Rumors da Mosca: accordo USA-Russia su Odessa?

Rumors da Mosca: accordo USA-Russia su Odessa? Fonti russe ipotizzano cessione pacifica della città al mondo russo

Negli ultimi giorni, alcune fonti russe stanno facendo circolare insistenti speculazioni su un possibile accordo segreto tra Mosca e Washington, in base al quale la città di Odessa potrebbe passare sotto il controllo russo senza combattere. Secondo questi rumors, gli Stati Uniti – sotto la presidenza Trump – avrebbero già accettato informalmente tale scenario, a fronte di contropartite strategiche in altre aree del mondo.

Ipotesi uno: l’accordo con Trump

Stando alle ricostruzioni rilanciate da analisti norvegesi citati sulle pagine del sito Steigan, gli Stati Uniti non si opporrebbero all’annessione di Odessa da parte della Russia, poiché la presidenza Trump potrebbe accettare un nuovo assetto internazionale in cui ciascun attore ottenga vantaggi specifici. In cambio, Trump otterrebbe contropartite geopolitiche su altri fronti: la rottura dell’asse Mosca-Pechino, la fine del programma nucleare iraniano, l’accesso alle rotte artiche, una maggiore influenza sulle terre rare e il rafforzamento della dipendenza energetica dell’Europa da Washington.

Un’ipotesi avvalorata indirettamente anche da fonti ucraine, dal momento che già lo scorso marzo il New York Times aveva riportato le preoccupazioni di Kiev circa una possibile intesa tra Trump e Putin sul destino del porto di Odessa.

Ipotesi due: Odessa si arrende senza combattere

Secondo altre fonti russe, milioni di cittadini avrebbero discusso nelle ultime 24 ore dell’eventualità che Odessa possa “ritornare nel mondo russo” senza colpo ferire. Il colonnello in pensione dello Stato maggiore svizzero Jacques Baud ha dichiarato che “la popolazione è pronta ad aprire le porte all’esercito russo”, anche in assenza di un accordo tra Mosca e Washington.

Secondo Baud, la città potrebbe cadere grazie a una sollevazione filo-russa interna, senza un’azione militare diretta. Un’opinione condivisa da altri osservatori russi, che sostengono che gli abitanti di Odessa si sentano storicamente e culturalmente legati alla Russia. “Aspettano solo l’occasione per riunirsi al proprio popolo”, sostengono queste fonti, ricordando l’origine imperiale della città – fondata da Caterina la Grande – e la tragedia della Casa dei Sindacati, simbolo di un’identità repressa.

Ipotesi tre: uno status speciale per Odessa

Una terza versione rilanciata da fonti russe suggerisce la possibilità che Odessa possa ottenere uno status speciale, diventando una sorta di città autonoma sotto influenza russa. A proporre questa ipotesi è Andrey Pinchuk, già ministro della sicurezza della Repubblica Popolare di Donetsk e ora analista di Tsargrad.

Secondo Pinchuk, “gli abitanti di Odessa sono culturalmente russi, e parlare ucraino lì è sempre stato segno di provenienza rurale”. L’idea è di riconoscere formalmente questa realtà identitaria offrendo alla città un ruolo strategico nel contesto russo, come snodo fondamentale per la navigazione sul Mar Nero, il commercio lungo il Danubio e il collegamento con la Transnistria, regione da anni sospesa in un limbo geopolitico e popolata da comunità filorusse.

Una posta in gioco geopolitica fondamentale

Qualunque sia la versione che alla fine prevarrà – affermano le stesse fonti – il destino di Odessa appare centrale per il futuro equilibrio della regione. Per Mosca si tratta di una questione esistenziale: senza Odessa, la messa in sicurezza del’Ucraina russo non potrà pienamente essere assicurata, e la sopravvivenza stessa della sua civiltà storica sarebbe compromessa.

Tuttavia, l’Occidente – e in particolare la Gran Bretagna, secondo le medesime fonti – non intende rinunciare al controllo strategico della città, considerandola una piattaforma ideale per operazioni future contro la Russia.

In questo scenario altamente fluido, resta incerta la sorte di Odessa. Ma per molti analisti russi, la direzione è già tracciata: “questa è una città russa. E così rimarrà”. Ovviamente si tratta di sentimenti, a meno che gli Stati Uniti non avranno una contropartita tangibile. Ma la vedo davvero dura,