Andrew Jackson: “Uccidere il mostro”
Andrew Jackson, settimo presidente degli Stati Uniti (1829-1837), vide nella Second Bank of the United States un potere non solo economico ma politico, una minaccia alla democrazia. Era una banca formalmente pubblica, ma con capitale e interessi privati, dominata da pochi grandi azionisti. Era il braccio finanziario di un’oligarchia che sovrastava la volontà popolare.
Jackson, con coraggio e determinazione, ne fece la sua battaglia politica. Pose il veto al rinnovo della concessione della banca nel 1832, ritirò i fondi federali e li ridistribuì in banche statali. In un celebre messaggio al Congresso dichiarò:
“È da rammaricare che i ricchi e i potenti pieghino troppo spesso gli atti di governo ai propri scopi egoistici”.
Jackson vinse quella battaglia. Distrusse la Second Bank. E anche se l’assenza di una banca centrale causò instabilità nel breve termine, lanciò un messaggio duraturo: la moneta non può essere monopolio di pochi, ma dev’essere al servizio del popolo.
John F. Kennedy: l’attacco al monopolio monetario privato
Nel 1963, in piena Guerra Fredda e con il sistema di Bretton Woods sotto pressione, John F. Kennedy firmò l’Executive Order 11110, un atto che aggiornava il Silver Purchase Act del 1920 ma che, sostanzialmente, restituiva allo Stato il potere di emettere moneta, sotto forma di “United States Notes”. Queste banconote vennero emesse senza passare per la Federal Reserve, e con la dicitura esplicita di “United States Note” anziché “Federal Reserve Note”.
Si trattò di un fatto rivoluzionario, e per certi versi esplosivo: un presidente degli Stati Uniti, per la prima volta da decenni, scardinava parzialmente il monopolio della creazione del denaro che era finito nelle mani di una banca centrale solo formalmente indipendente ma, nella sua struttura, controllata da interessi bancari privati. Le dodici banche regionali della Fed sono infatti partecipate da banche commerciali, che ricevono dividendi e partecipano alla nomina dei direttori locali.
Con l’Ordine Esecutivo 11110, Kennedy intendeva riportare sotto controllo statale la sovranità monetaria, sfidando così, frontalmente, il potere della Federal Reserve e i suoi legami con l’establishment finanziario internazionale. Come disse egli stesso:
“La moneta deve essere un mezzo per il popolo, non uno strumento di potere per i banchieri.”
In parallelo, Kennedy metteva in guardia il Paese contro l’influenza occulta delle lobbies militari e finanziarie. Celebre il suo discorso del 27 aprile 1961:
“Siamo opposti nel mondo da una cospirazione monolitica e spietata che si affida soprattutto a mezzi occulti per estendere la sua sfera d’influenza…”
Questo atto, così come la sua visione, rappresentò un attacco diretto all’oligarchia monetaria, e segnò uno spartiacque. Dopo il suo assassinio, l’ordine venne rapidamente neutralizzato e i biglietti ritirati. Ma il segnale era stato dato: chi controlla il denaro, controlla il potere politico. Kennedy aveva tentato di restituire alla Repubblica quella sovranità monetaria che la Costituzione prevedeva.
Donald Trump: lo scontro moderno con il potere tecnocratico
Donald Trump, presidente dal 2017 al 2021 e dal 2025, non ha mai firmato un ordine esecutivo come quello di Kennedy, ma ha sfidato pubblicamente e con veemenza il potere della Federal Reserve. Ha denunciato più volte come la Fed agisca in modo “politico”, ostacolando le sue politiche a favore della crescita e della sovranità economica americana.
Trump ha attaccato il presidente della Fed, Jerome Powell, chiedendo tassi a zero o negativi, accusando la banca centrale di frenare l’economia e favorire Wall Street e l’establishment globalista, piuttosto che la “Main Street” americana.
Nel 2025, il conflitto è diventato ancora più acceso: Trump ha cercato di sfidare anche l’indipendenza legale della Fed, aprendo alla possibilità di rimuoverne i vertici. Una mossa che, pur controversa, riporta il dibattito sul controllo democratico della politica monetaria: può una nazione democratica accettare che una delle leve fondamentali del potere – la moneta – sia affidata a un ente non elettivo e influenzato da banche private?
Come Kennedy, Trump è una figura percepita come esterna al sistema, invisa all’apparato permanente di Washington e in rotta di collisione con le istituzioni indipendenti: la Fed, la CIA, il Dipartimento di Stato. E come Kennedy, sospetta che certi circoli finanziari e politici perseguano una visione ideologica che non coincide con gli interessi del popolo americano, ma favorisce il complesso militare-industriale e i grandi conglomerati finanziari.
Tre visioni, un filo comune
Presidente | Istituzione contestata | Tipo di scontro | Motivazione dichiarata | Visione del potere monetario |
---|---|---|---|---|
Andrew Jackson | Second Bank of the U.S. | Distruzione totale | Libertà del popolo, democrazia | Sovranità popolare |
John F. Kennedy | Federal Reserve | Attacco al monopolio privato | Sovranità monetaria dello Stato | Controllo statale diretto |
Donald Trump | Federal Reserve (Powell) | Pressione politica e legale | Rilancio economico, America First | Allineamento all’interesse nazionale |
Conclusione: senza sovranità monetaria, non c’è vera democrazia
Lo scontro con la banca centrale, ieri come oggi, non è solo una questione di inflazione o di bilanciamento macroeconomico. È il nodo cruciale della sovranità democratica.
Senza il potere di decidere sulla moneta, la politica è sottomessa. Il potere esecutivo può decidere le leggi, ma se non può determinare la quantità, le condizioni e la destinazione del credito, le sue scelte restano condizionate o vanificate da chi emette il denaro.
Jackson distrusse un mostro bancario che concentrava il potere. Kennedy tentò di restituire allo Stato la leva monetaria, ponendo un freno al dominio delle banche private. Trump, con il suo stile ruvido e diretto, ha riaperto il dibattito su chi debba decidere in ultima istanza la politica monetaria in una nazione sovrana.
Tre approcci diversi, ma un solo insegnamento: chi controlla il denaro, controlla il Paese. E se il popolo vuole contare davvero, deve esigere che il potere monetario torni sotto controllo democratico.
Fonti e letture di approfondimento
- Testo dell’Executive Order 11110 (National Archives)
- Discorso di JFK del 27 aprile 1961 – American Newspaper Publishers Association
- Struttura del Federal Reserve System – Sito ufficiale
- Jackson’s Bank Veto Message (1832) – Yale Law School Avalon Project
- Kennedy’s Silver Policy – Messaggio al Congresso, 1963 (Presidency UCSB)
- Federal Reserve Act (1913) – Federal Reserve.gov
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