Si è quel che si vuole. La Serbia subito dopo Gran Bretagna per numero di vaccini

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Sabato a Belgrado c’è stata una marcia di protesta per le misure restrittive anticovid, La manifestazione è iniziata dopo il raduno in Piazza della Repubblica ed è finita al monumento a Stefan Nemanja in Piazza Sava.

Tra i partecipanti, c’erano ristoratori e altri privati ​​a cui è attualmente è stato vietato lavorare per ridurre la trasmissione del coronavirus. I quotidiani serbi descrivono che tra la gente che protestava c’erano anche ‘anti-vax’, come per dare una chiara accezione negativa alla protesta. Questo ormai è un must, come se fosse normale la sospensione dell’esercizio della libertà politica.

Comunque per la cronaca, la marcia è poi terminata in questo modo:

 

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In tema, vale la pena un accenno alla situazione del paese, ed in particolare alle vaccinazioni in Serbia.

Ebbene, in Europa, la Serbia è seconda solo al Regno Unito per numero di vaccinazioni. Inoltre, i cittadini possono scegliere liberamente tra quattro diversi vaccini: Pfizer, AstraZeneca, Sputnik V e SinoPharm (cinese).

Quindi, indipendentemente da quello che ognuno di noi può pensare in merito ai vaccini anti-Covid, è un’ulteriore umiliazione per l’UE: è un dato che nonostante i proclami europei, i due paesi leader per numero di vaccinati sono paesi che non fanno parte dell’Unione Europea (e in Serbia si può addirittura scegliere).

Più precisamente da Insider Over:

‘L’imbarazzo della scelta’
Il “modello serbo“, se così può essere giornalisticamente definito, si basa sull’aver aperto la porta a più vaccini. Anche a quelli non ancora approvati dall’Agenzia europea del farmaco (EMA), come lo Sputnik V e i sieri cinesi. Belgrado ha effettuato test e controlli nazionali, in modo da garantire sicurezza ed efficacia della sua campagna di vaccinazione. Morale della favola: mentre a Berlino, Parigi e Roma i cittadini devono aspettare che Bruxelles sblocchi la situazione con i vari Pfizer-BioNTech e via dicendo, i serbi hanno, come detto, addirittura il lusso della scelta.(…)

Potrebbe sembrare un successo “ma non se si tiene conto dei contagiati”, dice  Business Insider:

Al momento il Paese balcanico ha vaccinato con almeno una dose un milione e mezzo di persone, su sette milioni di abitanti in totale: un ritmo che ha proiettato la piccola Serbia al secondo posto per vaccini effettuati nel continente europeo, dopo la Gran Bretagna e ben più avanti dei vicini dell’Ue. Tuttavia, nonostante questo successo apparente, i contagi continuano a crescere: prima dell’inizio della campagna vaccinale ogni giorno si registravano tra 1000 e 1500 nuovi casi di covid-19, ora invece il numero è salito a oltre 4000.

Per questi motivi, il governo aveva deciso il 16 marzo alcuni provvedimenti :

Una progressione che ha spinto il governo di Belgrado a prendere le contromisure: martedì 16 marzo la premier Ana Brnabic, al termine di una nuova riunione dell’unità di crisi per la lotta al covid, ha imposto per una settimana la chiusura di caffè, ristoranti, centri commerciali, negozi e altre attività commerciali non essenziali, ad eccezione di supermercati, alimentari, farmacie e distributori di carburante, pur non imponendo forme di coprifuoco o drastiche limitazioni alla libertà di circolazione. Le stesse misure erano state già adottate negli ultimi due weekend, mentre negli altri giorni erano previsti orari ridotti per bar e ristoranti, l’obbligo di mascherina al chiuso e il divieto di riunirsi in più di cinque persone.(…)

Si direbbero misure quindi molto più blande rispetto alle nostre, ma evidentemente abbiamo reazioni diverse perchè sentiamo le cose diversamente.

Bisognerebbe riflettere seriamente su questo ‘sentire diversamente’, bisognerebbe vedere fino a che punto sia più conveniente rinunciare alla libertà per una altrettanto “letale” sicurezza.

Come dicevo in Serbia le misure potrebbero apparire meno severe. Consideriamo però che sono previste in alcuni casi pene fino a 3 anni di carcere per i trasgressori, ma da applicare solo nei ‘alcuni casi più gravi’ (si parla di feste da ballo di 700 e più persone etc).

Anche in questo caso la pena che interessa la giustizia penale sembrerebbe eccessiva, ma bisognerebbe approfondire. Si parla però sempre di libertà personali, e queste in genere, sono garantite dalle Costituzioni.

Considerando poi il gran numero di vaccinati, si fa fatica a capire il perchè di tanta premura…

In proposito è da notare che il titolo del citato articolo di Busines Insider è Il paradosso della Serbia: avanti sui vaccini ma con casi in aumento, e il governo annuncia una nuova stretta”.
Ovviamente, la sottolineatura sui contagiati non ha molto senso, dato che tutti i tipi di vaccini non diminuiscono i contagi. Il vaccino non immunizza ma impedisce forme virulente di infezioni. Ciò vuol semplicemente dire che chi si è vaccinato può prendere ugualmente il virus ma senza gli effetti o con effetti lievi.

Capite allora che non ha senso – in analoghe circostanze – mostrare ‘sorpresa’ all’aumento dei contagi, visto anche che il grande numero di persone vaccinate , sapendo che sono immunizzate, mutano le abitudini.

E’ abbastanza ovvio che  nella maggior parte delle persone vaccinate subentri una osservanza meno rigida ai divieti. Di conseguenza, i contagi aumentano mentre non dovrebbero aumentare i morti. Allo stesso modo,  non dovrebbero aumentare le terapie intensive ed i ricoveri in ospedale.

Sottolineo che questa non è una boutade, sono parole di Ilaria Capua (vedi qui) e qui lo dice a Porta a Porta il ministro Giovannini all’incredulo Vespa. Aggiungo anche Repubblica qui che citando Massimo Andreoni, primario virologo del’Ospedale  di Tor Vergata di Roma, che dice”i vaccini non sono uno ‘scudo’ contro il virus, ma gli impediscono di causare la malattia”.

In base a queste evidenze, si direbbe che le misure restrittive in Serbia sono ingiustificate, visto anche  che siamo vicino ai due milioni di persone vaccinate su 7 milioni di abitanti.

Evidentemente il numero dei vaccinati non sono abbastanza o c’è qualcosa che ancora sfugge o che non è stato fatto. Oppure significa che la strategia non funziona del tutto.

Per una migliore comprensione, certo non aiuta che le TV nazionali ed i nostri giornali continuano a tenerci in una bolla. Mentre altre volte cambiano versione, raccontando solo costantemente il loro punto di vista ed accendendo i riflettori solo su cosa mostra il menù dello Chef, senza un desiderio reale di comprensione.

patrizio by @vietatoparlare

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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