Rimozione delle sanzioni all’Iran? No, se ne aggiungono altre.

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Ancora non sono state rimosse le vecchie sanzioni che già gli USA ne stanno preparando delle altre. Lo ha riferito ieri il Wall Street Journal. Sarà colpito un imprenditore iraniano e 2 imprese da lui controllate, per presunti legami con lo sviluppo dei missili balistici.

Già la tensione era comunque alta dopo i test missilistici avvenuti ad ottobre dei missili balistici ‘Emad ‘. Si tratta di missili in grado di portare testate nucleari ma solo potenzialmente.

In sostanza, l’Iran  non ha violato la lettera dell’accordo nucleare bensì il divieto delle Nazioni Unite sullo sviluppo di missili in grado di trasportare armi nucleari ( però a violare divieti non è certo solo l’Iran…).

Il Comando Centrale USA accusa Teheran di alimentare nuove tensioni. Ad accendere ancor di più la situazione, domenica scorsa c’è stato un atteggiamento provocatorio nello Stretto di Hormuz da parte di mezzi navali iraniani che hanno sparato missili non guidati in prossimità della portaerei Harry S. Truman. Gli ordigni sono stati lanciati con soli 23 minuti di preavviso ed a una distanza di circa 1400 metri dalla portaerei. Nei pressi erano presenti due unità di scorta della marina USA e sempre in zona anche alcune navi commerciali.

La portaerei Harry S. Truman’ è in Medio Oriente, in supporto ai raid della Coalizione contro il gruppo terroristico dello Stato islamico in Iraq ed in Siria. Gli aerei della coalizione per un anno non hanno mai seriamente impegnato l’ISIS; di recente hanno attaccato anche unità dell’esercito siriano e iracheno facendo numerose vittime.

epa03046989 An Iranian navy warship test fires a new long range missile (Mehrab) during the Iranian navy military exercise on the Sea of Oman, near the Strait of Hormuz in southern Iran, 01 January 2012. Amid a verbal row with the United States over blocking the Strait of Hormuz, a vital oil shipping route, Iran on Saturday started testing long range missiles in the Persian Gulf. Fars news agency reported that on the final phase of navy maneuvers in the Persian Gulf, several long-range missiles were tested. The maneuver has been overshadowed by a verbal row between Iran and the US over an Iranian threat to close the Strait of Hormuz in the Persian Gulf, through which 40 per cent of the worlds ship-borne crude oil is passed. EPA/EBRAHIM NOROOZI

La provocazione denunciata dal Comando USA avviene mentre l’Iran è impegnato in Siria da cinque anni a sostenere il governo siriano. Damasco sta resistendo strenuamente ad un’aggressione esterna preparata dalle potenze occidentali e dalle petrolmonarchie antidemocratiche del Golfo.

Non è la prima volta che l’occidente dimostra un atteggiamento assai ambiguo in medioriente. Ricordiamo che nel 1953 Regno Unito e degli USA prepararono un colpo di stato in Iran (Operazione Ajax nome ufficiale TP-AJAX per gli USA, Operazione Boot per i britannici) contro il presidente Mohammad Mossadeq perché aveva nazionalizzato l’industria petrolifera.

Attualmente l’Iran ha proprie forze in Siria che stanno appoggiando l’esercito siriano nel tentativo di riprendere la città martire di Aleppo. Quella che era la principale città industriale siriana è stata saccheggiata dai ribelli ed è attualmente privata da questi di acqua e di elettricità. L’Iran sta avendo numerose perdite sul campo di battaglia mentre la coalizione di cui appartiene la portaerei Truman continua a sostenere i cosiddetti ‘ribelli moderati’ facilitando loro il rifornimento di uomini e mezzi..

La coalizione sta operando in Siria illegittimamente in Siria e prima di novembre non aveva mai attaccato seriamente le infrastrutture petrolifere dell’ISIS ( prima fonte di finanziamento delle sue attività terroristiche).

Il governo iraniano finora non ha commentato sull’eventualità di nuove sanzioni. Gli USA si erano riservati il diritto di comminare di nuove se fosse continuato lo sviluppo di missili balistici. Nel mese di luglio l’Iran ha effettuato nuovi test per perfezionare il suo programma missilistico che ha dichiarato essere esclusivamente a scopo difensivo.

Le sanzioni previste mirano a colpire la società Mabrooka Trading che ha base negli Emirati Arabi Uniti e il suo fondatore, Hossein Pournaghshband, accusati di fornire fibra di carbonio per il programma missilistico.

Il fondatore della Mabrooka Trading ha utilizzato anche un’altra sua società con base in Hong Kong per l’approvvigionamento di altro materiale per lo sviluppo dei missili, il Wall Street Journal.

[su_heading style=”modern-2-blue” size=”19″]Aggiornamento – Ultim’ora: la risposta dell’Iran[/su_heading]

Il ministro della Difesa Hossein Dehghan  ha detto ”l’Iran non chiede il permesso a nessuno per  aumentare il suo potere o la capacità di difesa missilistica e perseguirà fermamente  i propri piani di difesa, in particolare nel campo dei missili”. Il presidente Rouhani da parte sua sostiene che i missili non sono stati progettati per essere usati per trasportare armi nucleari.

Ed è proprio Rouhani che ha ordinato oggi di  espandere il programma missilistico iraniano, proprio in risposta alle prossime sanzioni anticipate dal Wall Street Journal.

In una lettera a Dehghan, Rouani ha detto che “Mentre il governo degli Stati Uniti porta chiaramente ancora avanti politiche ostili e ingerenze illegali contro l’Iran… le forze armate hanno bisogno di aumentare rapidamente e significativamente la loro capacità missilistica”.

[su_panel]Certo è che non si sta alimentando un clima di fiducia per quanto sta succedendo in Siria, il cui obiettivo finale è l’Iran. E’ chiaro che il programma di missili rappresenta una doppia deterrenza verso Israele e verso il Golfo.
Se non si eliminano i motivi di tensione, più che calmare la situazione le sanzioni l’aggraveranno. Ma forse è proprio questo che si vuole ottenere: un alibi per fare marcia-indietro. La buona diplomazia è ormai introvabile. [/su_panel]

Vietato Parlare

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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