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Presidente USA Trump: “le truppe in Iraq per ‘guardare’ l’Iran” ma Baghdad reagisce duramente

by Patrizio Ricci
4 Febbraio 2019
Reading Time: 2min read
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Presidente USA Trump: “le truppe in Iraq per ‘guardare’ l’Iran” ma Baghdad reagisce duramente

Hassan al-Kaabi - foto NRTV

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto che mantiene le truppe in Iraq per ‘guardare’ l’Iran ma l’esternazione non è stata affatto apprezzata in Iraq

Trump in un’intervista della CBS trasmessa domenica 3 febbraio ha dichiarato: “Abbiamo speso una fortuna per la costruzione di una base militare in Iraq, quindi voglio mantenere le truppe lì, e uno dei motivi più importanti è che voglio monitorare l’Iran, perché l’Iran è un vero problema.”

Questo il video dell’intervista:

La risposta irachena è arrivata rapidamente.  Il vice presidente del parlamento, Hassan al-Kaabi  – sempre domenica 3 febbraio – ha risposto che Trump ha superato palesemente il segno e che la sovranità della nazione irachena si leverà in piedi e che l’Iraq non sarà un trampolino di lancio per attaccare qualsiasi paese. Infine,ha chiseto al parlamento una risoluzione per porre fine alla presenza militare statunitense in Iraq.

In particolare, nella sua nota stampa al-Kaabiha avvisato che che il Consiglio dei rappresentanti lavorerà durante la prossima legislatura per emanare una legislazione che includa una risoluzione sull’accordo di sicurezza con gli Stati Uniti, per espellere tutto il personale militare straniero dal paese.

La crisi con gli USA si è andata aggravando dopo l’uscita dell’accordo sul nucleare iraniano siglato nel 2015

I partiti sciiti avevano già sollevato precedentemente  la questione della presenza di truppe statunitensi in Iraq e questa ultima gaffe probabilmente aumenterà la loro determinazione a raggiungere questo obiettivo in tempi più rapidi.

Dichiarazione di ugual segno è stata espressa dal membro parlamentare della commissione sicurezza Nayef al Shammari che ha sottolineato che “l’Iraq ha ripetutamente dichiarato che non farà parte della politica dell’asse e non farà parte dei conflitti del Medio Oriente, o del mondo in generale”.

Da parte sua, il portavoce delle Brigate Hezbollah in Iraq, Mohamed Mohie, vede la posizione di Trump come una dichiarazione esplicita dell’occupazione dell’Iraq, il che significa che c’è una nuova fase di confronto e ha sottolineato che l’obiettivo della presenza militare americana  in Iraq è di affrontare l’asse della resistenza.

Qualche giorno fa, a Nivive (Mosul) la milizia filo-iraniana “Hashd-Shaabi”, ha posto una sorta di checkpoint sul percorso della pattuglia americana, sul percorso di una pattuglia statunitense incaricata di esplorare una delle aree della provincia. Ufficialmente le forze di sicurezza locali si sono giustificate dicendo che la milizia ha voluto ‘proteggere’ gli americani ma appare evidente che sia stata una dimostrazione per reclamare il proprio controllo sul territorio.

Visita ‘a sorpresa’ in Iraq non gradita

Precedentemente Trump ha fatto una visita a sorpresa alla base di Ain al-Assad il giorno di Capodanno. La visita è stata criticata dal governo iracheno per non essere stata coordinata con Baghdad, che è stato anche considerata come un atto di prepotenza alla sovranità irachena e una violazione delle norme internazionali.

Le truppe statunitense sono comunque scese dal picco delle 170.000 del 2003 alle 8000 attuali, di cui secondo il senatore SEan RYan 5200 in funziona anti-ISIS.

Tags: Hassan al-KaabiIRAQTrumpUSA

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Patrizio Ricci

Associato alla Freelance International Press (FLIP), Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Cultura Cattolica, Samizdatonline, Coofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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