Quando l’economia globale dipende da un operatore di un escavatore e la vita dell’uomo da Dio

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Una folata di vento ha fatto mettere di traverso una gigantesca nave portacontainer lunga 400 metri e pesante 220.000 tonnellate, proprio all’imbocco del canale di Suez.

L’equipaggio indiano per una folata di vento ha bloccato il Canale di Suez in Egitto con una bandiera panamense su una nave da carico taiwanese gestita da una compagnia di Singapore.

Per disincagliarla è stato messo a disposizione per le prime 36 ore solo un piccolo escavatore con un solo operatore che, appunto ha lavorato, 36 ore consecutive.

Prima di andare a riposare ha fatto un tweet:

Durante il suo sonno l’economia mondiale ha perso 4 miliardi di dollari e perde 10 miliardi di dollari al giorno.

Ovviamente la storia è così strana che trascende l’ignaro operatore dell’escavatore che ha dato il massimo, ma doveva rimuovere 20.000 metri cubi di sabbia: tale è la massa di materiale che deve essere rimosso affinché la nave possa di nuovo galleggiare.

Ovviamente, l’escavatore è stato solo un primo intervento di emergenza. Secondo la CNN, la Suez Transportation Agency ha inviato due draghe, nove rimorchiatori e quattro escavatori per dragare le rive del canale per aiutare la nave arenata. Inoltre, tutte le parti prevedono anche di provare diversi metodi come la perdita di peso e l’attesa della marea crescente per risolvere il dilemma attuale.

Questo è quanto per quando concerne l’incidente, ma  le conseguenze economiche e politiche sono alte.

I rifornimenti di materie prime per l’Europa che passano quasi esclusivamente nel canale di Suez non arriveranno più finché la nave non sarà disincagliata .

Ovviamente c’è chi beneficerà di una interruzione delle merci. La speculazione in borsa porterà le materie prime ancora più in alto, con un effetto leva.  Va da sé che aumenteranno anche i costi di trasporto, almeno per qualche tempo.

La nave in questione, la Evergreen quindi si è messa di traverso ma si è messa di traverso non solo nel canale di Suez, figurativamente si è messa di traverso anche riguardo a certe questioni politiche, che per questo incidente potrebbero essere rimodulate diversamente.

Il blog ‘il detonatore‘ di Franco Marino, propone un sua versione di lettura molto credibile.

Innanzitutto chiarisce quali sono le forze in gioco:

(…) La prima cosa da dire è che il canale di Suez non è solo un’arteria marittima femorale di primaria importanza commerciale: lo è anche sul piano geopolitico. Quelle zone sono controllate da un paese da anni in rotta con gli USA, l’Egitto, che avendo il potere di interrompere la comunicazione tra i paesi arabi e l’Europa che è di fatto una colonia americana, se si mettesse di traverso di fatto favorirebbe la penetrazione russa e cinese nel nostro continente, agevolando la cosiddetta “via della seta”. Non c’è da stupirsi che Putin abbia chiarito più volte in passato che se gli USA cercheranno di trasformare l’Egitto in qualcosa di simile alla Libia, ci sarà una reazione da parte dei russi. Il caos di Regeni, per dire, nasce proprio dall’altissima strategicità dell’Egitto. E dunque di quell’area dove si è incagliata la nave.

Dopodiché, Franco Marino mette un accento sulle conseguenze:

Naturalmente, di prove su chi e perchè stia sabotando il canale di Suez non ce n’è alcuna ma certamente, se l’incagliamento dovesse prolungarsi nel tempo e richiedere settimane o peggio ancora mesi, le conseguenze saranno inevitabili e catastrofiche. E se ci saranno, chiarire chi possa avere interesse a destabilizzare quell’area può quantomeno aiutarci a capire l’entità della faccenda.

Dall’incidente a beneficiare sarà chiunque abbia scommesso su un rialzo delle materie prime, il cui valore era insolitamente crollato lo scorso anno. I prezzi saliranno e chiunque abbia speculato sul rialzo ovviamente farà quattrini a palate, per poi rivendere frettolosamente tutto. Questo, se la cosa dovesse concludersi a breve. E, a naso, credo che le previsioni circa un’uscita dalla situazione in pochi giorni, siano molto, troppo, ottimistiche.

Tutto lascia presupporre che secondo l’ipotesi di Franco Marino , la questione non si risolverà in tempi brevi, anche tenuto conto dell’asset messo a disposizione.

Attualmente ci sono quattro escavatori, ma gli escavatori devono davvero sopportare un carico di lavoro molto pesante. Devono collaborare con la draga per rimuovere 20.000 metri cubi di sabbia, in modo che il portacontainer possa galleggiare nuovamente. La cosa più spaventosa è che devono davvero correre contro il tempo. Perché nello stesso tempo, l’enorme imbarcazione non sta ferma ma sta ancora lentamente affondando nel fango.

La perdita economica diretta è solo la punta dell’iceberg. Secondo una valutazione del Wall Street Journal le merci bloccate causano una perdita di 9,6 miliardi di dollari al giorno.

Come accennato, oltre al greggio, la paralisi del Canale di Suez porterà direttamente ad un aumento dei costi di trasporto. Questo ‘organetto’ si trasmetterà alla filiera dell’industria, e il risultato finale sarà le variazioni dei prezzi. di beni di consumo per uso quotidiano.

Oltre ai prodotti energetici come il petrolio greggio e il gas naturale, i principali beni di consumo trasportati da Suez comprendono anche abbigliamento, cibo, prodotti elettronici, componenti industriali e così via.

Attualmente, il Canale di Suez trasporta circa il 12% del commercio marittimo mondiale e oltre il 90% del carico internazionale mondiale viene trasportato dalle navi. Il Canale di Suez è aperto a più di 50 mercantili ogni giorno.

Secondo Reuters, il proprietario della Long Give, Zhengrong Steamship e la compagnia di assicurazioni delle navi collegate stanno per affrontare sinistri per milioni di dollari. Secondo Reuters, la grande quantità di merci bloccate sull’Evergreen, i costi di scavo coinvolti nel processo di salvataggio, i costi di inquinamento, ecc., Potrebbero rendere questa compensazione la più grande caso di risarcimento nella storia del trasporto globale di merci.

Secondo stime approssimative, la perdita di armatori ordinari bloccati nel Canale di Suez per ogni giorno di ritardo nella navigazione è di 60.000 dollari USA, e attualmente ci sono almeno 200 navi bloccate sulla rotta. Il Canale di Suez  finora è rimasto paralizzato per 4 giorni, il che è già il periodo più lungo in cui questo canale è stato costretto a chiudere, se escludiamo il periodo di guerra.

Come dice il ‘ Detonatore’, forse si chiarirà in seguito se il sospetto sulla causalità dell’accaduto sia reale o meno. In tutti i modi, ciò che è certo sin da oggi, è che tutto quando sta accadendo può servire a far riflettere sulla fragilità del nostro sistema e sulla necessità di un mondo multipolare ed equo.

patrizioricci by @vietatoparlare

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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