Sentenza storica: Julian Assange non può essere estradato negli Stati Uniti

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Il giudice britannico ha deciso che Julian Assange non può essere estradato negli Stati Uniti

Assange a breve potrebbe finalmente essere libero (per la prima volta dal 2012)

In una sentenza storica – che alcuni dicono potrebbe aiutare a proteggere le libertà di stampa negli Stati Uniti – un giudice britannico ha stabilito che il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, non può essere estradato negli Stati Uniti.

Il New York Times ha descritto la sentenza come “… una grande vittoria contro le autorità statunitensi che lo hanno accusato di aver cospirato per hackerare i computer del governo e violare l’Espionage Act con il rilascio di comunicazioni riservate nel 2010 e nel 2011“.

Assange è stato violentemente arrestato nell’aprile 2019, dopo 7 anni passati a nascondersi  all’interno dell’ambasciata ecuadoriana a Londra mentre le autorità lo perseguivano con presunte accuse di violenza sessuale legate al suo periodo di permanenza in Svezia. Tuttavia quell’indagine è stata abbandonata anni fa (anche se la Svezia l’ha formalmente riaperta in seguito alla notizia che Assange era in custodia in GB, prima di chiuderla nuovamente), ma in seguito è stato chiarito che il suo arresto a Londra era [solo] legato a una richiesta di estradizione presentata dagli Stati Uniti. [Così sotto tale influenza] per anni, i pubblici ministeri avevano portato avanti silenziosamente il loro caso contro Assange.

Le accuse [della giustizia statunitense] sono le seguenti : il 49enne Assange deve affrontare 17 accuse di violazione dell’Espionage Act per il suo ruolo nella pubblicazione di documenti e cablogrammi militari trapelati. È anche accusato di  violazione del Computers Fraud and Abuse Act. Ciò significa che sommando i vari capi di imputazione, potrebbe essere condannato a 175 anni da scontare  in una prigione americana. A giugno, i pubblici ministeri statunitensi hanno pubblicato un’accusa estesa, che ha causato ancora più costernazione alla squadra di difesa di Assange.

Tuttavia, ora che un giudice britannico ha stabilito che non può essere estradato, è effettivamente  possibile che Assange non torni mai negli Stati Uniti per affrontare le predette accuse. Sebbene il giudice, Vanessa Baraitser (foto su FaceBook) della Corte dei magistrati di Westminster, abbia affermato di non avere problemi con il caso statunitense contro Assange, ha stabilito che l’estradizione costituirebbe una seria minaccia per la salute di Assange. Sebbene abbia affermato che il caso sembra essere stato portato in “buona fede”, e che le azioni di Assange vanno oltre il semplice incoraggiamento di un giornalista, il giudice ha stabilito che l’estradizione potrebbe avere un impatto gravemente negativo sulla salute di Assange. Ad esempio, il giudice ha trovato che “Il rischio di Assange di suicidarsi, se dovesse essere emesso un ordine di estradizione, sarebbe sostanziale “.

I sostenitori e il team legale di Assange hanno da tempo messo in guardia sul suo peggioramento delle condizioni di salute durante la reclusione e le foto di un Assange dall’aspetto giallastro e decisamente malsano sono filtrate attraverso la stampa. Già nel 2019, il relatore speciale delle Nazioni Unite sulle tortura e maltrattamenti ha dichiarato che la reclusione di Assange equivaleva a una “tortura psicologica”. Assange è detenuto a Belmarsh, una prigione di massima sicurezza a Londra, dove è in attesa della sentenza di estradizione.

Leggi di seguito l’accusa completa di 130 pagine :

USA -V- Giudizio  di Julian Assange di  Zerohedge  su Scribd


Ed ecco l’allegato con la testimonianza estesa dei testimoni:

USA -V- Julian Assange Annex  di  Zerohedge  su Scribd


La battaglia legale per Assange si avvicina al traguardo dopo un decennio (se si inizia a contare il giorno in cui ha cercato rifugio per la prima volta nell’ambasciata ecuadoriana). Cablogrammi e altri documenti imbarazzanti sono trapelati a Wikileaks e Assange da Chelsea Manning, che è stata condannata nel 2013 da un tribunale militare e condannata a decenni dietro le sbarre. È stata incarcerata tra il 2010 e il 2017, prima che la sua condanna fosse commutata dal presidente uscente Barack Obama.

A dire il vero, la sentenza di oggi non costituisce l’ultima parola. Le autorità statunitensi hanno ora 15 giorni di tempo per presentare ricorso contro la sentenza. In definitiva, nella sua sentenza, il giudice ha respinto l’argomento della difesa e ha convalidato i punti sollevati dall’accusa, quindi se viene presentato un appello, il tribunale probabilmente esaminerà se i problemi di salute (rischio di suicidio) sono davvero pressanti come il giudice Baraitser crede.

Glenn Greenwald

In una serie di tweet sulla sentenza, Glenn Greenwald [un avvocato e giornalista statunitense] ha salutato la decisione come “una grande notizia”, ​​ma ha sottolineato che il giudice ha sostanzialmente convalidato le argomentazioni avanzate dai procuratori statunitensi. Il giudice ha invece stabilito che il sistema carcerario statunitense è troppo disumano per giustificare l’estradizione di qualcuno per affrontare una condanna potenzialmente lunga in una prigione americana.

Greenwald ha anche confermato che il team legale di Assange intende richiedere la cauzione, il che significa che Assange potrebbe finalmente essere libero (per la prima volta dal 2012) a breve.

 

 

 

Ma una domanda ancora più grande ora, con l’estradizione apparentemente esclusa dal tavolo, sarà se il presidente Trump deciderà  una grazia dell’ultimo minuto per Assange, come molti dei sostenitori di Assange gli hanno supplicato di fare.

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fonte: ZeroHedge 

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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