premio Nobel per l’economia Stiglitz: il TTIP è un pessimo accordo per i paesi europei

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[su_panel]TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership).

Vietato parlare di ciò che conta, di ciò che ci riguarda. Sappiamo delle strade che franano e di Lupi che se ne va ingiustamente. Sappiamo molto bene quello che succede ma le cause non sono chiare.

Tutto sembra inevitabile come se le cose avvenissero al di fuori della nostra possibilità di comprensione, per colpa nostra, ci autocolpevolizzano.

Fanno di tutto per non farci sapere, quando potremmo spingere per prendere delle decisioni: quelle più logiche per tutti ma meno proficue per pochi.

Agiscono non per noi ma per loro, per coloro che fanno gli affari e che alzano il PIL impoverendo la gente.

Focalizzano la nostra attenzione altrove. Ci atteriscono con il terrorismo e con una esistenza instabile. Ci confinano nei problemi quotidiani. Lotterie e calcio 4 volte a settimana.

Ci credono veramente e pensano di non tradirci: tanto sono convinti delle loro azioni. In fondo ripetono quello che insegnano nelle università di economia. Dottrine funzionali al sistema.

Sappiamo delle beghe interne dei partiti ma non sappiamo di scelte che riguardano la vita di tutti noi. Sempre più spesso queste scelte vengono fatte da strette cerchie di ‘esperti’ fortemente interessati che le cose vadano in una certa direzione e non la nostra.

A valutare se firmare il TTIP ci sta pensando la Commissione europea. In gran segreto. Delegando lo ‘studio’ ad esperti vicini agli investitori e alle multinazionali americane. Alla fine, la Commissione prenderà le decisioni su questi dati.

E noi? Speriamo nell’imprevisto, nella libertà umana. E’ già accaduto una volta e la luce non si è spenta nel cuore dell’uomo. Accadrà: ma come tutte le cose importanti che hanno bisogno del nostro cuore, solo se domani ci sveglieremo e diremo ‘io’ in ogni momento.

Vi propongo il discorso del prof. Stiglitz al Parlamento Italiano, era il 24 settembre 2014.

Stiglitz è stato fin troppo buono: non ha detto che si stanno creando fittiziamente le condizioni perchè firmare questo accordo risulti ormai indispensabile. Come? Chiudendo certe alternative che prime erano le più logiche, ”di prima mano’: la possibilità per l’Europa di pensare a commerciare con la Russia per esempio.
Insomma i fatti si creano perchè possano tornare comodo per ciò che si è già deciso. Queste oggi si chiamano ‘politiche’.

Non si creano le politiche sui fatti e sulle persone ma si cambiano i fatti e le persone perchè si possano attuare certe politiche. Ma perchè? E’ per eliminare ‘il limite’ dicono.

Patrizio Ricci – Vietato Parlare[/su_panel]
[su_youtube_advanced url=”https://www.youtube.com/watch?v=HsIO5YCuqmU”]video[/su_youtube_advanced]

[su_shadow style=”left”][su_panel shadow=”none”]Trascrizione del discorso di Joseph Stiglitz

Penso che l’accordo di scambio che gli Stati Uniti stanno chiedendo all’Europa sia un pessimo accordo, e fareste bene a non firmarlo. Non si tratta di un accordo di libero scambio, lasciate che vi spieghi.

Vi racconto un aneddoto. Un paese dell’America Latina mi ha consultato prima di firmare un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti. Gli ho detto che ci sono un paio di problemi. Si puo’ firmare un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti, ma un onesto accordo di libero scambio consisterebbe in tre pagine:

[su_list icon=”icon: circle”]noi eliminiamo le nostre tariffe doganali e voi le vostre, noi eliminiamo le nostre barriere non tariffarie e voi le vostre, noi eliminiamo i nostri sussidi (sussidi all’agricoltura e cose simili, ndt) e voi i vostri.[/su_list]

Gli Stati Uniti non sono interessati a un accordo di libero scambio, voglio che sia ben chiaro, gli Stati Uniti vogliono un patto di gestione del commercio, gestione per gli interessi particolari degli Stati Uniti, e nemmeno nell’interesse dei cittadini americani, questo voglio che sia ben chiaro.

Questa è una delle ragioni per cui il Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti d’America (USTR) si è rifiutato di rivelare le trattative in corso anche ai membri del Congresso. Vogliono che i nostri rappresentanti siano all’oscuro di che cosa stiamo negoziando, figuriamoci i normali cittadini!

La questione è molto semplice, le tariffe sono già molto basse quindi questo accordo di libero scambio non serve ad abbassarle. Cosa riguarda quindi? Riguarda cose come le norme ambientali, quelle sulla sicurezza, le norme del mondo del lavoro. In questo accordo di gestione che continuano a chiamare accordo di libero scambio, anche se, lo ripeto, non è un accordo di libero scambio, in questo accordo di gestione c’è un provvedimento chiamato “accordo per gli investimenti” che dovrebbe servire a difendere i diritti degli investitori.

Quanti di voi pensano che non ci siano già leggi europee con questa funzione, e che quindi voi abbiate bisogno di ulteriori protezioni per investitori stranieri in Europa, protezioni che non date ai vostri cittadini?

Ovviamente, se la vostra regolamentazione del diritto di proprietà avesse qualcosa che non funziona voi dovreste cambiarla, ma nell’interesse dei vostri cittadini, non per gli investitori americani, ma è su questo che loro insistono!

In realtà non riguarda la protezione degli investitori nel modo in cui ho descritto, è invece un modo per assicurarsi che lorro possano scavalcare le norme ambientali, norme sanitarie e cose del genere. Vi faccio un esempio, non è uno scherzo, sta accadendo veramente.

Philip Morris ha fatto causa all’Uruguay, perché quel paese vuole proteggere i propri cittadini dalle sigarette tossiche. Ha introdotto limitazioni alle pubblicità, il divieto di vendere ai minori.. ma la Philip Morris ha risposto che quella era una restrizione del loro commercio, che hanno il diritto di vendere prodotti che uccidono la gente. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lodato l’Uruguay per questo.

Con l’accordo che firmerete, o meglio, che gli Stati Uniti vogliono che voi firmiate, rinuncerete al diritto di proteggere i vostri cittadini.[/su_panel][/su_shadow]

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Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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