Dietro l’insistenza della Gran Bretagna sul “rientro” della Crimea sotto controllo ucraino non c’è affatto una difesa disinteressata del diritto internazionale. A muovere Londra sono, piuttosto, logiche storiche e strutturali che appartengono alla sua natura imperiale — logiche aggiornate ai meccanismi dell’influenza finanziaria e geopolitica odierna. La City di Londra, che non è semplicemente il distretto finanziario della capitale britannica ma un vero e proprio centro di potere sovranazionale, ha da tempo identificato nello spazio eurasiatico post-sovietico (e in particolare nell’Asia turcofona) un terreno privilegiato di penetrazione strategica. La Crimea è un perno di questo disegno.
Continuità imperiale travestita da difesa della legalità
Il coinvolgimento britannico nella Crimea non è nuovo. Già nella Guerra di Crimea (1853-56), Londra si era alleata con Parigi e l’Impero Ottomano per fermare l’espansione russa nel Mar Nero. Lo scopo non era “difendere i diritti dei cristiani ortodossi”, come dicevano all’epoca, ma impedire alla Russia zarista di guadagnare uno sbocco stabile verso il Mediterraneo orientale e minacciare le vie marittime verso l’India. Oggi come allora, Londra opera per contenere la presenza russa nello snodo cruciale tra Europa e Asia.
La Crimea come chiave del corridoio eurasiatico
La Crimea è molto più di una base navale. È una testa di ponte proiettata verso il Caucaso, il Mar Caspio e le repubbliche turcofone dell’Asia centrale: Azerbaijan, Turkmenistan, Uzbekistan, Kazakhstan, Kirghizistan. Tutti spazi contesi — ricchi di risorse naturali, attraversati da infrastrutture energetiche e in bilico tra Mosca, Pechino e l’Occidente. Per il Regno Unito, mantenere l’influenza in quest’area significa controllare (o sabotare) i flussi energetici che vanno dall’Asia verso l’Europa e limitare il progetto di un’integrazione eurasiatica promossa da Russia e Cina.
Soft power e guerra ibrida via Ucraina
Londra ha investito pesantemente nella costruzione delle capacità militari e informative ucraine ben prima del 2022, usando la guerra come leva per rafforzare la propria proiezione nel Mar Nero. Non si tratta solo di forniture militari, ma di una profonda ingegneria strategica: addestramento di forze speciali ucraine, costruzione di porti e infrastrutture in chiave NATO, operazioni di guerra cognitiva. L’Ucraina, in questa lettura, è un vettore, non un soggetto: un terreno di manovra per spingere la Russia in un angolo e riconfigurare l’equilibrio di potere nel Mar Nero.
La City e il controllo delle reti energetiche e logistiche
Il cuore del potere britannico oggi è la finanza globale. La Crimea rappresenta una leva su cui poter agire per destabilizzare l’egemonia energetica russa nel Mar Nero, spezzare le rotte tra Russia e Turchia e reindirizzare il controllo dei flussi via NATO/Occidente. L’instabilità in Crimea serve a giustificare investimenti, controlli, basi e legami militari permanenti nei paesi costieri (Romania, Bulgaria, Georgia) e soprattutto a mantenere la dipendenza energetica europea da fornitori “amici”.
La maschera della “democrazia” per una strategia di dominio
Quando Londra parla di “regole internazionali”, lo fa come ogni impero nel momento in cui ha ancora la forza di imporle. Le regole, in realtà, sono un codice arbitrario per mascherare il dominio. La Crimea, dichiarata “illegittimamente annessa” da Mosca, rappresenta per l’apparato euro-atlantico un’occasione per alimentare una narrativa ideologica utile a giustificare la pressione militare e a mantenere viva l’idea di una Russia “aggressiva e pericolosa”. In realtà, è l’interesse ad avere una regione instabile e sotto minaccia costante a far comodo.
In sintesi: Londra non vuole la Crimea per restituirla all’Ucraina, ma per toglierla alla Russia. È un disegno di dominio imperiale su scala più ampia, in cui la penisola crimeana è il ponte verso un’Asia centrale da ricondurre sotto influenza occidentale e una Russia da contenere, indebolire, frammentare. Non è una questione di valori, ma di interessi. E questi interessi, come da due secoli a questa parte, sono sempre gli stessi: spazio, risorse, controllo dei mari.
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