Se nei paesi islamici non c’è libertà di culto è colpa dei cristiani!?

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Oggi mi è capitato per caso di leggere una domanda posta durante il viaggio di ritorno del Papa dal Marocco, che mi ha lasciato abbastanza perplesso. Infatti in tale circostanza, Nicolas Seneze, – un giornalista francese del giornale La Croix –  ha chiesto al Papa Francesco un giudizio sui musulmani che si convertono al cristianesimo.

Ecco la risposta del Santo Padre:

Papa Francesco: Posso dire che in Marocco c’è libertà di culto, c’è libertà religiosa, c’è libertà di appartenenza a un credo religioso. Poi la libertà sempre si sviluppa, cresce… Pensa a noi cristiani, 300 anni fa, se c’era questa libertà che abbiamo oggi. La fede cresce nella consapevolezza, nella capacità di capire se stessa.

Un monaco francese, Vincenzo di Lerins, del quinto secolo, ha coniato un’espressione bellissima per spiegare come si può crescere nella fede, spiegare meglio le cose, crescere anche nella morale ma sempre essendo fedeli alle radici. Lui ha detto tre parole ma che segnano la strada: dice che crescere nell’esplicitazione e nella coscienza della fede e della morale deve essere ut annis consolidetur, dilatetur tempore, sublimetur aetate, cioè la crescita dev’essere consolidata negli anni, allargata nel tempo, ma è la stessa fede che è sublimata con gli anni.

Così si capisce, per esempio, che oggi noi abbiamo tolto dal Catechismo della Chiesa Cattolica la pena di morte. 300 anni fa bruciavano vivi gli eretici. Perché la Chiesa si è accresciuta nella coscienza morale, nel rispetto della persona.

Ci sono cattolici che non accettano quello che il Vaticano II ha detto sulla libertà di culto, sulla libertà di coscienza. Ci sono cattolici che non l’accettano. Anche noi abbiamo questo problema.

Ma anche i fratelli musulmani crescono nella coscienza, e alcuni Paesi non capiscono bene o non crescono come altri. In Marocco c’è questa crescita. In questo quadro c’è il problema della conversione: alcuni Paesi ancora non la prevedono. Non so se è vietata, ma in pratica lo è.

Altri Paesi come il Marocco non fanno problema, sono più aperti, più rispettosi e cercano un certo modo di procedere con discrezione. Altri Paesi, con i cui rappresentanti ho parlato, dicono: noi non abbiamo problema ma preferiamo che il battesimo lo facciano fuori dal Paese e tornino cristiani.

Sono modi di progredire nella libertà di coscienza e nella libertà di culto.

Ma a me preoccupa un’altra cosa: il regresso di noi cristiani quando togliamo la libertà di coscienza: pensa ai medici e alle istituzioni ospedaliere cristiane che non hanno il diritto alla obiezione di coscienza, per esempio per l’eutanasia. Come? La Chiesa è andata avanti e voi Paesi cristiani andate indietro? Pensate a questo perché è una verità. Oggi noi cristiani abbiamo il pericolo che alcuni governi ci tolgano la libertà di coscienza, che è il primo passo per la libertà di culto. Non è facile la risposta, ma non accusiamo i musulmani, accusiamo anche noi stessi per questi Paesi dove succede questo e ci deve far vergognare. (fonte Vaticano)

Quindi papa Francesco ritiene che la moralità nel mondo musulmano andrà avanti – come nel mondo cattolico nei secoli. In una parola,  è una questione di tempo, anzi di tempi.

Ovviamente su questa questione si potrebbe obiettare. La pena di morte per apostasia fa parte della legge islamica. È basata sul Corano:

“Vorrebbero che foste miscredenti come lo sono loro e allora sareste tutti uguali. Non sceglietevi amici tra loro, finché non emigrano per la causa di Allah. Ma se vi volgono le spalle, allora afferrateli e uccideteli ovunque li troviate. Non sceglietevi tra loro né amici né alleati.” (C.4:89)

Un hadith descrive Maometto dicendo:

“Chiunque abbia cambiato la sua religione islamica, uccidetelo” (Bukhari 9,84.57).

In una parola, la pena di morte per apostasia fa parte della legge islamica secondo tutte le scuole di giurisprudenza islamica.

Questa è ancora la posizione di tutte le scuole di giurisprudenza islamica, sia sunnite che sciite. Lo sceicco Yusuf al-Qaradawi, il più famoso e prominente esponente religioso musulmano del mondo, ha dichiarato:

“I giuristi musulmani sono unanimi nel dire che gli apostati devono essere puniti, eppure sono diversi per determinare il tipo di punizione da infliggere loro. Le quattro principali scuole di giurisprudenza (Hanafi, Maliki, Shafi’i e Hanbali) e le altre quattro scuole di giurisprudenza (le scuole sciite di Az-Zaidiyyah, Al-Ithna-‘ashriyyah, Al-Ja’fariyyah e Az-Zaheriyyah concordano sul fatto che gli apostati devono essere giustiziati“.

Per il resto, riguardo al giudizio del Pontefice – quando dice che noi cristiani ci dovremmo vergognare per qualcosa che noi subiamo – sulla non accettazione dell’obiezione di coscienza da parte di alcuni stati dell’Unione Europea, ovviamente il tipo di accostamento è visibilmente forzato, non si regge in piedi.

Ritengo che tutto questo, deve farci ancor di più attaccare alla Chiesa di Cristo. Per me  -l’esternazione di papa Francesco, per quanto abbastanza dolorosa – non cambia nulla e rafforza solo le ragioni della mia fede. La fede è frutto di un evento del tutto gratuito, un fatto sperimentabile che cambia la vita e lo sguardo ultimo sull’esperienza, sui fatti, sulle cose.

Nello stesso tempo, è abbastanza evidente che ‘il mondo’ è riuscito a insediare la Chiesa stessa e questo è abbastanza triste. Ma in fondo certi giudizi auto-colpevolizzanti dicono nient’altro ciò che la propaganda continua a dire. Niente di nuovo dunque ma è  tempo che richiede consapevolezza e preghiera.

@vietatoparlare

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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