Perché Trump aggredisce il Pakistan

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MK Bhadrakumar, Indian Punchline, 6 gennaio 2018I media indiani hanno ignorato l’annuncio cruciale della banca centrale del Pakistan del 2 gennaio che notificava l’adozione di “misure politiche generali per garantire che importazioni, esportazioni e transazioni finanziarie siano denominate in CNY (yuan cinese)“. Probabilmente si sono impantanati col video di Kulbhushan Jadhav e le invettive del presidente Trump al Pakistan o semplicemente non comprendono le profonde implicazioni dell’annuncio d’Islamabad per la politica regionale e globale. Questo va spiegato. In primo luogo, ecco i dettagli della notifica della Banca centrale pakistana del 2 gennaio intitolata “Uso dello yuan cinese per denominare transazioni in valuta estera in Pakistan“.

I seguenti estratti della notifica sono rilevanti: “Sia le imprese del settore pubblico che quelle private (vale a dire pakistane e cinesi) sono libere di scegliere il CNY per le attività commerciali e d’investimento bilaterali… SBP (banca centrale) ha già messo in atto il quadro normativo richiesto, che facilita l’uso del CNY negli scambi ed investimenti come l’apertura di L/C e strutture di finanziamento disponibili in CNY… SBP adottava una serie di misure per promuovere l’uso del CNY in Pakistan negli scambi bilaterali e negli investimenti con la Cina. SBP ha consentito alle banche di accettare depositi in CNY e concedere prestiti in CNY… SBP ha attuato il meccanismo di prestito per le banche per ottenere finanziamenti in CNY da SBP per i prestiti in entrata ad importatori ed esportatori per le operazioni commerciali denominate in CNY… La Banca industriale e commerciale di Cina del Pakistan ha il permesso di stabilire in Pakistan un centro per pagamenti e cambi in CNY… Con l’apertura di Bank of China in Pakistan, l’accesso ai mercati cinesi si rafforzerà ulteriormente. Oltre a ciò, diverse banche in Pakistan mantengono conti CNY nazionali. Considerando i recenti sviluppi economici locali e globali, in particolare le crescenti dimensioni di scambi ed investimenti con la Cina nell’ambito del CPEC, SBP prevede che gli scambi denominati in CNY con la Cina aumenteranno significativamente, progredendo; e produrranno benefici a lungo termine per entrambi i Paesi“.

La grande domanda è fino a che punto cinesi e pakistani arriveranno per sbarazzarsi del dollaro, insieme all’annuncio del 26 dicembre di Pechino di estendere il CPEC ad Afghanistan e Asia centrale, spiegando l’ira a capodanno di Trump su tweetter e gli incipienti segnali di una politica aggressiva della sua amministrazione verso il Pakistan (come confermato da un’intervista esclusiva del consigliere HR McMaster a Voice of America il 3 gennaio). A mio parere, spiega molto, tanto se non più delle cosiddette operazioni antiterrorismo in Afghanistan. È utile ricordare che Trump è essenzialmente un affarista. Riconosce perfettamente le tempeste all’orizzonte che minacciano lo status del dollaro come valuta mondiale. Ciò che sembrava “una piccola nuvola, delle dimensioni della mano… che usciva dal mare”, come diceva Elia nell’Antico Testamento, non può essere più preso alla leggera.

E la minaccia proviene principalmente da Paesi come Cina, Russia e Iran, “potenze revisioniste”. In altre parole, la conservazione dello status di valuta di riserva globale del dollaro è vitale per l’economia statunitense, altrimenti ci sarà un’esplosione di ulteriori debiti, comportando la lotta per la vita della superpotenza. Senza dubbio, la chiave qui è la Cina. I politici di Pechino sanno cos’è in gioco? Ci potete scommettere. E pianificano di conseguenza, non c’è una diplomazia delle cannoniere, ma degli strumenti finanziari. Non pensiate che la decisione di estendere il CPEC sia impetuosa e vanagloriosa. L’intera Asia centrale potrebbe abbandonare l’uso del dollaro nelle transazioni. Convincetevi della serierà di questa sfida leggendo un discorso sbalorditivo, qui, del principale stratega dell’ELP, il Maggior-Generale Qiao Liang, in un forum del Comitato Centrale e del governo del Partito Comunista cinese di due anni fa.

Sinceramente, Washington è molto sensibile all’”ascesa armoniosa” dello yuan cinese. La Cina domina il commercio mondiale e potrà tornare al vecchio sistema che legava petrolio e materie prime all’oro (come prima del 1971 quando gli Stati Uniti imposero il dollaro in sostituzione dell’oro). La Cina abbandona la timidezza nel promuovere lo Yuan come mezzo di regolamento preferito, come evidenziato dalla nota pakistana. È interessante notare che solo la scorsa settimana il governatore della Banca Centrale cinese incontrava il ministro delle Finanze saudita, tra l’altro discutendo della data entro cui l’Arabia Saudita lascerà il dollaro e passerà allo yuan nel pagamento delle vendite di petrolio alla Cina. (Nessuna sorpresa, leggasi l’articolo della CNBC intitolato La Cina costringerà l’Arabia Saudita a scambiare petrolio con yuan, e questo influenzerà il dollaro).

Il conto alla rovescia è iniziato. Se il dollaro comincia a perdere terreno da indispensabile per il commercio globale, si avrà la distruzione del potere d’acquisto degli Stati Uniti e il conseguente aumento dell’inflazione monetaria sottostante l’economia USA da decenni (finora soppressa) rendendo il disavanzo di bilancio ingestibile e la spesa militare insostenibile, lasciando sola l’America First di Trump. Il Pakistan è un grande Paese, e potenzialmente una grande economia, specialmente perché il CPEC l’assetta. Per gli Stati Uniti è un pessimo segnale che il Pakistan si diriga verso l’uscita dal dollaro come valuta fiat per le transazioni. Trump ne è davvero infastidito. (Leggasi un dispaccio di CNBC sull’argomento: La Cina ha la grande ambizione di detronizzare il dollaro e potrebbe compiere un grande passo quest’anno (24 ottobre 2017)).

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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