Russia e Cina uniscono le forze per l’esplorazione spaziale

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Peter Korzun SCF 29.08.2017
Cina e Russia hanno intenzione di firmare un accordo storico ad ottobre sull’esplorazione spaziale nel 2018-2022, inviando per la prima volta missioni sulla Luna. L’accordo bilaterale coprirà cinque settori, tra cui esplorazione lunare e cosmica, sviluppo di materiali speciali, collaborazione nei sistemi satellitari, telerilevamento terrestre e ricerca di detriti spaziali.

Questo è il primo accordo bilaterale per una partnership di cinque anni. Dovrebbe essere firmato sullo sfondo della gara spaziale che gli Stati Uniti cercano di vincere, per cui i due partner hanno deciso di unire gli sforzi. A febbraio, l’amministrazione Trump chiese alla NASA di esaminare la possibilità di presumere una missione con un vettore pesante da lanciare nel 2018, impostando la prima fase per il ritorno sulla Luna.

L’operatore spaziale Glavkosmos lavora con i partner cinesi su esperimenti congiunti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). La Cina era interessata all’acquisto dei potenti motori a razzo RD costruiti da Energomash, mentre Russian Space Systems ha mostrato interesse per la tecnologia elettronica cinese. Il primo modulo della stazione spaziale cinese dovrebbe essere lanciato nel 2018.

Il progetto dovrebbe essere completato nel 2022. Secondo i piani, una missione cinese verrà inviata su Marte nel 2020 per farvi sbarcare un veicolo robotizzato per la ricerca scientifica. L’anno scorso, Pechino attivava il più grande radio telescopio al mondo da mezzo chilometro di diametro. Nel 2014, la Cina raggiunse la Russia avendo lanciato lo stesso numero di satelliti, 117 (più 72% nel 2011-14). La Russia 118 (aumentando del 20% nello stesso periodo).

La Cina prevede d’inviare astronauti sulla Luna prima del 2036. A marzo annunciava piani per lanciare una sonda spaziale per riportare i campioni dalla Luna, prima della fine dell’anno, che i media indicavano concorrenziali con le ambizioni del presidente Donald Trump per rivitalizzare l’esplorazione spaziale degli USA. La sonda Chang’e-5 è in fase di prova finale e dovrebbe attendere il lancio, che coinvolgerà nuove sfide per la Cina nella raccolta dei campioni, scendendo sulla Luna e rientrando ad alta velocità nell’atmosfera terrestre, rendendola “una delle missioni spaziali più complicate e difficili della Cina”, secondo Hu Hao, funzionario del Programma di Esplorazione Lunare.

Il Presidente Xi Jinping ha chiesto alla Cina di diventare una potenza dell’esplorazione spaziale. “Non molto tempo fa l’amministrazione Trump rivelava l’ambizione di ritornare sulla Luna. Il nostro Paese ha anche annunciato una serie di piani di esplorazione spaziale“, dichiarava il quotidiano ufficiale della scienza e tecnologia. Le sonde lunari cinesi Chang’e 4, Chang’e 5 e Chang’e 6 hanno molto in comune con le russe Luna 26, Luna 27 e Luna 28. Riunire i progetti faciliterà notevolmente il progresso. La Russia ha grande esperienza e tecnologia all’avanguardia da condividere. La Cina ha proprie tecnologie e risorse finanziarie enormi. È difficile esplorare lo spazio da soli, per cui unire gli sforzi è naturale. Entrambi hanno molto da offrire.

Negli anni ’90, il progetto della Stazione Spaziale Internazionale era impensabile senza la Russia, così gli Stati Uniti e le altre nazioni occidentali l’accolsero. La Russia collabora con l’occidente nell’esplorazione spaziale negli ultimi 25 anni, ma le sanzioni e il generale deterioramento delle relazioni portano a un’altra direzione.

Per Mosca, Pechino è un partner di fiducia. Visitando il forum OBOR di Pechino (14-15 maggio), il Presidente Putin dichiarava: “Collaboriamo con successo nello spazio e ci sono tutte le possibilità che avanzeremo in questa cooperazione. La fornitura dei nostri motori a razzo alla Cina è all’ordine del giorno. Un motore ad alto potenziale è all’ordine del giorno e questo ci offre l’opportunità di implementare l’idea del nostro velivolo a lungo raggio con i partner cinesi. Ci sono tutte le possibilità per farlo”. Russia e Cina collaborano nel formato BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) per creare un sistema unificato di telerilevamento terrestre. Anche Indonesia, Emirati Arabi Uniti, Vietnam, Iran e altri Paesi sono candidati all’adesione alla ricerca spaziale internazionale.

Non si tratta solo di ricerca spaziale civile. È in corso la corsa agli armamenti spaziali con armi in fase di sviluppo o negli arsenali di Cina, Russia e USA, dotate di jammer satellitari, cannoni laser e a microonde ad alta potenza. I piani statunitensi per l’armamento spaziale e la difesa missilistica globale (BMD) sono ben noti. La Cina ha testato il missile antisatellite DN-3 a fine luglio. Il test fallì ma il programma continua.

La Russia ha l’S-500 Prometej, l’arma più efficace del mondo, l’unica in grado di distruggere missili balistici intercontinentali e spaziali, missili ipersonici da crociera e aeroplani che volano ad oltre Mach 5. Russia e Cina collaborano per impedire la militarizzazione dello spazio, ma gli Stati Uniti li hanno sempre ostacolati. Il primo progetto di Trattato sulla prevenzione del posizionamento di armi nello spazio, minaccia od uso della forza contro oggetti spaziali (PPWT) fu ideato dalla Russia e sostenuto dalla Cina nel 2008.

Gli Stati Uniti si opposero per preoccupazioni sulla sicurezza dei loro mezzi spaziali, nonostante il trattato affermasse esplicitamente il diritto all’autodifesa. Nel dicembre 2014, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò la risoluzione russa “Alcun primo collocamento di armi nello spazio“. Stati Uniti, Georgia e Ucraina furono gli unici Paesi che rifiutarono di sostenere l’iniziativa russa. Per anni, Russia e Cina hanno sostenuto la ratifica di un trattato statunitense vincolante che vietasse le armi spaziali, che i funzionari ed esperti degli Stati Uniti hanno ripetutamente rifiutato come interessato impedimento. Gli Stati Uniti non presentarono alcuna iniziativa propria. Piazzare armi nello spazio per avere la supremazia globale è al vertice dell’agenda dell’amministrazione attuale. Si ritiene generalmente che finora sistemi d’arma non siano presenti nello spazio. Le armi di distruzione di massa sono vietate col Trattato Spaziale del 1967.

Ma non vieta la collocazione di armi convenzionali in orbita. Non è stato raggiunto alcun accordo internazionale sulle armi non nucleari nello spazio, a causa dell’obiezione di certi Stati guidati dagli Stati Uniti. Con tutte le piroette in politica estera, il presidente Trump ha una politica spaziale dettagliata e ambiziosa. I sistemi BMD basati a terra, la navetta spaziale X-37B e le piattaforme del Geosynchronous Space Situational Awareness Programme (GSSAP) potrebbero divenire strumenti bellici nello spazio. Il segretario alla Difesa degli USA James Mattis ha chiesto maggiori investimenti nell’esplorazione dello spazio per scopi militari. Riferendosi alle armi antisatellite e antimissile nello spazio, il congressista Doug Lamborn dichiarava: “Alcune questioni tecniche su questi concetti vanno concluse, ma ci sono molte opzioni interessanti”.

Il progetto di autorizzazione per la difesa nazionale del bilancio 2018 prevede maggiore enfasi sui sistemi di difesa missilistica e l’intensificazione degli sforzi nell’esplorazione spaziale. La militarizzazione dello spazio interferirà con gli strumenti del controllo degli armamenti esistenti. Può scatenare una cosa agli armamenti devastante. Quest’anno è il 50° anniversario del Trattato Spaziale del 1967. E’ piuttosto simbolico che entrasse in vigore in ottobre, il mese in cui l’accordo d’esplorazione spaziale russo-cinese dovrebbe essere firmato. Sarebbe giusto che le nazioni lancino dei colloqui sulla prevenzione della militarizzazione spaziale. È qui che Russia, Cina e Stati Uniti devono collaborare, mettendo da parte le differenze. Questo sarebbe un contributo cruciale nel prevenire l’erosione del controllo degli armamenti attuale. Nel frattempo, Russia e Cina entrano in una nuova fase della cooperazione reciprocamente vantaggiosa, in ciò che un giorno potrebbe diventare l’azione internazionale spaziale guidata da queste due nazioni che si scambiano alta tecnologia ottenendo risultati tangibili.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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