Polvere di insetti obbligatoria sugli scaffali? Autorizzata dalla UE

L’illusione dell’emergenza alimentare e l’imposizione dell’innaturale: il caso della polvere di insetti nell’UE

A partire dal 10 febbraio 2025, l’Unione Europea autorizzerà l’inserimento fino al 4% di polvere di insetti trattata con UV in alimenti di uso quotidiano come pane, pasta, formaggio e persino marmellata. In particolare, si tratta di larve di Tenebrio molitor, ovvero i vermi della farina gialli, macinati e incorporati nei prodotti destinati alla grande distribuzione. Il tutto viene presentato sotto l’etichetta di “strategia alimentare sostenibile”, in linea con le politiche del Green Deal e del Farm to Fork.

Ma dietro la facciata della sostenibilità si cela un disegno ben più complesso, che va oltre la semplice riduzione dell’impatto ambientale. Stiamo assistendo a un processo sistematico di normalizzazione dell’innaturale e di erosione della sovranità alimentare, in cui le scelte dei cittadini vengono progressivamente vincolate a decisioni tecnocratiche imposte dall’alto.

Una falsa emergenza alimentare per giustificare il cambiamento

L’introduzione della polvere di insetti nei prodotti alimentari non avviene in risposta a una reale emergenza alimentare. Nei paesi occidentali, non vi è una scarsità di cibo tale da giustificare misure drastiche come questa. Al contrario, la presunta emergenza è in gran parte indotta artificialmente attraverso regolamenti sempre più stringenti sull’agricoltura tradizionale, la riduzione della produzione agricola in nome della sostenibilità e il progressivo indebolimento dell’autosufficienza alimentare nazionale.

Gli agricoltori europei, già schiacciati dalle normative ambientali che limitano l’uso di fertilizzanti e pesticidi e dall’incentivazione alla riduzione delle coltivazioni per abbassare le emissioni di CO2, si trovano ora davanti a un ulteriore ostacolo. Mentre i costi di produzione aumentano e la pressione burocratica soffoca la competitività, la soluzione proposta non è un sostegno all’agricoltura locale, bensì la sostituzione degli alimenti tradizionali con prodotti derivati da insetti.

Il pretesto della sicurezza alimentare e la reazione dell’Ungheria

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha garantito che l’inserimento della polvere di Tenebrio molitor è “sicuro”, ma il punto non è la sicurezza in sé, bensì la legittimità di tale imposizione e l’erosione della libertà di scelta dei consumatori.

Fortunatamente, alcuni stati membri iniziano a prendere posizione. L’Ungheria ha deciso di imporre scaffali separati per i prodotti contenenti insetti, in modo da garantire ai cittadini un’informazione trasparente e la possibilità di evitare questi alimenti. Tuttavia, nella maggior parte dei paesi dell’UE, tali misure non vengono prese in considerazione, e si assiste piuttosto a un’accelerazione delle politiche alimentari imposte dall’alto.

Un disegno di controllo più ampio

Dietro il pretesto della sostenibilità si cela una strategia più ampia di controllo del settore alimentare. L’adozione di regolamenti restrittivi, la pressione sulle produzioni locali e la spinta verso un modello alimentare sempre più globalizzato e industrializzato portano alla progressiva perdita dell’autosufficienza alimentare. Il risultato è che la popolazione viene privata della possibilità di scegliere cibi sani, naturali e radicati nella propria tradizione culturale.

Il pericolo più grande non risiede tanto nell’introduzione degli insetti nella dieta europea, quanto nell’idea che tali decisioni possano essere imposte senza un reale dibattito pubblico e senza una legittima opposizione politica. Se oggi si accetta senza resistenza che la farina di insetti diventi una componente standard del cibo quotidiano, domani quali saranno le prossime imposizioni sotto il nome della sostenibilità?

Dove è la reazione politica e popolare?

Di fronte a questa progressiva ingegnerizzazione dell’alimentazione, la reazione politica e popolare appare sorprendentemente assente. I media mainstream minimizzano il problema, presentandolo come un inevitabile passo verso un futuro più “green”, mentre i partiti politici sembrano evitare il tema per non entrare in contrasto con le agende europee.

Eppure, la questione della sovranità alimentare dovrebbe essere centrale nel dibattito pubblico. Se la popolazione non prende coscienza di queste dinamiche e non reclama il diritto di scegliere il proprio cibo senza imposizioni tecnocratiche, il rischio è quello di ritrovarsi in un sistema in cui le tradizioni alimentari vengono lentamente erose e sostituite da un modello imposto dall’alto, in cui il cibo non è più il frutto della terra e del lavoro umano, ma un prodotto industriale calibrato secondo logiche di controllo e profitto.

Il vero problema, dunque, non è la sostenibilità ambientale, ma l’uso strumentale di questo concetto per giustificare politiche che riducono la libertà e il benessere delle persone. Serve un risveglio della consapevolezza collettiva e una ferma opposizione a decisioni che, dietro la retorica della responsabilità ambientale, nascondono un progressivo svuotamento delle libertà individuali e della cultura alimentare europea.