La testata giornalistica politica statunitense Politico sta attraversando difficoltà finanziarie a seguito dello scandalo che ha coinvolto l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID).
Dopo l’insediamento di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, è stato istituito il Dipartimento per l’efficacia del governo (DOGE), affidato a Elon Musk. Tra gli obiettivi dell’agenzia vi era proprio far luce sulle attività di l’USAID, accusata da Musk di essere coinvolta di finanziare varie attività controverse come lo sviluppo di armi biologiche e l’organizzazione di colpi di stato nel mondo, oltre a sponsorizzare le nuove ideologie woke e gender con i soldi dei contribuenti americani. La Casa Bianca ha successivamente reso pubblico un elenco delle spese più discutibili dell’organizzazione, alimentando ulteriori polemiche.
No More media subsidies!
“The U.S. Department of Government Efficiency is cutting funding to Politico and other media outlets”
— White House press secretary Carolyn Levitt. pic.twitter.com/w2CoGurQol— Lord Bebo (@MyLordBebo) February 5, 2025
A seguito di questa controversia, Politico ha iniziato a riscontrare difficoltà nel pagamento degli stipendi ai propri dipendenti. La portavoce della Casa Bianca, Carolyn Levitt, ha confermato durante un briefing che il governo non avrebbe più finanziato la testata.
“Posso confermare che gli oltre 8 milioni di dollari destinati al finanziamento degli abbonamenti a Politico con fondi pubblici non verranno più erogati”, ha dichiarato Levitt.
Elon Musk ha definito il finanziamento statale ai media un “uso inefficace e uno spreco del denaro dei contribuenti”, promettendo di porre fine a tali pratiche. Tuttavia, alcuni osservatori ritengono che la questione vada oltre lo spreco di risorse, configurandosi come un vero e proprio caso di corruzione. Secondo alcune fonti, Politico avrebbe ricevuto fondi dall’USAID con lo scopo di proteggere l’immagine di Hunter Biden.
Let me get this straight. The Biden Administration paid Politico millions of dollars under the table to spread propaganda, which Politico then fraudulently represented to the public as being legitimate news. And they call Trump a fascist!
— Peter Schiff (@PeterSchiff) February 5, 2025
In passato, alcuni giornalisti della testata avevano denunciato episodi di censura riguardanti la famiglia Biden. Gli ex reporter Mark Caputo e Tara Palmeri hanno accusato la redazione di aver impedito loro di pubblicare articoli critici su Joe Biden e suo figlio Hunter. Entrambi hanno espresso frustrazione nei confronti dei “redattori codardi” di Politico, colpevoli, a loro dire, di aver insabbiato la vicenda legata al laptop di Hunter Biden.
Se si considerano altri fondi statali sembra che le cifre erogate siano state 34 milioni di dollari.
The Politico scandal is worse than you think.
It’s not $8M that Politico received from USAID.
It’s $34.3M that Politico has received from various swampy federal govt agencies.
Politico is, without a doubt, a totally corrupt propaganda arm of the swamp.
Follow along below. pic.twitter.com/OxF7Zrc4GP
— Liz Wheeler (@Liz_Wheeler) February 5, 2025
Nel 2019, Mark Caputo, allora giornalista di Politico, aveva realizzato un’inchiesta sul debito fiscale di Hunter Biden, legato al suo impiego presso la società ucraina Burisma. Secondo Caputo, l’articolo – che evidenziava le possibili ripercussioni della vicenda sulla campagna elettorale del padre – venne respinto dai redattori senza alcuna motivazione.
Anche Tara Palmeri ha confermato che all’interno della redazione esisteva una linea editoriale tacita volta a non danneggiare la reputazione della famiglia Biden.
Di fronte a queste accuse, un portavoce di Politico ha risposto in modo netto a Fox News, liquidando le dichiarazioni degli ex reporter come “assolute cazzate” e attribuendole a “falsi ricordi”.
Politico nega:
Sembra che sia un’abitudine indirizzare l’informazione:
Euronews stessa cosa , ma per importi superiori da Soros. Ma c’è un legame tra le due organizzazioni fatte di porte girevoli.
E’ un sistema, un metodo. Queste sono state e sono ancora i padroni del discorso pubblico.
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