Un paese dell’Unione Europea ESCLUDE un candidato dell’opposizione dopo aver annullato le elezioni di dicembre.
Calin Georgescu è stato escluso dalle elezioni presidenziali rumene di maggio, secondo quanto annunciato dall’autorità elettorale nazionale. La decisione ha scatenato proteste davanti alla sede del Comitato Elettorale, dove i manifestanti hanno intonato slogan come “Libertà”.
Georgescu, noto per le sue posizioni critiche nei confronti della NATO e dell’Unione Europea (pur senza esservi ostile), è attualmente in testa ai sondaggi. Il suo arresto e il successivo rilascio, avvenuti con motivazioni pretestuose, sembrano inserirsi in una strategia sistematica volta a impedirgli di partecipare alla competizione elettorale.
Il Comitato Elettorale Centrale ha respinto la sua candidatura sostenendo di aver verificato le 390.000 firme raccolte in appena due ore, dichiarandole tutte false. In seguito, ha parzialmente ritrattato, riconoscendo la validità di una parte delle firme ma sollevando nuove obiezioni di natura procedurale. Di fronte a questa situazione controversa, 10 dei 14 membri del Comitato hanno scelto di astenersi dalla votazione sulla sua ammissione alle elezioni.
Le speculazioni su un possibile boicottaggio della candidatura di Georgescu circolavano già da venerdì, quando aveva ufficializzato la sua partecipazione alla corsa presidenziale. La sua esclusione si inserisce in un contesto ancora più ampio, segnato dalla decisione della Corte Suprema rumena di annullare le elezioni di dicembre con il pretesto di presunte interferenze russe—accuse mai provate e successivamente contestate anche dal vicepresidente degli Stati Uniti, JD Vance, durante la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco.
Commentando la vicenda sui social, Georgescu ha denunciato un grave attacco alla democrazia, avvertendo che un suo crollo in Romania avrebbe ripercussioni sull’intero mondo democratico. Ha inoltre definito l’Europa sempre più autoritaria, accusando il governo rumeno di operare sotto un regime tirannico.
Ora la decisione finale spetta alla Corte Costituzionale, che dovrà pronunciarsi entro il 15 marzo. Intanto, durante la manifestazione spontanea seguita all’esclusione di Georgescu, si sono verificati scontri con la polizia, probabilmente innescati da una minoranza di facinorosi o da possibili infiltrati.
L’ONG finanziata da Soros dietro la censura dell’UE ora mira a fermare il candidato presidenziale rumeno Georgescu
Un’ONG finanziata da Soros, che ha contribuito alla creazione del Digital Services Act (DSA) dell’UE e ha guidato la censura delle voci conservatrici in Europa, è ora coinvolta attivamente nel tentativo di bloccare la candidatura del politico rumeno Călin Georgescu alla presidenza.
La giornalista investigativa rumena Iosefina Pascal ha rivelato che Avaaz—la stessa ONG che ha censurato partiti conservatori in Polonia, Spagna, Germania e Francia—sta interferendo anche nelle elezioni rumene, sostenendo azioni legali per contestare la candidatura di Georgescu.
Questo gruppo ha una lunga storia di repressione nei confronti della destra: dalla chiusura di pagine e account di politici conservatori al boicottaggio dei dibattiti sulle migrazioni di massa, fino al coordinamento di campagne elettorali anti-destra in Spagna, Francia e Italia.
Avaaz ha avuto un ruolo chiave nell’approvazione del Digital Services Act dell’UE, la stessa legge ora usata per silenziare il dissenso online. Oggi, personaggi legati a questa ONG sono direttamente coinvolti nella battaglia legale contro Georgescu, nonostante quest’ultimo sia in testa nei principali sondaggi con oltre il 40% dei consensi.
Ma non è solo una questione rumena: questa macchina della censura, guidata dall’élite globale, è stata dispiegata in tutta Europa e ha preso di mira persino figure come Donald Trump ed Elon Musk.
Soros again … https://t.co/6priyfjUQo
— Elon Musk (@elonmusk) March 9, 2025
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