Scandalo Von der Leyen: consulenze d’oro, vaccini e l’abitudine (molto comoda) dei dati scomparsi

Ursula von der Leyen, figura di spicco nella politica europea, ha ricoperto ruoli di grande responsabilità, culminando nella sua attuale presidenza della Commissione Europea. Tuttavia, la sua carriera politica è stata costellata di controversie, in particolare due scandali che sollevano interrogativi significativi sulla trasparenza e la responsabilità: lo scandalo delle “consulenze d’oro” durante il suo mandato come Ministro della Difesa tedesco e il più recente “Pfizergate” relativo all’approvvigionamento dei vaccini COVID-19.

Lo Scandalo delle “Consulenze d’Oro”: un Affare Costoso e Poco Trasparente

Tra il 2013 e il 2019, Ursula von der Leyen ha guidato il Ministero della Difesa tedesco. Questo periodo è stato segnato da quello che è passato alla storia come lo scandalo delle “consulenze d’oro” . L’indagine, scaturita da un rapporto dell’Ufficio Federale di Audit tedesco, ha rivelato un ricorso massiccio e poco trasparente a consulenti esterni, con contratti milionari assegnati senza adeguate procedure di gara . Società come McKinsey e Accenture hanno beneficiato in modo significativo di questa prassi .

Le accuse principali includevano l’assegnazione impropria di contratti, la mancanza di supervisione e potenziali favoritismi, considerando anche i legami professionali e familiari di von der Leyen con alcune delle società coinvolte . Una commissione parlamentare d’inchiesta è stata istituita per fare luce sulla vicenda .

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Il Telefono ‘scomparso’: un Déjà-vu preoccupante

Nel corso dell’indagine sulle “consulenze d’oro”, è emerso un dettaglio inquietante: due telefoni cellulari utilizzati da Ursula von der Leyen durante il suo mandato al ministero, potenziali fonti di prove cruciali, erano stati completamente ripuliti da ogni dato . La motivazione ufficiale fornita dal Ministero della Difesa era legata a ragioni di sicurezza, ma questa spiegazione non ha convinto i più, alimentando sospetti di una possibile ostruzione all’indagine

Pfizergate”: la Storia si ripete con i Vaccini

Anni dopo, Ursula von der Leyen si è trovata al centro di un nuovo scandalo, il cosiddetto “Pfizergate” . Questa volta, la controversia riguarda la trattativa per l’acquisto di ingenti quantità di vaccini COVID-19 dalla casa farmaceutica Pfizer. Le rivelazioni del New York Times hanno evidenziato un ruolo diretto di von der Leyen nella negoziazione tramite scambi di messaggi di testo con l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla .

Ancora una volta, la trasparenza è stata messa in discussione quando è stato richiesto l’accesso a questi messaggi. La risposta della Commissione Europea è stata che tali messaggi non erano stati conservati, alimentando accuse di cattiva amministrazione e mancanza di trasparenza . Un elemento che richiama in modo inquietante lo scandalo precedente è proprio la ‘sparizione’ di comunicazioni potenzialmente rilevanti.

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Nessuna Conseguenza, anzi una Riconferma

Nonostante le ombre gettate da entrambi gli scandali e la controversia sui dati cancellati, Ursula von der Leyen non ha subito conseguenze legali dirette né in Germania né a livello europeo per l’affare delle “consulenze d’oro” . Anzi, nel 2019, è stata nominata e confermata Presidente della Commissione Europea .

La storia sembra ripetersi con il “Pfizergate”. Nonostante le indagini in corso e le polemiche sui messaggi cancellati, Ursula von der Leyen è stata elletta per un seoncdo mandato alla guida della Commissione Europea . Nel luglio 2024, una mozione del Parlamento Europeo si era opposta a questa ipotesi, citando esplicitamente l'”affare dei consulenti” come una delle ragioni . Tuttavia, ne è seguito un nulla di fatto

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Riflessioni Finali

La reiterata vicenda dei dati cancellati, prima in relazione allo scandalo delle “consulenze d’oro” e poi nel contesto delle commesse per i vaccini COVID-19, evidenzia il grado di opacità per quando riguarda trasparenza e responsabilità all’interno delle istituzioni guidate da Ursula von der Leyen. Il fatto che in entrambi i casi non ci siano state conseguenze significative, culminando anzi in una rielezione, pone un’ombra sulla fiducia che i cittadini possono riporre nelle proprie leadership politiche. Questi episodi ci ricorda come all’interno della UE non esistano meccanismi di controllo efficaci e una vigilanza costante tali da garantire che l’interesse pubblico sia sempre al primo posto.

Ma del resto con il Riarm Europe , e soprattutto con la dialettica in corso da parte delle eliite europee, qualsiasi speranza di cambiamento è morta e sepolta.