Quasi liberata Mosul … ma gli Usa non ne gioiranno

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L’esercito iracheno e le milizie sciite supportate dagli americani, hanno ripreso ormai quasi totalmente Mosul. La città di un milione di abitanti, al centro della zona petrolifera, rappresentava il più grosso degli insediamenti dello Stato Islamico. E’ a Mosul che il 28 giugno 2014 nella moschea di Al-Nuri, il leader del gruppo, Abu Bakr al-Baghdadi aveva annunciato la formazione di un nuovo califfato, e proclamato sé stesso come il nuovo Califfo.

La vittoria è stata possibile solo con la formazione di una composita coalizione. Ancora è incredibile come l’ISIS abbia potuto sconfiggere la guarnigione presente di circa 20.000 uomini con soli 2.000 uomini. E’ un mistero che forse un giorno sarà svelato.

Comunque è quasi finita: gli Stati Uniti hanno fornito la componente aerea ma determinante è stato l’aiuto dato all’esercito iracheno dalle unità d’assalto dei curdi della milizia peshmerga, dai combattenti  Yazidi e dalle tribù sunnite locali, e, soprattutto le varie formazioni armate sciite, tra cui spicca l’Organizzazione Badr. In sostanza la composizione delle forze è marcatamente sciita ed orientata sull’Iran.

Tuttavia, gli Stati Uniti, vista la tensione tornata con l’Iran, non sono proprio felici di questa vittoria:  con la liberazione di Mosul  Teheran rafforzerà significativamente la sua posizione in Iraq (e di conseguenza, riaccenderà il confronto con gli Stati Uniti).

L’accordo con l’Iran da parte di Obama era stato fatto principalmente per una collaborazione anti-ISIS (in una cornice in verità parecchio ambigua). Come ricorderete, Washington per lungo tempo è stato attendista ad intervenire contro l’ISIS: la presa di molte località irachene ed in particolare della città di Ramadi da parte dell’ISIS dimostra  ampiamente come le milizie del Califfato hanno svolto una ‘loro funzione’, in quel momento ricercata dagli Stati Uniti.

Solo dopo molto tempo Washington ha acconsentito la collaborazione con l’Iraq e con gli iraniani: ma lo ha fatto solo quando ha visto che stava subentrando l’aiuto russo.

Dopo le aperture di Obama, con la presidenza Trump la situazione è ritornata tesa: gli Stati Uniti hanno assunto una posizione apertamente ostile nei confronti dell’Iran legandosi ulteriormente ai sauditi.

Ora la funzionalità dell’accordo di collaborazione dell’Iraq con gli USA giunge al termine . Così con la liberazione di Mosul  sicuramente  assisteremo nei prossimi mesi ad un graduale smarcamento dagli Stati Uniti.

Adesso rimangono i postumi di un paese ancora traumatizzato da questa guerra e dalla precedente che si sommano a quelli di un governo dominato dalla corruzione e dalla burocrazia ma ma questo in fondo per gli iracheni non è meglio del ‘vento di novità’ che gli Stati Uniti hanno portato nel loro paese paese.

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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