Repubblica Centrafricana: chi sta spingendo ad una guerra civile nella Repubblica Centrafricana ed altrove!?

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Dell’Africa non interessa nessuno fino a quando non arrivano i migranti, ed il dibattito si riduce a immigrati e immigrati no. L’agenzia Fides è uno dei pochi mezzi di informazione ad aprire il vaso di pandora. I paesi che fomentano la radicalizzazione islamica sono gli stessi che fanno lucrosi investimenti in Europa aumentano la loro presenza e potere. Per l’occidente sono i migliori alleati.

Alcuni giorni fa nella Repubblica Centrafricana più di 40 cristiani sono stati massacrati dagli islamisti radicali. I Caschi Blu della MINUSCA (Missione ONU di stabilizzazione della Repubblica Centrafricana) non hanno difeso la popolazione dai ribelli che hanno commesso l’assalto ad Alindao. All’arrivo dei guerriglieri si sono ritirati nella loro base lasciando la popolazione al proprio destino di morte e distruzione” (Agenzia Fides).

Fides – ieri ha riportato l’ importante giudizio  di Sua Ecc. Mons. Juan Jose Aguirre Muños, Vescovo di Bangassou, diocesi nel sud-est della Repubblica Centrafricana, limitrofa a quella di Alindao, dove il 15 novembre i ribelli ex Seleka dell’UPS (Unité pour la Paix en Centrafrique), agli ordini del generale Ali Darassa, hanno ucciso più di 40 persone, tra cui il Vicario Generale della diocesi, Mons. Blaise Mada, e don Celestine Ngoumbango, parroco di Mingala (vedi Fides 17/11/2018).

Il Vescovo ha fatto una precisa richiesta:

Non fermatevi a denunciare il massacro dei cristiani. Chiedetevi perché è avvenuto ,

e così ha proseguito:

L’evento che ha scatenato il massacro è stata per l’uccisione di un mercenario nigerino dell’UPC, qualche giorno fa. I membri dell’UPC sono Peuls provenienti in maggioranza da Paesi vicini come il Niger. L’UPC, nato da una scissione della Seleka, si è installato ad Alindao da 5 anni, nella parte ovest della città. La missione cattolica sta in quella est, dove è collocato il campo di sfollati per i non musulmani, che accoglie circa 26.000 persone.

La rappresaglia è stata terribile” dice il Vescovo. Gli uomini di Ali Darassa hanno assalito, saccheggiato e incendiato il campo di sfollati e ucciso donne e bambini; hanno dato alle fiamme la cattedrale dove hanno ucciso i due sacerdoti. Subito dopo i mercenari dell’UPC hanno lasciato entrare nella parte est di Alindao, gruppi di giovani musulmani della parte ovest, che hanno saccheggiato la casa episcopale ed hanno dato alle fiamme il presbiterio e il centro della Caritas. Ho visto alcune fotografie. Di queste strutture rimangono solo i muri calcinati.

(…)

Mons. Aguirre conferma che i Caschi Blu della MINUSCA non sono intervenuti per difendere i civili dall’assalto dell’UPC.

Appena è iniziato l’attacco, i Caschi Blu mauritani della MINUSCA si sono ritirati nella loro base. Si tenga presente che le regole d’ingaggio di alcuni contingenti come quello della Mauritania, dell’Egitto e del Pakistan, hanno un accordo con l’ONU in base al quale si impegnano a rispondere ad assalti armati solo se attaccati direttamente.

Quindi ad Alindao i Caschi Blu sono stati del tutto inefficaci. Altri contingenti come quello del Rwanda hanno regole d’ingaggio in base alle quali intervengono per difendere la popolazione fatta segno di un attacco.

Mons. Aguirre sottolinea che:

Non possiamo limitarci a denunciare questi massacri. Occorre andare a fondo a quello che sta accadendo in Centrafrica. Gruppi come l’UPC sono formati da mercenari stranieri che da 5 anni occupano parti del nostro territorio.

Sono pagati da alcuni Paesi del Golfo e guidati da alcuni Stati africani limitrofi. Entrano dal Ciad attraverso Birao con armi vendute all’Arabia Saudita dagli Stati Uniti.

Vogliono dividere il Centrafrica alimentando l’odio tra musulmani e non musulmani. In questo modo ne approfittano per saccheggiare le ricchezze centrafricane, oro, diamanti, e il bestiame. Ma soprattutto alcuni Paesi stranieri e non africani vogliono usare il Centrafrica come porta per entrare nella Repubblica Democratica del Congo e nel resto del continente, manipolando l’Islam radicale. È questo il gioco che sta dietro alla strage di Alindao..

– (Agenzia Fides 19/11/2018)

[su_heading style=”modern-2-blue” size=”21″]Breve ‘excursus’ della crisi sudafricana[/su_heading]

Accogliendo l’ invito di Mons. Juan Jose Aguirre Muñoschiedetevi perché è avvenuto”, spendo due parole sulla Repubblica Centrafricana.

Innanzitutto cominciamo con il dire che la Repubblica centrafricana è un paese molto povero ma avrebbe – se non fosse per la corruzione e per le pressioni esterne  – quanto necessario per provvedere da sé e probabilmente ad una emancipazione dal livello attuale di vita. Infatti ha depositi di diamanti, uranio, oro, petrolio, foreste e risorse idroelettriche.

Il PIL pro capite nel 2009 è stato di $ 700 pro-capite (220 ° posto nel mondo). La popolazione conta poco più di 5 milioni di persone. L’80% di loro sono cristiani, circa il 15% sono musulmani sunniti. Dopo il rovesciamento di Muammar Gheddafi, i gruppi estremisti sostenuti dall’Arabia Saudita sono diventati più attivi nel nord del paese perché sono entrati in connessione  con la crescente influenza dell’Islam radicale che ha travolto l’Africa.


(video agosto 2018)

Questi gruppi radicali nel 2012, hanno creato una coalizione chiamata Seleka. Lo stesso anno, avendo ricevuto dai noti sponsor importanti scorte di armi, gli islamisti hanno iniziato le ostilità attive. E per la fine di dicembre, le grandi aree del centro e dell’est del paese passarono sotto il loro controllo. In queste condizioni, il governo del presidente Boziz proseguì i negoziati con i ribelli. Un contingente di mantenimento della pace tra i paesi dell’Unione Africana è stato portato nel paese.

Le rivolte hanno investito la Repubblica Centrafricana  nel 2013, quando l’alleanza ribelle Séléka , composta principalmente da musulmani, ha rimosso forzatamente Christian Francois Bozize dalla sua presidenza. Lo scopo principale del gruppo era quello di stabilire un governo musulmano in un paese in cui l’80% della popolazione fosse cristiana. Il colpo di stato ha portato nell’arena del conflitto un nuovo giocatore – la milizia cristiana ” Antibalaka ” (“Antimachete”), progettata per combattere “Seleka”. Questa è stata l’ultima goccia che ha costretto l’ONU ad intervenire per evitare il genocidio. Il 5 dicembre 2013, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha avviato una missione MINUSCA supportato dall’operazione francese Sangaris.

In breve tempo, la strategia lungimirante e il lavoro ben coordinato delle truppe occidentali si sono trasformati in un accordo di pace concluso a luglio 2014. Ma poi la situazione di nuovo rotolò giù per il pendio. Il 2017 ha segnato un nuovo round di scontri armati. Dopo il ritiro delle forze francesi lo scorso anno, la CAR si trovò sull’orlo di una catastrofe simile a quella che coprì il Ruanda nel 1994. Sullo sfondo dell’escalation della violenza, l’efficacia di MINUSCA è stata messa in discussione. Sebbene la Séléka sia stata sciolta nel 2014, alcune entità, denominate “ex-Séléka”, mantengono ancora un’influenza, specialmente in aree che sono fuori controllo del governo.

Nel marzo 2016, dopo l’elezione dell’attuale capo del paese Fostan-Arkanzh Touadera , la pace ha regnato nella repubblica. Tuttavia, pochi mesi dopo, il grado di violenza ha ripreso a salire costantemente. Molti analisti hanno condannato la Francia per aver ritirato le proprie forze di pace dalla Repubblica Centrafricana, nonostante la situazione di tensione. Dall’inizio del 2017, le frizioni interconfessionali si sono intensificate e gli scontri tra Antibalaka ed ex-Seleka non sono cessati. Quello della scorsa settimana è solo l’ultimo massacro. Il processo di pace, lanciato nel 2013 sullo sfondo dell’intervento francese, sembra oggi un ricordo perduto. All’orizzonte – solo l’escalation del conflitto.

Tuttavia le radici religiose della lotta nella Repubblica Centrafricana non possono essere definite profonde. Dopotutto, Cristianesimo e Islam per molti anni hanno convissuto pacificamente, fianco a fianco. Ma il grado di violenza sta crescendo. Ed il Vescovo ha appena aperto il vaso di pandora “alcuni Paesi stranieri e non africani vogliono usare il Centrafrica come porta per entrare nella Repubblica Democratica del Congo e nel resto del continente, manipolando l’Islam radicale”.

(Vietato Parlare)

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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