La crisi siriana ( 3 )

La crisi siriana 3 – Per i mass media tutte le opinioni sono buone e interscambiabili

Autore: Ricci, Patrizio

Fonte: CulturaCattolica.it
venerdì 01 settembre  2012

La responsabilità di chi fa informazione perciò è immensa: si dovrebbe scrivere della pace e della possibilità degli uomini di non vivere più con l’odio. Scrivere che l’odio non deve essere più il filo conduttore della storia degli uomini, ma che solo l’amicizia tra i popoli, il desiderio di infinito, la bellezza possono costruire e fondare le società e gli Stati!

I “nostri” giornali invece si sono rivelati sulla vicenda siriana incapaci di osservare i fatti e di un giudizio semplice. Evidentemente, di questo l’uomo ha bisogno. Più delle analisi e dei sofismi.
Certi articoli ospitati si spingono più in là: contraddicono addirittura il magistero della Chiesa. Se glielo si fa notare, scrivendo in redazione, non rispondono o si mostrano infastiditi. Alla mia obiezione che è contraddittorio dare spazio ai documenti dei Vescovi e, contestualmente, alle interviste ai terroristi, fatti passare come liberatori, mi rispondono che dovrei essere contento, perché è segno che l’informazione è pluralista!

E’ pluralismo ospitare personaggi celebri della cultura e del giornalismo che pontificano sulla risoluzione dei problemi con le armi, e si appellano ad improbabili organismi sovranazionali la cui indipendenza è pari a zero?
Ci affidiamo all’emergente “responsability to protect” dell’ONU? La Chiesa giustifica il ricorso alle armi solo per legittima difesa e così la nostra Costituzione! Qui invece si distruggono le case, si uccide settariamente la gente per strada, ci si fa scudo della popolazione civile… E’ un assaggio della libertà.
Il giudizio cristiano su queste evidenze non può che essere unico. Penso che la mentalità dominante si stia insinuando davvero dappertutto, perché mi sembra evidente che se c’è unità tra la ragione e l’esperienza non possono verificarsi errori così grossolani!

Si aspetta “il nemico” davanti alla finestra, che arrivi come un ladro, entrando di soppiatto; invece il ladro entra dalla porta principale: dalla nostra stampa, che legittima un pensiero anticristiano e perverso che pretende di imporre le regole di una nuova convivenza dove contano solo le armi, il potere economico e una concezione anticristiana di giustizia e di liberazione dell’uomo. Dov’è il nostro cuore?

E’ in atto un gioco che non tiene conto della sacralità della vita e la “nostra” stampa evidentemente è incapace di disallinearsi. Decine di tentativi di destabilizzazione delle grandi potenze mondiali effettuati nelle varie epoche per contribuire all’ascesa di governanti amici, spesso hanno portato risultati disastrosi per i popoli. Ebbene, quante volte dovrà accadere di nuovo, prima che ne prendiamo consapevolezza? Prima che per analogia lo si sappia riconoscere quando riaccade?
Come dicevo, la giustificazione comune delle testate cattoliche – tranne alcune lodevoli eccezioni – è: «Diamo solo spazio al confronto delle varie opinioni perché siamo contro al pensiero unico pro-Assad o pro-ribelli».
Questo tipo di risposta mi lascia perplesso: le opinioni non si incontreranno mai veramente in un confronto di semplici “punti di vista”: nella vita occorre sempre prendere posizione, esprimere un giudizio di valore davanti a ciò che accade. L’opinione è debole perché non nasce da un’esperienza, mentre il giudizio sì! Il giudizio tiene conto dell’esigenza elementare del cuore dell’uomo!

L’incontro tanto richiamato dal Papa Benedetto tra ragione e fede genera uno sguardo originale sulla realtà, uno sguardo cambiato da un incontro: il Mistero che si è fatto carne. Questo fatto ci pone davanti alla realtà non con un’opinione ma con un giudizio che nasce dall’avvenimento storico di Cristo. E’ il rapporto con cui paragoniamo tutto, perché più congeniale alla nostra umanità. Alla luce di questa Presenza noi giudichiamo la realtà e non diciamo semplicemente la nostra più o meno “colta” opinione. Scegliamo questo sguardo e non una confusione di opinioni.

Perciò “tenere conto di tutti i fattori della realtà” – come dice don Giussani – lungi dal generare un giudizio dissociato a seconda dei vari avvenimenti che passano davanti ai nostri occhi, vuol dire guardarli in unità alla luce dell’origine che la realtà stessa indica. Se tale approccio, se tale giudizio tiene conto delle esigenze fondamentali dell’uomo non può essere che unico.

E’ evidente che informare secondo verità non vuol dire riportare tutte le opinioni come buone ed interscambiabili. La scelta stessa delle notizie indirettamente privilegia un particolare giudizio, e non si tratta qui del colore di un pavimento, ma del significato dell’uomo e di che convivenza umana vogliamo costruire. Dobbiamo dire cosa cospira contro il realizzarsi del “bel giorno” per cui l’uomo è fatto.

Ora, come possono le “opinioni” muovere e rispondere alle esigenze del cuore? L’uomo ha bisogno dello sguardo di Cristo; senza questo sguardo è perso. La pretesa tipica del nostro tempo di essere giusti, equi, liberi e democratici “tenendo le distanze” dagli aspetti più importanti della vita si sta rivelando la nostra agonia.

Solo l’Avvenimento di Cristo ha cambiato la storia ed il nostro guardare. Perciò, cari giornali cattolici, possiamo fare di più. Potete fare molto di più.