Mi ha profondamente colpito che, proprio in occasione della Quaresima, si possano veicolare affermazioni così distorte, nonostante le premesse spirituali dell’incontro fossero in parte condivisibili. Questo conferma, ancora una volta, quanto sia essenziale formulare un giudizio corretto e leale sulla realtà, se si desidera contribuire alla crescita di una società fondata sulla verità e non soggetta alle ideologie dominanti. Ma perché ciò sia possibile, è necessario vigilare affinché il pensiero non venga condizionato da bias cognitivi o da narrazioni unilaterali.
Nel caso specifico, è doveroso esaminare con attenzione le affermazioni del giornalista Luigi Geninazzi, che non possono essere accolte in modo acritico solo in virtù del suo prestigioso curriculum e della sua lunga esperienza. Ricordo a tal proposito che, anche nella narrativa propagata in occasione della guerra in Siria , prestigiosi giornalisti non hanno fatto che alimentare la narrativa in atto (consapevolmente o meno) a beneficio dei ‘curatori’.
In risposta alle tesi esposte da Luigi Geninazzi nel corso dell’incontro quaresimale dal titolo “Ucraina. Guardare in faccia alla guerra. C’è speranza?”, tenutosi presso il Santuario di Oropa e trasmesso in live streaming il 21 marzo 2025 (video disponibile su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=Mjyls7GEd8I), proponiamo una riflessione critica sulle principali affermazioni emerse durante il suo intervento.
Guerra ideologica o guerra geopolitica?
Geninazzi ha descritto la guerra in Ucraina come una guerra “ideologica”, nata non da fatti concreti ma da un’idea, ovvero dal risentimento e dalla frustrazione di Vladimir Putin per la fine dell’URSS. Questa lettura, pur cogliendo un aspetto reale, risulta gravemente riduttiva. Nessun conflitto nasce da un’idea isolata: la guerra russo-ucraina ha profonde radici storiche, strategiche e geopolitiche, che vanno dall’espansione della NATO a est (dal 1999 al 2020), al colpo di Stato del 2014 a Kiev sostenuto dall’Occidente, al riarmo dell’Ucraina e alla progressiva integrazione militare con strutture NATO. Ignorare questi elementi significa fornire una narrazione ideologica in senso contrario.
Putin: bugiardo o coerente?
Geninazzi sostiene che Putin pratica la “maskirovka”, ovvero l’inganno tipico della tradizione sovietica, ma al tempo stesso afferma che avrebbe più volte dichiarato apertamente i motivi della guerra. Questa posizione è contraddittoria: non si può dire che una fonte è inaffidabile e allo stesso tempo usarne le dichiarazioni come chiave interpretativa del conflitto. Serve piuttosto valutare i comportamenti concreti e le evoluzioni delle strategie militari e diplomatiche russe nel tempo.
La NATO non ha provocato?
Secondo Geninazzi, la NATO non avrebbe provocato la Russia, e l’ingresso dei paesi dell’Est nell’Alleanza sarebbe stato solo il frutto di una loro legittima richiesta. Tuttavia, è noto che già nel 1990 esistevano accordi verbali tra funzionari occidentali e Gorbaciov secondo cui la NATO non si sarebbe espansa “di un pollice verso est”. Espansione che invece è avvenuta in modo sistematico, con 14 paesi ex sovietici o satelliti entrati nella NATO. L’ingresso di questi paesi è stato voluto e gestito dalle potenze occidentali, in piena consapevolezza della reazione russa. Persino realisti americani come John Mearsheimer hanno più volte avvertito che l’espansione NATO avrebbe portato alla guerra.
L’aiuto occidentale alla Russia post-sovietica
Geninazzi afferma che l’Occidente ha sostenuto la Russia dopo la caduta dell’URSS. Ma questo aiuto si è concretizzato nella famigerata “shock therapy”: privatizzazioni selvagge, svendita di risorse strategiche, distruzione del tessuto sociale. L’Occidente non ha salvato la Russia, l’ha indebolita e colonizzata economicamente, spalancando la strada alla reazione nazionalista.
L’Ucraina non era destinata alla NATO?
L’Ucraina non era formalmente un paese NATO, ma già dal 1994 partecipava al Partenariato per la Pace. Dopo il 2014 ha iniziato un processo di integrazione militare e strategica con l’Occidente, culminato nell’accordo di cooperazione del 2021 con gli Stati Uniti. La distinzione tra adesione formale e sostanza è fuorviante: per la Russia, l’Ucraina stava già diventando una piattaforma NATO.
Una polizza assicurativa?
L’argomento secondo cui l’ingresso nella NATO dei paesi ex comunisti sarebbe stato solo una “polizza assicurativa” è ingenuo. La NATO non è una compagnia di assicurazioni, è uno strumento geopolitico a guida statunitense. L’espansione verso est è stata una precisa scelta strategica che ha modificato gli equilibri continentali. Pensare che Mosca dovesse accettarla come un fatto neutro è storicamente miope.
Il caso Finlandia e Svezia
Secondo Geninazzi, l’ingresso nella NATO di Finlandia e Svezia dimostrerebbe che la NATO non è percepita come minaccia. Ma questo confronto è fuorviante: l’Ucraina ha un peso simbolico, strategico e culturale del tutto diverso per la Russia. Inoltre, al momento dell’invasione, l’Ucraina era già attraversata da dinamiche militari, politiche e identitarie radicalmente conflittuali con Mosca, a differenza della Svezia e della Finlandia.
L’identità ucraina e la “Grande Russia”
Infine, Geninazzi riprende l’idea secondo cui la guerra nasce dalla negazione russa dell’identità ucraina. Ma anche questa lettura è parziale: l’identità ucraina è stata storicamente fluida, e negli ultimi decenni è stata rafforzata anche grazie a interventi esterni (ONG, media, sostegno USA). La storia dei rapporti russo-ucraini è lunga e complessa. Liquidarla come “negazione nazionalista” da parte di Mosca significa negare i nodi storici irrisolti lasciati dalla fine dell’URSS.
Conclusione
La lettura proposta da Luigi Geninazzi, sebbene animata da buone intenzioni e da una sincera volontà di comprensione, appare limitata da un impianto ideologico che assolve l’Occidente e semplifica la responsabilità russa in chiave esclusivamente personale e morale. Per costruire un’autentica speranza di pace, è invece necessario riconoscere la realtà nella sua interezza: fatta di scelte politiche, di errori storici, di interessi contrastanti, ma anche di popoli che desiderano vivere senza essere usati come pedine di un confronto globale.
***
note a margine:
Ancora più chiaramente ed in modo documentale, qui di seguito le confutazioni delle affermazioni di Geninazzi, punto per punto:
1. “La guerra è ideologica, nasce da un’idea e non da fatti concreti”
❌ Confutazione:
-
È falso opporre “idee” a “fatti”. Ogni guerra ha una componente ideologica, ma sempre affonda le radici in dinamiche storiche, territoriali, geopolitiche, militari ed economiche.
-
La guerra in Ucraina non nasce solo da un “sentimento di rancore”, ma da un concatenarsi di eventi:
-
1999-2004: espansione NATO verso est (Polonia, Ungheria, poi i Baltici).
-
2008: vertice NATO di Bucarest → dichiarazione che Ucraina e Georgia “entreranno nella NATO” (senza calendario).
-
2014: Maidan e deposizione del presidente filorusso Yanukovich con un forte sostegno occidentale.
-
2015-2022: massiccio riarmo ucraino, formazione NATO, cooperazione militare, esercitazioni congiunte.
-
-
Se si ignora tutto questo, si presenta una caricatura psicologica di Putin, utile alla retorica, ma inutile alla comprensione reale del conflitto.
Fonti utili:
-
John Mearsheimer, Why the Ukraine Crisis Is the West’s Fault (Foreign Affairs, 2014).
-
George Kennan, intervista del 1998 sul pericolo dell’espansione NATO.
2. “Putin mente sempre, ma ha dichiarato con chiarezza i suoi intenti”
❌ Confutazione:
-
Non si può sostenere contemporaneamente che Putin “mente sistematicamente” (maskirovka) e che “ha detto chiaramente” perché ha iniziato la guerra.
-
Se si ammette che manipola le parole, allora non si può usare la retorica putiniana (sul dolore post-URSS, l’identità storica, ecc.) come chiave esplicativa centrale del conflitto.
-
Inoltre, il fatto che abbia detto certe cose in passato non prova che siano le uniche cause del conflitto: le parole non bastano, servono i contesti, le azioni, le reazioni.
3. “La NATO non ha provocato la Russia”
❌ Confutazione:
-
I documenti degli archivi diplomatici statunitensi mostrano che già nel 1990-1991 esisteva un chiaro accordo verbale tra Gorbaciov e funzionari occidentali (Baker, Kohl) sul fatto che la NATO non si sarebbe espansa “di un pollice a est”.
-
L’Occidente ha poi violato sistematicamente questa intesa de facto:
-
Dal 1999 al 2020: 14 paesi ex-sovietici o ex-alleati entrano nella NATO.
-
L’idea che questo non sia percepito da Mosca come un accerchiamento è del tutto irrealistica.
-
-
Anche figure come Henry Kissinger, Noam Chomsky, Stephen Walt, George Friedman hanno più volte denunciato l’errore strategico dell’espansione NATO in territori ritenuti “zona di influenza vitale” dalla Russia.
Fonti:
-
National Security Archive – “NATO Expansion: What Gorbachev Heard”
-
George Friedman, Stratfor, The Geopolitical Future
4. “L’Occidente ha aiutato la Russia dopo la caduta dell’URSS”
❌ Confutazione:
-
È vero che l’Occidente ha offerto aiuti finanziari, ma lo ha fatto in cambio della totale liberalizzazione del mercato russo secondo la dottrina “shock therapy”.
-
Questa liberalizzazione ha distrutto il tessuto sociale russo:
-
I tassi di povertà e mortalità sono saliti,
-
Le pensioni si sono dissolte,
-
È emersa una classe di oligarchi sostenuti da capitali e interessi occidentali.
-
-
L’Occidente ha aiutato l’emergere di una Russia fragile, corrotta, privatizzata, instabile — e se ne è servito a proprio vantaggio, non certo per costruire una vera alleanza.
Fonti:
-
Naomi Klein, The Shock Doctrine
-
Jacques Sapir, La défaillance russe
5. “L’Ucraina non era davvero candidata alla NATO”
❌ Confutazione:
-
L’Ucraina non era formalmente candidata, ma:
-
Collaborava con la NATO dal 1994 (Partenariato per la Pace),
-
Partecipava a esercitazioni congiunte,
-
Aveva firmato l’Accordo di cooperazione strategica con gli USA (2021),
-
La NATO aveva avviato il “NATO-Ukraine Annual National Programme”.
-
-
Il contenuto strategico di questa collaborazione era tale da rendere l’Ucraina “de facto” parte della NATO.
-
Non è solo l’adesione formale a contare: la proiezione militare sul territorio è ciò che conta davvero.
Fonti:
-
NATO-Ukraine Relations, nato.int
-
John Mearsheimer, Great Delusion
6. “L’ingresso nella NATO dei paesi baltici è stato una scelta spontanea e difensiva”
❌ Confutazione:
-
È vero che i paesi baltici e dell’Est volevano entrare nella NATO, ma:
-
Gli USA hanno usato questa volontà per allargare la propria sfera d’influenza militare.
-
L’ingresso nella NATO è sempre condizionato dall’approvazione degli altri membri: quindi l’Occidente ha scelto di accettarli.
-
-
La NATO è uno strumento strategico USA, non una semplice assicurazione per le ex-repubbliche sovietiche.
-
È ingenuo pensare che Mosca non legga l’allargamento NATO come una minaccia strategica esistenziale.
Fonti:
-
Mary Sarotte, Not One Inch
-
Ray McGovern, ex-CIA, pubblicazioni su Consortium News
7. “L’esempio di Finlandia e Svezia dimostra che la NATO non è il problema”
❌ Confutazione:
-
Questo confronto è fuorviante:
-
L’Ucraina ha un valore strategico, storico, culturale e simbolico per la Russia infinitamente maggiore rispetto a Finlandia e Svezia.
-
I due paesi scandinavi non ospitavano da anni basi NATO o consiglieri militari USA, come invece l’Ucraina.
-
-
Inoltre, la Finlandia ha mantenuto una politica di neutralità per decenni proprio per evitare una reazione militare russa — segno che la NATO era percepita come minaccia, eccome.
8. “La Russia rifiuta l’identità ucraina per ideologia”
❌ Confutazione:
-
Non si può ridurre tutto al nazionalismo russo.
-
L’identità ucraina è molto recente nella sua forma moderna e spesso è stata incentivata da potenze straniere per erodere l’influenza russa (vedi supporto USA a media, ONG, partiti filo-occidentali).
-
La narrativa di un’Ucraina “completamente autonoma” rispetto alla Russia ignora secoli di legami linguistici, religiosi, familiari e politici.
-
Che Putin strumentalizzi questa visione per giustificare l’intervento è un fatto, ma questo non rende del tutto falsa la complessità storica dei rapporti russo-ucraini.
Fonti:
-
Nicolai Petro, The Tragedy of Ukraine
-
Richard Sakwa, Frontline Ukraine
Se apprezzi il lavoro che trovi su questo blog e credi nell'importanza di una voce libera, il tuo sostegno può fare la differenza.
🔹 Puoi donare con con carta di credito o direttamente dal tuo conto PayPal. Se lo desideri, puoi anche attivare un contributo mensile.
Grazie di cuore per il tuo supporto!