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Home Mondo

Secondo il Bundestag un programma nucleare europeo sarebbe perfettamente legale

5 Settembre 2017
in Mondo
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Secondo il Bundestag un programma nucleare europeo sarebbe perfettamente legale
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Il dibattito sulla bomba atomica tedesca, come previsto, è stato insabbiato in vista delle elezioni federali di settembre. Se ne riparlerà probabilmente con il prossimo governo, tuttavia, lontano dai riflettori, prosegue la battaglia dei volenterosi sostenitori dell’arma atomica tedesca. Il Servizio Scientifico del Bundestag, su richiesta del deputato CDU Roderich Kiesewetter, ha dato parere positivo: nel diritto internazionale non ci sono ostacoli legali che impediscano alla Germania di partecipare ad un programma nucleare europeo. Da Telepolis
Il Servizio Scientifico del Bundestag riferisce che secondo il diritto internazionale sarebbe possibile una “condivisione nucleare” e il co-finanziamento di armi nucleari straniere.
Mentre il governo tedesco boicotta la conferenza delle Nazioni Unite per l’approvazione di un trattato sul divieto di proliferazione delle armi nucleari, sul fronte opposto il deputato CDU ed ex ufficiale di stato maggiore Roderich Kiesewetter, capo-gruppo per la CDU/CSU nella Commissione affari esteri del Bundestag, è tornato a sollevare la questione di una bomba atomica tedesca. Nei mesi scorsi ha percio’ incaricato il Servizio Scientifico del Bundestag di esaminare gli obblighi internazionali della Germania in materia di armi nucleari con l’obiettivo di verificare la possibilità di “un co-finanziamento di armi nucleari straniere da parte della Germania”.
Poiché con la Brexit la Gran Bretagna, in quanto potenza atomica, non poteva piu’ essere della partita, si trattava di stabilire se la Germania, direttamente, oppure attraverso la UE, poteva prendere parte alla modernizzazione delle armi nucleari francesi – probabilmente nell’ambito di un programma nucleare interno all’UE. Se è vero quello che “Der Spiegel” scriveva nel 2007, l’allora presidente francese Sarkozy aveva offerto al governo federale una condivisione nucleare. All’epoca il Ministro degli Esteri Steinmeier e la Cancelliera Merkel avevano rifiutato l’offerta.
Il Servizio Scientifico ha pubblicato il suo rapporto in maggio, documento che tuttavia in Germania non ha riscontrato un grande interesse, come riferito da Thomas Wiegold. Tuttavia all’estero la discussione viene seguita con molta attenzione. Wiegold si riferisce ad un articolo comparso sul New York Times di mercoledì scorso, che già nel titolo esplicita le conclusioni, e cioè che un programma nucleare europeo secondo il rapporto finale sarebbe legale: European Nuclear Weapons Program Would Be Legal, German Review Finds.
Il NYT individua nel rapporto una prova del fatto che le riflessioni su di un ombrello nucleare paneuropeo o sul finanziamento di una bomba atomica francese o britannica, da far stazionare anche in Germania, “sarebbero passate dalla fase della discussione informale ai canali ufficiali delle decisioni politiche”. Cio’ non è necessariamente vero, visto che ogni deputato puo’ rivolgersi al Servizio Scientifico del Bundestag, si puo’ tuttavia ipotizzare che Kiesewetter non si sia mosso da solo, e che negli ambienti della CDU dopo Brexit e Trump sia iniziata una riflessione sulle alternative tedesche ed europee alla Nato, armi atomiche incluse.
Il Servizio Scientifico tuttavia non individua nessun ostacolo giuridico. Cosi’ l’articolo 2 del Trattato di non proliferazione delle armi atomiche (NPT) non vieterebbe una partecipazione ad un potenziale nucleare straniero. Secondo l’articolo ogni stato non dotato di armi nucleari, che ha sottoscritto il trattato, “si impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, né il controllo su tali armi e congegni esplosivi, direttamente o indirettamente; si impegna inoltre a non produrre né altrimenti procurarsi armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, e a non chiedere né ricevere aiuto per la fabbricazione di armi nucleari o di altri congegni nucleari esplosivi”. La motivazione appare un po’ furba, perché una condivisione nucleare implica che gli stati decidano congiuntamente sull’uso delle armi stesse, e ciò significa che le armi nucleari stazionerebbero in Germania, oppure che la Germania otterrebbe indirettamente il potere di disporne.
Nel trattato “2+4” la Germania unita ha confermato di voler rinunciare alla produzione e al possesso di armi nucleare. Il fatto che la Germania non partecipi ai negoziati delle Nazioni Unite per un accordo sul disarmo nucleare teoricamente non sarebbe di grande importanza. Il governo federale tedesco avrebbe quindi rifiutato di partecipare alla conferenza, non solo in seguito alla pressione degli Stati Uniti, ma anche e soprattutto per lasciare alla Germania una porta aperta? Nel testo all’esame della conferenza ONU ci sarebbe infatti un divieto di supporto e co-finanziamento che il trattato NPT, cosi’ secondo la relazione, non vieterebbe “esplicitamente”, inoltre nel trattato NPT non ci sarebbe nessun obbligo di completare il disarmo nucleare. Qui pare che si voglia favorire una interpretazione molto originale che intende mantenere lo status quo e garantisce alla Germania l’accesso alle armi atomiche:
“Il trattato NPT voleva di fatto “cementare” lo status quo dell’epoca e limitare il possesso di armi nucleari alle 5 potenze nucleari allora esistenti (USA, URSS, Francia, Gran Bretagna e Cina). Anche il vago riferimento all’obbligo di disarmo formulato dall’art. VI non cambierebbe molto”
Si potrebbe pensare che è stato formulato in questo modo dalle potenze nucleari di allora, ma senza un riferimento estremamente vago all’obbligo di disarmo nucleare, molti stati non avrebbero mai firmato l’accordo.
La relazione del servizio scientifico riporta anche, molto brevemente, che il Ministero degli Esteri avrebbe dichiarato di non essere a conoscenza di un caso in cui la Germania, nell’ambito della “condivisione nucleare” delle armi atomiche americane di stanza in Germania, “abbia partecipato al finanziamento dell’arsenale atomico di uno stato straniero partner della Nato”. La relazione affronta molto brevemente anche un altro punto discutibile, soprattutto in considerazione del fatto che la Germania ha aderito al TNP nel 1975: “nella stampa specializzata viene riportato un presunto co-finanziamento da parte della Germania che avrebbe avuto luogo sotto il piu’ stretto riserbo e che riguarderebbe l’arsenale nucleare di Israele negli anni ’50 e ’60; di queste informazioni tuttavia non esiste una conferma ufficiale”.
Mentre nell’UE prima del co-finanziamento sarebbe necessario stabilire le regole relative ad un bilancio militare comune, presumibilmente per la Germania ci sarebbe già la luce verde:
“Nel complesso la mancanza di casi precedenti di co-finanziamento di un potenziale nucleare straniero non ne escludono la possibilità. Anche nel diritto internazionale  non ci sarebbe un divieto per la Germania di finanziare e sostenere un potenziale atomico straniero”.
E poiché nel quadro giuridico internazionale non esiste il divieto di possedere armi nucleari oppure di modernizzare il proprio arsenale, il sostegno finanziario a questo potenziale non sarebbe in nessun caso un aiuto finalizzato alla violazione di norme internazionali. Ad essere proibita sarebbe solo la realizzazione di una propria bomba atomica. Tuttavia il documento menziona anche il fatto che il co-finanziamento di armi nucleari francesi o britanniche non avrebbe molto senso, dato che l’impegno alla difesa da parte della Nato e dell’UE, in ultima analisi, includerebbe anche l’assistenza nucleare in caso di attacco contro la Germania. Per questa ragione non ci sarebbe bisogno di una condivisione nucleare. Che pero’, in considerazione della imminente uscita della Gran Bretagna dall’UE potrebbe essere interessante sia per la Germania che per la Francia al fine di modernizzare ed espandere il potenziale nucleare francese e per muovere i primi passi in direzione di una UE indipendente dalla Nato.

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Patrizio Ricci associato Freelance International Press (FLIP), socio dell’ass. Blogger Samizdatonline, Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Coofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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Si può essere ingannati dal nome, ma “Vietato Parlare” non è un blog ‘complottista’ o affine. Il mio blog nasce provocatoriamente: l’idea di mettere su un blog è nato dall’aggressione dei paesi occidentali alla Libia a cui è seguita a ruota il tentativo di rovesciamento di Assad in Siria.
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