REARM EUROPE – La vera natura di Bruxelles emerge: ora la battaglia è sulla produzione di armi

L’UE vuole l’indipendenza… ma solo per fare cassa .

Mentre ci raccontano la favola dell’autonomia strategica, a Bruxelles si gioca a Risiko con i miliardi del riarmo. Niente armi USA, niente UK, solo un bel cartello bellico a marchio UE—cioè, a marchio Francia.

E chi si ribella? Germania, Italia, Svezia… e perfino la Gran Bretagna, che grida al protezionismo militare. Ma tranquilli: non è per la pace, è solo che gli affari della guerra devono restare in famiglia.

L’Unione Europea, nel suo tentativo di lucrare sulla creazione di un’ipotetica autonomia strategica nel settore della difesa, ha escluso Gran Bretagna e Stati Uniti dal riarmo europeo, impedendo l’acquisto delle loro armi.

Di fatto, si tratta di una manovra protezionistica simile a quella dei dazi, orchestrata principalmente dalla Francia di Macron per favorire l’industria bellica europea, e in particolare quella francese. Ma dietro la retorica dell’indipendenza strategica si nasconde un gioco di potere e profitti. Anche a costo di prolungare la guerra. Vediamo di chiarire i punti fondamentali e aggiungere qualche riferimento utile.

1. Cosa sta facendo l’UE con la difesa?

L’UE ha lanciato un fondo di 150 miliardi di euro per rafforzare la propria industria bellica, con una condizione: i soldi devono rimanere dentro l’UE. Questo significa escludere dai finanziamenti aziende di paesi non UE come Stati Uniti, Regno Unito e Turchia, a meno che non accettino di sottostare alle regole di Bruxelles.

→ Perché lo fanno?
L’Europa vuole ridurre la dipendenza dagli USA per le forniture militari e creare un’industria di difesa più autonoma. Ma il sospetto è che, più che un’autentica indipendenza, sia una mossa per favorire i giganti europei del settore, in particolare quelli francesi.

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2. Il problema dei sistemi d’arma americani

Uno dei punti più critici è il sistema di difesa missilistico Patriot, un prodotto americano molto usato in Europa. Il problema?
Le leggi americane stabiliscono che, anche dopo la vendita, gli USA hanno l’ultima parola su come e quando le armi vengono usate. Questo significa che se un paese UE compra i missili Patriot, deve comunque avere il via libera di Washington per usarli.

→ Perché è un problema per l’UE?
Se Bruxelles vuole una difesa veramente indipendente, non può permettersi armi sotto controllo americano. Ecco perché si stanno cercando alternative prodotte in Europa, come il sistema SAMP/T italo-francese, per sostituire progressivamente i Patriot.

3. Spaccature all’interno dell’UE

Il piano non piace a tutti:

  • Germania, Italia e Svezia hanno forti legami con l’industria della difesa britannica e americana, quindi vedono male questa chiusura.
  • Regno Unito si sente escluso e accusa l’UE di guerra economica.
  • Molti Stati membri dipendono da tecnologia non europea e temono che questa politica li lasci scoperti.

→ Il rischio?
Invece di rendere l’Europa più forte, questa strategia potrebbe creare divisioni interne e indebolire la collaborazione con gli alleati tradizionali.

4. Militarizzazione e geopolitica

Il testo sottolinea che questa corsa agli armamenti non è per difendersi, ma per prepararsi a un confronto più profondo con la Russia.
L’UE non starebbe cercando la pace, ma una propria macchina da guerra, gestita da Bruxelles ma ancora dipendente dagli USA in caso di conflitto su larga scala.

→ Ma è davvero così?
Questo punto è interessante. Se guardiamo la realtà:

  • L’UE ha aumentato la spesa militare in modo esponenziale dal 2022.
  • Il riarmo europeo avviene con il pieno appoggio degli USA, che vedono una NATO più forte.
  • La Francia, in particolare, ha una lunga tradizione di voler rendere l’Europa autonoma dagli americani (dai tempi di De Gaulle).
  • Tuttavia, nei fatti, l’Europa non ha ancora la capacità industriale e tecnologica per fare a meno degli USA in molti settori militari chiave (radar, aerei stealth, software avanzati…).

5. L’industria delle armi e gli intrighi

Dietro questa mossa c’è anche il gigantesco business della difesa. La Francia vuole rafforzare le proprie industrie belliche come Dassault (Rafale), Thales, Nexter e MBDA.
Al tempo stesso, gli USA dominano il mercato con Lockheed Martin (F-35, Patriot), Raytheon e Boeing.

→ Qual è il gioco?

  • Francia e Germania vogliono creare un’industria bellica potente e “sovrana”.
  • Gli USA non vogliono perdere il mercato europeo, quindi stanno facendo pressione sui governi alleati per continuare a comprare armi americane.
  • I produttori britannici, esclusi dal piano UE, potrebbero rafforzare i loro legami con Washington.

E’ un’illusione?

L’idea di un’Europa indipendente militarmente è affascinante, ma i fatti dimostrano che:

  1. L’UE è ancora profondamente dipendente dagli USA.
  2. Le divisioni interne rendono difficile una vera autonomia.
  3. Il riarmo europeo sembra più un’operazione di business che una strategia di pace.

Il rischio principale è che l’Europa rimanga intrappolata in un limbo: incapace di sganciarsi davvero dagli Stati Uniti, ma anche priva della capacità di costruire un esercito autonomo e funzionale. Il risultato sarebbe un massiccio aumento delle spese militari senza una strategia chiara, con la sola certezza di arricchire l’industria bellica.

Ciò che trovo più significativo, però, è l’atteggiamento degli Stati europei: di fronte a una minaccia praticamente inesistente per la UE (e che si sarebbe potuta evitare anche per l’Ucraina con un minimo di lungimiranza), si muovono non come difensori della sicurezza, ma come speculatori di Wall Street, pronti a trasformare ogni crisi in un’opportunità di guadagno.

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nota a margine:

l’Unione Europea ha deciso di escludere le aziende produttrici di armi di Stati Uniti, Regno Unito e Turchia da un fondo di 150 miliardi di euro destinato al riarmo europeo, a meno che questi paesi non firmino accordi di difesa e sicurezza con Bruxelles (che equivarrebbe subordinare la propria sovranità con Bruxelles che non ha funzioni riguardanti Difesa e politica estera). Questa decisione fa parte di una proposta della Commissione Europea annunciata mercoledì 19 marzo 2025, che limita l’accesso al fondo alle sole aziende dell’UE e a quelle di paesi terzi che hanno stipulato tali patti. L’obiettivo è promuovere un approccio “Buy European” per gli investimenti nella difesa, riducendo la dipendenza da fornitori esterni come gli Stati Uniti, soprattutto alla luce delle preoccupazioni sulla affidabilità a lungo termine degli USA come partner difensivo. Tuttavia, la proposta deve ancora essere approvata dagli Stati membri dell’UE per diventare definitiva.