Revoca delle sanzioni USA alla Siria: il prezzo nascosto dell’accordo con al-Jolani

Siria: la fine delle sanzioni o l’inizio di una nuova occupazione mascherata?
L’annuncio della revoca delle sanzioni USA contro la Siria, salutato come una svolta, cela in realtà un inquietante progetto di frammentazione del Paese. In questo articolo, lo scrittore siriano Naram Sarjoun svela l’altissimo prezzo geopolitico pagato in cambio: dalla legittimazione del jihadista al-Jolani fino alla cessione di territori strategici a Israele, Turchia e potenze occidentali.
Un’analisi potente, che mette a nudo il vero volto della “normalizzazione” occidentale in Medio Oriente.
Leggi il commento integrale pubblicato su Ora Pro Siria.

Questo in definitiva lo scenario delineato dall’analisi dello scrittore siriano Naram Sarjoun:

ora pro siria

Revoca delle sanzioni USA: una vittoria apparente per la Siria?

Il 13 aprile 2025, durante il Forum di investimenti USA-Arabia Saudita a Riad, l’allora presidente Donald Trump ha annunciato la revoca delle sanzioni statunitensi contro la Siria. Una notizia accolta con entusiasmo da molti, ma che cela un accordo ben più complesso e controverso.

Trump, Erdogan e Ben Salman: un’alleanza per “riabilitare” al-Jolani

Nel suo discorso, Trump ha chiarito che la decisione è frutto di consultazioni con Recep Tayyip Erdogan e Mohammad bin Salman. Il segretario di Stato Marco Rubio avrebbe incontrato a breve il nuovo ministro degli Esteri siriano. Tuttavia, la Siria che esce da queste trattative non è più quella di prima.

Il protagonista? Abu Mohammad al-Jolani, leader jihadista con una taglia da 10 milioni di dollari sulla testa, ora legittimato come nuovo “presidente” siriano.

Il vero prezzo della revoca: cessione territoriale e sottomissione

Secondo Naram Sarjoun, il prezzo pagato è altissimo:

  • Cessione delle Alture del Golan e del monte Hermon a Israele.

  • Demilitarizzazione e autonomia del Sud della Siria sotto controllo israeliano.

  • Autonomia curda nell’Est, gestita dalle FDS in coordinamento con la Turchia.

  • Controllo turco sul Nord e parte di Aleppo.

  • Rimozione dell’Iran dalla costa, con eventuale spartizione tra USA e Russia.

In pratica, la Siria viene divisa in zone d’influenza gestite da attori esterni, con il governo di al-Jolani ridotto a pedina funzionale.

Al-Jolani: jihadista e ambasciatore della pace con Israele?

Il ruolo di al-Jolani appare strategico: in quanto jihadista sunnita, rappresenterebbe l’“Islam politico” nella firma del trattato di pace con Israele. Questo permetterebbe:

  • La legittimazione della giudeizzazione di Gerusalemme e Al-Aqsa.

  • La rimozione del fardello morale a Erdogan e ai sauditi.

  • L’apertura alla normalizzazione totale tra Paesi arabi e Israele.

Verso nuovi conflitti: Hezbollah e Iran nel mirino

L’accordo includerebbe anche l’impegno siriano a:

  • Partecipare alla guerra contro Hezbollah in Libano.

  • Collaborare con USA e Israele per espellere l’Iran dall’Iraq.

  • Favorire il reclutamento jihadista in nuove guerre regionali, anche in Africa e Asia.

Una pace imposta o un nuovo suicidio collettivo?

Sarjoun chiude con amarezza: la revoca delle sanzioni, sbandierata come successo, è in realtà una resa geopolitica totale, pagata con la sovranità, la memoria storica e la dignità del popolo siriano.
Un nuovo Sadat per una nuova capitolazione, mentre le generazioni future pagheranno il prezzo di un’illusione scambiata per pace.

Mia considerazione:

Considerazione finale – Una sconfitta annunciata

Le riflessioni di Naram Sarjoun delineano un quadro duro ma tutt’altro che infondato. Tuttavia, per comprendere pienamente l’attuale situazione della Siria, è necessario riconoscere la responsabilità storica delle potenze occidentali. Gli Stati Uniti, in particolare, hanno avuto un ruolo centrale nell’alimentare il conflitto attraverso il programma segreto Timber Sycamore, che ha armato e addestrato gruppi radicali con l’intento di rovesciare il governo di Damasco. Un’operazione accompagnata da un sostegno mediatico massiccio, anche in Europa, dove persino alcuni organi cattolici italiani come Avvenire e TV2000 si sono allineati acriticamente alla narrazione dominante.

Il presidente Bashar al-Assad, pur con errori strategici evidenti – dettati forse da un senso di protezione verso il suo popolo più che da calcolo politico – ha continuato a sostenere la causa palestinese. Ma è stato tradito da Hamas, che ha scelto di schierarsi con i jihadisti. In un momento di pericolo estremo per la sopravvivenza stessa della Siria, ogni attore ha finito per inseguire la propria causa particolare, contribuendo al disfacimento dell’unità nazionale.

Successivamente, con il conflitto entrato in una fase più “gestibile”, sono emerse incomprensioni con la Russia, che avrebbe voluto maggiore controllo operativo sull’esercito siriano, spesso invece condizionato da interessi clientelari e logiche interne poco trasparenti.

Ma più di tutto, a pesare è stata la cronica frammentazione del Paese e la corruzione dilagante nei vertici militari. In numerosi casi, interi reparti hanno evitato deliberatamente il confronto diretto con i miliziani di Tahrir al-Sham, oggi incredibilmente al governo, lasciando campo libero all’avanzata jihadista. Molti generali sarebbero stati preventivamente avvicinati, e forse corrotti, per favorire questa resa programmata.

A questo si è aggiunto un salto tecnologico nei metodi d’assalto: l’uso di droni e di tattiche raffinate, frutto con ogni probabilità di addestramento occidentale – britannico o ucraino – ha fatto il resto..

Un popolo disunito è un popolo condannato alla sconfitta.
E la strategia resta sempre la stessa, da secoli:
 divide et impera.

Riferimenti:

Quale prezzo pagherà la Siria per la revoca delle sanzioni: https://oraprosiria.blogspot.com/2025/05/quale-prezzo-paghera-la-siria-per-la.html

Altri articoli correlati:

  1. Thomas L. Friedman, “Qualunque cosa accada in Siria non rimarrà in Siria”, The New York Times, 15 dicembre 2024, B4.
    [Fonte nel testo, nota [1]]
  2. Mike Whitney, “Black Flag Over Damascus,” The Unz Review, 8 dicembre 2024,
    https://www.unz.com/mwhitney/black-flag-over-damascus/Jonathan Cook, “Assad in Siria è caduto, proprio come il Pentagono aveva pianificato 23 anni fa”, jonathancook.substack.com, 11 dicembre 2024,
    https://jonathancook.substack.com/p/syrias-assad-has-fallen-just-as-the
  3. Mostafa Salem, “Come il leader ribelle siriano è passato da jihadista radicale a ‘rivoluzionario’ che indossa un blazer”, CNN, 6 dicembre 2024,
    https://edition.cnn.com/2024/12/06/middleeast/syria-hts-al-jolani-profile-intl/index.html
  4. Edward Wong, Michael Crowley e Helene Cooper, “Gli Stati Uniti si affannano per affrontare i pericoli di una nuova Siria”, The New York Times, 9 dicembre 2024.
  5. Raja Abdulrahim, “La vita sotto i ribelli siriani: regole severe, strade asfaltate e pragmatismo”, The New York Times, 18 dicembre 2024, A4.
  6. John Browden, “Biden promette di riportare a casa il giornalista statunitense Austin Tice mentre definisce la caduta di Assad ‘un momento di opportunità storica per la Siria’”, The Independent, 8 dicembre 2024,
    https://www.yahoo.com/news/biden-promises-bring-us-journalist-190304775.
  7. Jared Malsin, “Eseguito, eseguito, morto per malattia: i tristi precedenti della famigerata prigione siriana”, The Wall Street Journal, 12 dicembre 2024,
    https://www.wsj.com/news/author/jared-malsinJared Downing, “La flotta privata di auto di lusso di Bashar al-Assad rivelata…”, The New York Post, 8 dicembre 2024,
    https://www.msn.com/en-us/news/world/bashar-al-assad-s-private-fleet-of-luxury-cars-revealed-as-syrians-loot-his-palaces-after-dictator-was-forced-to-flee-the-country/ar-AA1vuqiQ
  8. Al Mayadeen, “Le nuove forze del regime in Siria effettuano esecuzioni sommarie a Latakia”, 10 dicembre 2024,
    https://english.almayadeen.net/news/politics/armed-groups-in-syria-carry-out-summary-esecuzioni
    e “HTS, gruppi armati, assalto al Santuario Sayyeda Zeinab, chiesa di San Giorgio”, 11 dicembre 2024,
    https://english.almayadeen.net/news/politics/hts–armed-groups-assault-sayyeda-zeinab-santuario–st–georges
  9. Neil MacFarquhar, “L’eredità della famiglia Assad è una di feroce oppressione”, The New York Times, 8 dicembre 2024,
    https://www.nytimes.com/2024/12/08/world/middleeast/assad-family-legacy-syria.html?auth=linked-google1tap
  10. Sune Engel Rasmussen, “L’Iran subisce un colpo di ‘proporzioni storiche’ con la caduta di Assad”, The Wall Street Journal, 10 dicembre 2024.
  11. Jeremy Kuzmarov, “I media tradizionali colludono con il governo degli Stati Uniti per nascondere la fonte della straziante crisi umanitaria in Siria”, CovertAction Magazine, 30 giugno 2023,
    https://covertactionmagazine.com/2023/06/30/mainstream-media-colludes-with-us-government-to-conceal-source-of-syrias-heartbreaking-humanitarian-crisis/
  12. Caitlin Johnstone, “La Siria è assorbita nell’Impero”, Consortium News, 9 dicembre 2024,
    https://consortiumnews.com/2024/12/09/syria-is-absorbed-into-the-empire/
  13. Robert F. Kennedy, Jr., “Perché gli arabi non ci vogliono in Siria”, Politico Magazine, 22 febbraio 2016,
    https://www.politico.com/magazine/story/2016/02/rfk-jr-why-arabs-dont-trust-america-213601/
  14. Seymour M. Hersh, “The Red Line and the Rat Line”, London Review of Books, 17 aprile 2014.
  15. Sull’operazione  Tymber Sycamore: https://covertactionmagazine.com/2024/12/23/u-s-media-ignored-how-cias-operation-timber-sycamore-paved-the-way-for-the-syrian-revolution/