i media sono indispensabili come mezzo atto a giustificare l’attuale politica aggressiva e continuare a produrre nocumento all’apparato statale e tutto ciò che regge la vita sociale del paese. Tutto ciò naturalmente viene spacciato per umanitarismo e disinteressato amore verso il prossimo.

Ma la narrativa imposta dai media main-stream stride con le evidenze, ormai sempre più reperibili grazie ad una vasta possibilità di fonti alternative che amplificano le testimonianze dei diretti interessati (altrimenti scansate accuratamente).  Infatti una fetta sempre più vasta di pubblico, si rende conto che i leader mondiali mentre si dicono indignati per la continua sofferenza in Siria,  più ‘in sordina’ continuano ad alimentare la guerra  e impediscono la conclusione del conflitto.

Le evidenze in questo senso sono molte ma sono occultate come polvere sotto il tappeto. Ad esempio, nel filmato che segue potete vedere che i medicinali che per l’embargo sono stati preclusi alle zone governative (dove vive la maggior parte della gente), sono invece consentiti nelle zone occupate dall’ISIS (in questo caso Deir Ezzor):

E’ naturale che ora che l’esercito siriano sta completando la liberazione di Damasco, la tensione è altissima, gli Stati Uniti si sentono privati del proprio più valido avamposto e vorrebbero ‘farla finita’ ed intervenire direttamente a Damasco.  Per tagliare ‘la testa’ all’apparato statale che per anni hanno cercato di indebolire, non si farebbero scrupoli di distruggere tutti i ministeri siriani,  ma sono frenati solo dalla presa di posizione della Russia che ha fatto sapere che risponderebbe all’aggressione distruggendo le fonti del fuoco nemico .

Quindi ci rendiamo tutti conto che siamo in una situazione molto seria. Per questo, è particolarmente deprimente l’atteggiamento che da mesi gli Stati Uniti mantengono in seno alla organizzazione delle Nazioni Unite. Infatti il proprio rappresentante diplomatico  Nikky Haley sembra più una sobillatrice che una pacificatrice, come detterebbe il suo ruolo.

Forse  – nostro malgrado – ne abbiamo perso l’abitudine, ma dobbiamo ricordare che lo  ‘scopo di esistere’ dell’ONU è la promozione della pace nel mondo, e con essa il benessere e la concordia tra i popoli, non quindi la promozione delle guerre.  Ciò che ne  consegue  è che l’ambasciatrice all’Onu  dovrebbe essere una mediatrice e avere nella mente e nel cuore un desiderio di pace e non di esasperare i conflitti.

Vediamo invece che Nikky Haley è il personaggio più aggressivo nell’amministrazione USA, superando anche i suoi colleghi con cui condivide le responsabilità direttive. Ma soprattutto ciò che disturba non è la sua volontà di realizzare scopi terzi estranei alla carta dell’Onu quando che le sue accuse si basino sistematicamente sulla menzogna. Ciò di cui si serve sono  espedienti per far precipitare le situazioni nel senso voluto, come le armi chimiche – che nel suo mondo – sarebbero usate continuamente dalle forze siriane contro i civili.

Ciò avviene quando continuamente la realtà mostra segni opposto e quando – nel caso iracheno –  abbiamo avuto esperienza di come queste tipo di accuse siano solo propedeutiche a giustificare un intervento militare esterno.

E’ inutile dire che se si evitasse di appaltare i jihadisti per reperire le prove, forse le cose andrebbero diversamente. Per esempio, basterebbe mandare in Siria una commissione OPCW  nella località di Shefouniya (Ghouta orientale) dove l’esercito ha appena trovato un laboratorio utilizzato dai miliziani per la fabbricazione di armi chimiche. Degno di nota che dalle immagini su uno dei container  si legge il marchio della ditta italiana Flainox. I libretti di istruzioni sono dei sauditi. Un approfondimento di certe circostanze da parte delle autorità preposte, sarebbe appropriato.

Tuttavia , siamo lontani da un cambiamento di rotta. La comunità internazionale ed i media non hanno reagito in alcun modo quando la realtà dava segnali opposti alla narrativa abbracciata. Anche in questo caso il giudizio non è stato scalfito minimamente: immancabile ci si è voltati a registrare le sofferenze del popolo siriano, come se non fossero avvenute per una guerra ma per un ciclone, un terremoto, uno tsunami. Per cause naturali di fronte alle quali, l’unica arma è la solidarietà.

Ovviamente il Giovanni Battista che gridava nel deserto non sarebbe d’accordo.

La conseguenze di un giudizio parziale, tutto piegato sulle sole sofferenze, sono pesanti .  Un tale orientamento, applicato a Ghouta Est, consente ai jihadisti  di essere esonerati da ogni responsabilità nel compiere ogni sorta di nefandezza, compreso uccidere civili in fuga, compiere omicidi di massa sui soldati siriani catturati o utilizzare  scudi umani.

Questo accade ogni giorno, ad esempio – il capo dello Stato Maggiore russo, generale Valery Gerasimov lunedì – ha riferito che nel Ghouta Orientale  i “I terroristi e i gruppi della cosiddetta opposizione “moderata” che si sono uniti a loro, trattengono con la forza i locali, usandoli come “scudi umani”. Gli stessi “reprimono severamente le azioni di protesta della popolazione dell’Est Guta che, sotto la minaccia di morte, non può lasciare l’area”.

LE TESTIMONIANZE DEI CIVILI IN FUGA DA GHOUTA

Interview with 2 men who were among the thousands who got out of #Hammouriyeh today after the Syrian army took control. They talk about how the “rebels” killed anyone who protested against them & how they hoarded the food aid & sold it at unaffordable prices #Syria #EastGhouta pic.twitter.com/LWyLGAglrN

— Walid (@walid970721) 15 marzo 2018

Intervista con 2 uomini che sono stati tra le migliaia di persone che hanno ottenuto da #Hammouriyeh oggi dopo l’esercito siriano ha preso il controllo. Parlano di come i “ribelli” abbiano ucciso chiunque abbia protestato contro di loro e come abbiano accumulato gli aiuti alimentari e venduto a prezzi inaccessibili #Syria #EastGhouta

“They wanted us to be slaves and if one disagrees they would behead him”.
A Syrian civilian who escaped terrorist “rebel”-held Douma in Eastern Ghouta describes the situation under the rule western and GCC backed jihadists#SaveGhoutaFromTheRebels pic.twitter.com/ueKq1zwU23

— هادي نصرالله (@HadiNasrallah) 14 marzo 2018

“volevano che fossimo schiavi e se uno non fosse d’accordo lo decapitare”.
Un civile siriano fuggito terrorista “Rebel”-tenuto Douma in Eastern Gupta descrive la situazione sotto la regola occidentale e GCC sostenuto jihadisti #SaveGhoutaFromTheRebels

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Patrizio Ricci associato Freelance International Press (FLIP), Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Coofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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