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Home Economia

Rinegoziare Maastricht? Il cammino del gambero quando è ormai troppo tardi

22 Novembre 2017
in Economia
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Rinegoziare Maastricht? Il cammino del gambero quando è ormai troppo tardi
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Amato: ce l’avevano detto che non poteva funzionare…
 
1. In questo preciso momento, in cui eloquenti, plurimi e convergenti fatti istituzionali di origine €uropea, portano al redde rationem e allo stritolamento di ogni residua parvenza di interesse del popolo italiano all’interno di un’azione  desovranizzante di cui, per di più, s’è costantemente vantata una parte consistente della nostra classe politica di governo, risulta molto utile sgombrare il campo (per l’ennesima volta) dall’equivoco che “un’altra europa” sia possibile.
O anche solo negoziabile.

2. E questo, ben al di là della realistica ricognizione dei rapporti di forza che caratterizzano il diritto dei trattati, anch’essa del tutto assente, per il semplice fatto, che la ri-negoziazione di complessi trattati economici presuppone due elementi logico-giuridici che appaiono del tutto mancanti all’interno della nostra intera classe dirigente:
a) la riaffermazione della sovranità nazionale; 
b) la conoscenza del reale contenuto normativo e la comprensione degli effetti dei trattati.

Vediamo più in dettaglio, (con l’ausilio di immagini da cui si può oggettivamente desumerne l’assenza), questi due presupposti.

3. a) Manca la riaffermazione della sovranità nazionale, alla quale si continua a rinunciare “in assunto”:  cioè come caratterizzazione ideologica irrinunciabile di chiunque sia stato finora investito di cariche istituzionali rappresentative dell’Italia, specialmente nelle sedi intergovernative €uropee. 
Questo elogio istituzionalizzato della rinuncia alla sovranità, come passato cui non si può fare ritorno, e che prelude ad ulteriori cessioni, esclude ogni “potere negoziale”: poiché quest’ultimo, fin dai tempi del diritto romano come ius commune dell’intera Europa, presuppone l’attuale ed esclusiva titolarità (originaria o per mandato) di interessi disponibili (materiali, nel senso di “sociali” e giuridicamente rilevanti secondo il diritto nazionale); questa titolarità, date la pregressa acquiescenza al fatto compiuto e la preventiva dichiarazione di intenti relativa alla (irrinunciabile) ulteriore cessione di sovranità, risulta così talmente depotenziata da sottrarne, per autodichiarazione di partenza, la piena disponibilità ai rappresentanti dello Stato italiano.
http://www.byoblu.com/wp-content/uploads/2014/11/MarioDraghi_SovranitaGiaPersa1.jpg
https://www.nextquotidiano.it/wp-content/uploads/2016/12/paolo-gentiloni-sovranit%C3%A0-europa.jpg
http://www.studiolegalemarcomori.it/wp-content/uploads/2014/11/IMG_89341.png 
https://proarisetfocis.files.wordpress.com/2012/10/sovranitc3a0-regole-e-parole-1.png
http://lucianobonazzi.altervista.org/wp-content/uploads/2016/05/5z-1-5.png
monti-tiranno
https://lh4.googleusercontent.com/proxy/FdqAlnZ6qMys09rmI9wo6oHraX5XqwP7enrNhbqv9izRjC4hYueLtXD1GNHRBPDo6zy2xYzGrK7LpIkdbsGbYFeSivAkEpCcWg=w1200-h630-p-k-no-nu
E, secondo la più elementare base di ogni negoziazione, non si possono “dedurre”, in alcun tipo di accordo, interessi di cui si è già dichiarata UNILATERALMENTE la non piena titolarità o l’avvenuta cessione irreversibile. Si è, in tal caso, secondo ogni principio generale di diritto condiviso dalle “Nazioni Civili”, privi di legittimazione a negoziare;
 
3.b) Anche superando, in qualche modo, questo colossale problema di preventivo ed autodichiarato difetto di legittimazione a negoziare (ormai divenuto vincolante, per prassi applicativa, nei rapporti con gli altri Stati e con le istituzioni UE, per facta concludentia pluridecennale; cfr. art.31, par.3, Convenzione di Vienna), bisognerebbe, poi, aver chiaro il contenuto dei trattati. 
E questo anche nell’ipotesi in cui il governante di “media” cultura decidesse di leggerseli e, successivamente, anche di comprenderli, superando il fatto, non trascurabile, che gli stessi sono stati appositamente scritti in modo da essere illeggibili (Amato dixit).
The Great European Rip-Off
Sul piano sempre negoziale, basato sulla buona fede commisurata alle ragionevoli aspettative suscitate nelle controparti, quindi, occorrerebbe aver compreso  il “vincolo” effettivo che i trattati pongono a carico dell’ordinamento socio-economico italiano, focalizzando quali siano i reali rapporti causa/effetti tra l’applicazione delle previsioni dei trattati, e delle fonti da essi variamente derivanti, e specifiche “lesioni” degli interessi fondamentali nazionali (secondo la nostra Costituzione, appartenenti al “popolo sovrano”) che ne sono derivate.
https://i2.wp.com/scenarieconomici.it/wp-content/uploads/2014/01/gpg01-Copy-571.jpg?ssl=1
Ora questa comprensione, nella fondamentale prassi dei rapporti applicativi dei trattati, non è quella relegata a periferiche e private ammissioni, ma, per essere negozialmente spendibile con una qualche utilità, deve risultare da prese di posizione pubblicamente fatte valere nelle forme ufficiali in cui deve manifestarsi la volontà giuridica e politica di uno Stato (qui, p.8 sul principio di cui all’art.46 della Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati). Solo gli atti approvati e promulgati contano.
http://www.qualcosadisinistra.it/wp-content/uploads/2012/04/pareggio.jpg

Queste coerenti ed esplicite “prese di posizione”, formalizzate in atti giuridicamente rilevanti secondo la Costituzione e le stesse previsioni dei Trattati (!), sono proprio l’elemento che, in modo continuo e sempre più manifesto, appare assente dagli indirizzi politici espressi dai governi italiani almeno negli ultimi 30 anni (a dir poco), sia nei rapporti intergovernativi che nelle prassi applicative di diritto interno che possano essere “opposte” in buona fede a Stati terzi.

P.S.: quand’anche non si fosse in questa condizione giuridico-negoziale, peraltro, i trattati non sarebbero rinegoziabili includendo la Germania nel nuovo accordo: sia perché il divieto di solidarietà fiscale è pre-condizione essenziale (voraussetzung) della sua adesione a Maastricht, sia perché la sua posizione ufficiale, reiteratamente affermata e nota alle controparti, è nel senso della inammissibilità, per la Costituzione tedesca, degli Stati uniti d’€uropa.
Nell’attuale composizione dell’UE, la riforma soggetta all’egemonia tedesca, potrebbe solo accentuare l’incubo del contabile.

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Patrizio Ricci associato Freelance International Press (FLIP), Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Coofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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