Sergio Mattarella e il paragone tra Russia e Terzo Reich: uno scivolone storico e diplomatico

La recente dichiarazione del presidente Sergio Mattarella, che ha paragonato le azioni della Russia in Ucraina ai piani del Terzo Reich, come si poteva ben immaginare, ha scatenato forti reazioni diplomatiche e politiche da parte della Russia.

 

La dichiarazione di Mattarella

Il 5 febbraio, durante una lezione all’Università di Marsiglia, il presidente Sergio Mattarella ha tracciato un parallelismo tra la Russia e la Germania nazista, il terzo Reich.

Ma non solo: continuando nel parelelismo , sembra che abbia quasi invitato a fare guerra alla Russia direttamente, quando ha detto: La strategia dell’appeasement non funzionò nel 1938. La fermezza avrebbe, con alta probabilità, evitato la guerra. Avendo a mente gli attuali conflitti, può funzionare oggi?” .

Ha poi aggiunto: Un abbandono delle responsabilità condusse quei Paesi a sacrificare i principi di giustizia e legittimità nel proposito di evitare il conflitto, in nome di una soluzione qualsiasi e di una stabilità che inevitabilmente sarebbero venute a mancare”. Negli anni ‘30 “anziché la cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione – riecheggia sempre Mattarella -. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura”.

L’uscita ha – come era prevedibile – subito sollevato critiche da Mosca.

 

La risposta russa

La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, intervenendo alla trasmissione “Serata con Vladimir Soloviev” su Russia-1, ha definito il paragone “offensivo e scandaloso”, soprattutto nell’anno dell’80° anniversario della vittoria sovietica nella Seconda guerra mondiale.
Zakharova ha avvertito: “Tutto questo non rimarrà senza conseguenze”, ricordando inoltre il ruolo storico dell’Italia, culla del fascismo, e la partecipazione dei soldati italiani all’invasione dell’URSS.

Scuse e solidarietà: nasce una petizione

In risposta alle parole di Mattarella, è stata lanciata una petizione online di scuse al popolo russo, promossa dal giornalista italiano Vincenzo Lorusso, residente a Lugansk. La petizione ha raccolto oltre 10.000 firme in soli due giorni, con adesioni sia da italiani che da russi in Italia.

Reazioni in Italia

Il primo ministro Giorgia Meloni ha definito “offensive” le dichiarazioni di Zakharova, ritenendole un attacco non solo a Mattarella, ma all’intero Paese.
Tuttavia, la premier Meloni avrebbe dovuto agire PRIMA della reazione russa, intervenendo pubblicamente con scuse, una rettifica o portando la questione in Parlamento. Le opzioni non mancavano. Il Presidente della Repubblica, figura di coesione e moderazione, dovrebbe evitare posizioni che alimentano tensioni e compromettono ulteriormente rapporti internazionali già fragili.

L’ex ambasciatrice italiana Elena Basile, inoltre, ha espresso dissenso verso le parole del presidente, sottolineando il diritto al dissenso anche su dichiarazioni ufficiali.

 

Uno scontro dal forte valore simbolico

La reazione della Russia è stata particolarmente dura anche per il valore simbolico delle parole di Mattarella: il paragone è stato ritenuto grave perché cade nell’anno dell’80° anniversario della vittoria sovietica sul nazismo. Secondo Mosca, l’intervento di Mattarella disprezza il sacrificio di milioni di cittadini sovietici per la liberazione dall’occupazione nazista.

Intervento inesatto e altamente offensivo

Sul piano storico, l’intervento di Mattarella appare evidentemente inesatto e offensivo per il popolo russo. Durante la Seconda guerra mondiale, l’Unione Sovietica subì un’aggressione devastante, pagando un prezzo altissimo con 27 milioni di morti, tra civili e militari.

L’Italia partecipò attivamente a quell’aggressione: prima con il CSIR (Corpo di Spedizione Italiano in Russia), composto da circa 62.000 uomini, e successivamente con l’ARMIR (Armata Italiana in Russia), che schierò oltre 230.000 soldati sul fronte orientale. La campagna di Russia costò all’Italia oltre 90.000 caduti, ma contribuì anche alla devastazione delle comunità sovietiche, con operazioni militari che colpirono duramente la popolazione civile.

Per il popolo russo, l’80° anniversario della vittoria nella Grande Guerra Patriottica è molto più di una semplice ricorrenza: è un momento sacro di memoria collettiva, celebrato ogni anno con grande partecipazione popolare e militare. La Giornata della Vittoria, il 9 maggio, è una delle festività più sentite in Russia, con parate e commemorazioni in onore dei caduti e dei sopravvissuti.

In questo contesto, il paragone tracciato da Mattarella non ferisce soltanto le istituzioni russe, ma soprattutto la sensibilità di un popolo che custodisce con dolore e orgoglio la memoria di una guerra costata milioni di vite.

 

Dichiarazioni simili non solo alimentano tensioni diplomatiche, ma compromettono anche un dialogo basato su un confronto storico corretto e rispettoso delle memorie nazionali.

Inopportuno anche secondo un giudizio di uno che si definisce anti-putiniano

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